firenze- L’informazione come diritto. Ed un paradosso: da un lato l’infinita quantità di notizie a cui possiamo avere accesso, alla televisione come alla radio, sui giornali, sullo schermo di un computer o di un telefonino, dall’altro il senso crescente di disinformazione rispetto alle grandi questione del nostro pianeta. Sarà questo il tema del 10 dicembre. Nel mondo si celebra l’approvazione, 56 anni fa, della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. In Toscana ricorre l’ottava edizione del meeting sui diritti umani, che si svolgerà al Palazzo dello Sport di Firenze.
“L’ottavo meeting del 10 dicembre sarà dedicato a Tiziano Terzani, il grande giornalista, inviato e scrittore che ci ha raccontato l’Asia – spiega l’assessore alla comunicazione della Regione Toscana, Chiara Boni – Abbiamo invitato come ogni anno le scuole di tutta la regione.
Parleremo delle molte notizie che circolano e della poca informazione a cui spesso abbiano accesso, delle difficoltà a distinguere tra notizie vere e notizie poco attendibili. Parleremo anche della possibile manipolazione dell’informazione e del ruolo dei free-lance nel raccontarci le guerre o i continenti dimenticati”. “Il meeting del 10 dicembre – conclude l’assessore, durante la conferenza stampa a cui hanno partecipato anche Stefano Marcelli, segretario di Informazione senza frontiere, e Mario Simondi, direttore del Festival dei Popoli - sarà così l’occasione per ricordare giornalisti coraggiosi che hanno pagato con la vita il diritto di noi cittadini ad essere informati: Ilaria Alpi, morta in Somalia, Maria Grazia Cutuli uccisa in Afghanistan e a cui è dedicata la sala stampa della giunta regionale, ed Enzo Baldoni, ucciso questa estate in Iraq”.
A condurre il meeting sarà anche quest’anno Gad Lerner. Ricorderanno Tiziano Terzani la moglie Angela Staude Terzani ed il figlio Folco. Enrico Deaglio, direttore del settimanale “Il diario”, racconterà invece la storia di Enzo Baldoni. La guerra, l’Islam, l’Africa ed il Medio Oriente saranno gli altri temi dell’intensa mattinata dove non mancherà, come ogni anno, la musica.
Ma non ci sarà solo il meeting, quest’anno. “Vorremmo riempire di eventi questi dieci giorni – spiega Chiara Boni - e legare non solo idealmente il 30 novembre, Festa della Toscana e giorno che ricorda l’abolizione della pena di morte nell’allora granducato, con il 10 dicembre, firma della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Per farlo abbiamo a disposizione due autentiche perle: una rassegna di documentari organizzata dal Festival dei Popoli, il festival di documentari più antico in Europa che ha la sua sede proprio a Firenze, ed il convegno e workshop di due giorni curato da Informazione senza frontiere”.
La rassegna di proiezioni e documentari, tema i diritti civili, si svolgerà all’Auditorium Stensen in via Minzoni a Firenze, dal 3 al 9 dicembre. L’ingresso è libero. Il convegno dell’Isf, “Giornalismo e democrazia in Europa e Medio Oriente”, avrà come sede, sempre a Firenze, il Residence Palazzo Ricasoli in via delle Mantellate: il 3 e 4 dicembre.
Tanti gli ospiti stranieri.
Il rapporto tra bambini e televisione: ambiguo, a doppia faccia, allettante eppur pericoloso, proprio come la mela di Biancaneve, deliziosa ma avvelenata a metà. Da qui deriva il titolo del convegno “La mela di Biancaneve, variazioni sul tema ‘i bambini e la televisione’”, che si è svolto questa mattina nell’aula magna del Rettorato in piazza San Marco, a Firenze. L’appuntamento, organizzato dal Comitato di applicazione del Codice tv e minori, dal Corecom della Toscana e dal corso di laurea in media e giornalismo dell’Università di Firenze in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti della Toscana, ha visto la partecipazione di studiosi, giuristi, giornalisti e addetti ai lavori, nel tentativo di compiere una lucida analisi delle problematiche, ma anche delle opportunità di crescita che la televisione offre ai bambini.
