L'opinione di Alfredo De Girolamo, presidente CISPEL Toscana.
"E’ una buona notizia la decisione della Commissione Europea, su proposta del Parlamento, di ritirare la Direttiva per la liberalizzazione del mercato dei servizi nell’Unione Europea (Direttiva Bolkestein).
Il dibattito che si è aperto ha il merito di aver posto all’attenzione dell’opinione pubblica quanto l’economia europea, ma anche quella italiana e toscana sia legata al settore terziario, ai servizi. E’ questo il comparto economico strategico oggi, e ancor più lo sarà domani; il campo di attività in cui l’Europa può competere a livello internazionale, nel quadro degli obiettivi di Lisbona.
Su questo settore occorre però investire, questo è il perno di ogni realistica politica economica, di innovazione e sviluppo nei prossimi anni.
Il fatto che i servizi generino oggi oltre la metà del PIL europeo è un dato ancora offuscato da un tradizione che vede nell’industria, ma anche nell’artigianato e nel commercio, il fulcro “hard” dell’economia.
Il ragionamento che l’Unione Europea fa, quindi, è strategicamente corretto: gli obiettivi di Lisbona in termini di competitività, il recente rapporto Kok, quindi, la scelta di porre al centro della politica economica della Commissione la direttiva di liberalizzazione dei servizi, come settore su cui basare le riforme economiche di questi ultimi 5 anni che ci separano dai target definiti nel 2000 dal Consiglio d’Europa.
In questo senso non si può non condividere la necessità di una direttiva quadro sui servizi che punta ad una maggiore liberalizzazione, alla rimozione delle barriere nazionali, con il fine di promuovere le aziende più innovative e competitive a scala continentale e senz’altro positivo è il dibattito“strategico” avviato in Europa, sul libro verde e bianco sui servizi di interesse generale, sul libro verde sul partenariato pubblico-privato, sugli aiuti di Stato. Credo che una strategia vincente sui servizi in Europa debba basarsi su un mix di liberalizzazioni e politiche industriali tese a rafforzare questo settore, renderlo elemento centrale dello sviluppo locale e nazionale e fattore di competitività dell’Europa nei mercati globalizzati.
In questo senso la Direttiva, che da Bolkestein passa al nuovo Commissario Mc Creevy, va corretta ed il Parlamento Europeo avrà un ruolo di primo piano dopo la scelta dell’esecutivo di procedere con emendamenti al testo. Occorre trasformare la Direttiva da ultimo capitolo di una stagione di “liberalizzazioni” dogmatiche (appalti, energia, telecomunicazioni, trasporti), stagione di cui solo ora si cominciano ad indicare le ombre, alla prima di una stagione di “politiche di sistema”, capace di coniugare promozione dell’efficienza con risultati di coesione sociale, territoriale e di qualità.
Per questo è opportuno separare la Direttiva sui servizi da quella sui servizi di interesse generale. In questi due settori sono possibili e necessarie politiche diverse all’interno di un unico disegno di promozione strategica di questo comparto. Occorre emendare la Direttiva Bolkestein, sottraendo alla sua influenza i servizi socio-sanitari e i servizi di interesse generale e riducendo gli aspetti che maggiormente impattano sul mercato del lavoro e sulla tutela dei diritti dei lavoratori.
Occorre al tempo stesso approvare rapidamente una direttiva sui servizi di interesse generale per garantire agli operatori di questo importante settore economico, sociale ed ambientale, un quadro giuridico chiaro ed omogeneo nell’Unione (basti pensare quanta incertezza hanno generato in questi mercati in Italia le circolari del Ministro dell’Ambiente sul servizio idrico integrato e la recente sentenza della Corte di Giustizia sull’inceneritore della città della Sassonia, Halle.) Nei prossimi mesi ci attendono appuntamenti importanti: la discussione al Parlamento Europeo sul Libro Bianco sui servizi di interesse generale previsto per marzo e quello sul partenariato pubblico-privato previsto per giugno. Occorre risolvere una volta per tutte in un quadro giuridico europeo chiaro ed omogeneo il punto di equilibrio in questo settore fra tutela della concorrenza e promozione della coesione sociale e della sussidiarietà.
L’Italia, all’avanguardia in Europa per la normativa sui servizi pubblici locali, può avere una volta tanto un ruolo di punta da giocare". (fonte: Il Tirreno del 10.03.2005)