Nel lontano 1986, mondiali di calcio del Messico, Diego Armando Maradona eliminò con la sua Argentina l’Inghilterra grazie ad una rete di mano, la mano di Dio disse lui ricordando la tragica guerra delle isole Falkland dove morirono tanti suoi giovani connazionali spazzati via dalla furia inglese. Siamo nel 2005, non ci sono guerre in atto tra Firenze e Roma, ma nello stadio della capitale, quello che nei mondiali del 1990 fischiò l’inno argentino e il suo capitano Maradona perché rei di aver eliminato in semifinale l’Italia, si trovano di fronte Lazio e Fiorentina.
E’ una battaglia solo sportiva dove in gioco c’è la permanenza nel massimo campionato di calcio: ai romani basta anche il pari, ai toscani è necessaria la vittoria per cercare di levarsi di dosso lo spettro delle retrocessione. Sul risultato di 1-1, dopo trenta minuti di gioco ecco l’episodio che cambia il match e che forse cambierà il destino di due squadre, di una città e mezzo (a Roma si tifa anche per l’altra sponda giallorosa) e di due tifoserie, almeno per un anno. Al 30mo minuto di un caldo pomeriggio romano, circa le ore 15,36, il fiorentino Miccoli centra la traversa, sulla ribattuta arriva il suo compagno Jorgensen che colpisce a botta sicura, il portiere laziale Peruzzi è superato: ma sulla linea interviene con una mano Zauri che toglie un gol già fatto e mette la palla in calcio d’angolo.
Sarebbe rigore ed espulsione del difensore romano, ma l’arbitro Rosetti di Torino e il suo assistente di linea Pisacreta comandano solo un corner. Insomma la mano non l’hanno vista e Zauri rimane in campo. Racconto ciò perché io, tifoso pisano, mi trovavo all’Olimpico per accompagnare mia figlia, anch’essa tifosa del Pisa ma innamorata della punta viola Pazzini e per un puro caso del destino ero in posizione per vedere l’episodio che ha fatto infuriare tutta Firenze. Dalla mia visuale ho visto, o almeno mi è sembrato di vedere una mano che deviava la palla del giocatore danese.
Ho chiesto a mia figlia, che ricordo è simpatizzante della Fiorentina, ma mi ha detto che Zauri l’aveva tolta dalla linea con la testa. Dico questo anche se rimane la grande svista arbitrale, forse incredibile da non notare perché il direttore di gara si trovava in mezzo al campo. Ma dalla tribuna e ripeto ero in posizione perfetta per giudicare il tutto, l’azione è stata velocissima, il tiro di Jorgensen, incredibilmente forte e rapido, come l’intervento di Zauri che è stato scomposto e che ha ingannato anche i molti in tribuna.
Infatti chi era accanto a me, di fede laziale logicamente, non ha detto subito che era rigore per la Fiorentina perché rimaneva incerto. Solo quando sono arrivate alcune telefonate da casa che confermavano il netto rigore si è capito dell’errore di Rosetti. Affermo ciò, non per salvare l’arbitro che trovandosi vicinissimo doveva vedere, ma per spiegare che se dalla tv il tutto era di facile comprensione, dallo stadio e con quella velocità non era semplice giudicare e non c’era certezza del tutto, anche se a me era sembrata di vedere la mano di Zauri, ma non ci avrei scommesso la mia per intenderci.
Qui sarebbe stato bello che il giocatore in questione, Zauri, o qualche suo compagno, spinti da un sano principio sportivo, avessero ammesso l’errore dell’arbitro e del suo assistente di linea e regalassero alla Fiorentina un sacrosanto rigore.
Perché questo penalty e questa espulsione mancata avrebbero cambiato il match e sicuramente il campionato della Fiorentina, e probabilmente non quello della Lazio che avrebbe sempre potuto conquistare i punti salvezza nell’ultima trasferta di Palermo. E già perché ora la Fiorentina avrebbe sempre la possibilità di conquistare la permanenza in serie A, potrebbe battere nell’ultimo turno di campionato il Brescia in casa e sperare che nelle altre sfide salvezza si disputassero partite “vere”.
Allora i viola di Zoff, potrebbero ancora salvarsi o almeno arrivare allo spareggio. Ma credo che questo rimanga solo un sogno sportivo perché come si fa a sperare che negli ultimi 90 minuti di gioco abbiano luugo incontri “onesti” quando in tutto il nostro paese si è persa questa parola? Come si fa a sperare?
Ieri all’Olimpico è avvenuto qualcosa di particolare, difficile da vedere ad azione normale, ma chiarissimo da una televisione munita di replay. Allora c’è da chiedersi: è giusto che quello che avviene ad “azione diretta” debba essere accettato? O sono necessari cambiamenti come la moviola in campo per l’azioni più contestate che mettono in difficoltà anche la terna arbitrale? E' forse meglio chiedere maggiore sportività dai 22 in campo? Cioè smettere di cercare sempre un rigore “falso”, o un intervento di mano sulla linea che può essere scambiato per un colpo di testa? O forse riportare il calcio per quello che è, un gioco che per un’ora e mezza fa impazzire anche un presidente della Repubblica, bloccare città e cuori, che fa parlare per intere settimane, anni, che rende la vita un po’ più amara, o dolce, a secondo dei casi, e che vive anche degli errori arbitrali, delle partite vere e a volte “false” (nel senso ad esempio che una squadra già tranquilla non s’impegna troppo contro una formazione alla ricerca disperata dei punti scudetto o salvezza) senza andare a cercare complotti o trame maldestre? O forse preferiremmo che in Italia il calcio fosse come in altri Paesi dove ogni partita viene vissuta come un match di rugby dove ci si affronta, nonostante la classifica delle due società, solo per il gusto di superarsi, proprio come quando si gioca da ragazzini?
Io posso solo dire che al 36mo minuto, da pisano presente all’Olimpico, mi è sembrata di vedere una mano biancoceleste togliere una palla viola destinata in rete.
La certezza però non l’avevo, mia figlia simpatizzante per la Fiorentina, aveva visto il calcio d’angolo. Questo il bello, o il brutto del calcio.
Luca Pisano