Ne è uscito un quadro con molte ombre e qualche luce, in cui non sono mancate le provocazioni. Lucia Franchini, presidente della Commissione cultura del Consiglio regionale, aprendo i lavori ha ricordato che il convegno conclude le iniziative messe in campo per la Festa della Toscana, che quest’anno era dedicata ai bambini e anche a come i bambini guardano. E il presidente del Consiglio Riccardo Nencini ha sottolineato che in concomitanza del convegno è arrivata la notizia che il nuovo Statuto della Toscana ha superato l’esame della Consulta.
“Nel nuovo Statuto – ha spiegato Nencini - vengono declinati quelli che i giuristi chiamano i diritti di terza generazione, fra cui la tutela dei minori”. A Riccardo Chieppa, presidente emerito della Corte Costituzionale e vice presidente del Comitato di applicazione del Codice tv e minori, il compito di inaugurare gli interventi, spiegando che il codice di autoregolamentazione indicato dalla Commissione europea, e recepito anche dall’Italia, ha innalzato le possibilità di tutela dei minori, anche attraverso la prevenzione.
Purtroppo non mancano i problemi: ad esempio l’Italia non ha adottato sistemi di filtraggio per il digitale, come l’Europa richiede. “Le famiglie – ha detto Chieppa – devono essere messe in grado di conoscere anticipatamente il contenuto dei programmi, e in questa direzione si pongono strumenti come la guida elettronica dei programmi”. Anche Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale e docente universitario, ha posto l’accento sulla necessità di conoscibilità preventiva dei programmi, così come su quella di innalzare i controlli interni di chi produce tv per i ragazzi, in base all’input di controlli esterni.
“In questo senso il codice di autoregolamentazione – ha spiegato – rappresenta una forte novità. Con un rischio: che sia un’operazione di immagine”. Provocatorio l’intervento di Omar Calabrese, presidente del Corecom della Toscana, il quale nella sua relazione dal titolo “I bambini fanno male alla televisione?” ha sostenuto la tesi che, per produrre buoni programmi per bambini, bisogna innanzitutto distruggere lo stereotipo del bambino che la società attuale si è costruita. “Abbiamo ipocritamente stabilito che cosa debba essere un bambino come genere – ha commentato Calabrese – dimenticandoci che un bambino è un individuo ancora più individuo di un adulto, il quale deve essere sottoposto a un controllo per farlo diventare un adulto sociale”.
Da sfatare i luoghi comuni del bambino ingenuo, del bambino competitivo, di quello eccessivamente vezzoso. Altri interventi, come quello di Pier Cesare Rivoltella dell’Università Cattolica di Milano, di Angela Nava, presidente del Coordinamento genitori democratici e di Silvia Pezzoli dell’Università di Firenze, hanno messo sotto la lente di ingrandimento il ruolo di mediazione fra la televisione e i bambini che spetta alla famiglia, mostrando come spesso i genitori di oggi, dominati dall’insicurezza e dell’incapacità del distacco, da una certa stanchezza pedagogica che li spinge ad abbandonare qualsiasi atteggiamento autoritario, da una diffusa infantilizzazione per cui spesso apprezzano gli stessi modelli dei figli, siano in difficoltà a svolgere efficacemente il compito di mediatore.
Ulteriori contributi sono arrivati da Giovanni Bechelloni e da Laura Sturlese dell’Università di Firenze, da Gianfranco Noferi (direttore RaiSat ragazzi), da Roberto Giannatelli (Med-Media education). Seguitissima da un folto pubblico, composto soprattutto di giovani, anche la seconda sessione del convegno, la tavola rotonda “La guerra in tv e gli occhi dei bambini”, a cui hanno partecipato fra gli altri l’inviata del Tg1 Tiziana Ferrario, il caporedattore del Tg5 Toni Capuozzo, il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Toscana Massimo Lucchesi.
Tiziana Ferrario e Toni Capuozzo, spesso inviati sui luoghi di guerra, hanno parlato dei loro dubbi e delle loro difficoltà nello scegliere, davanti alle atrocità delle guerre, che cosa mandare in onda nei telegiornali visti anche dai bambini. “Lo psichiatra Bollea – ha spiegato Tiziana Ferrario – mi ha detto una cosa che per me è stata una grande lezione: ai bambini non si deve nascondere la realtà, quello che accade nel mondo. L’importante è fornire loro una via di uscita, far loro capire che possono intervenire in qualche modo per cambiare la realtà”.
Le conclusioni sono state affidate a Emilio Rossi, presidente del Comitato di applicazione del codice tv e minori.