L’idea del tributo a Petrucciani parte da Stefano “Cocco” Cantini che ha accompagnato Petrucciani in tournée e ne ha potuto quindi apprezzare le grandi doti artistiche ed umane. L’esperienza fatta con Petrucciani è per “Cocco” di quelle che al ricordo fanno venire i lucciconi agli occhi per la nostalgia e la malinconia: il “dovere” di tributare un omaggio ad uno dei più grandi pianisti della fine del secolo infonde al gruppo un’energia che, correndo sul filo della memoria, tenta di restituire a Petrucciani la lezione che ha lasciato: una magia di suoni al servizio di una sorprendente fantasia.
Nella primavera del 2001 è uscito il cd dell"Omaggio a Petrucciani", che vede protagonisti insieme a Stefano "Cocco" Cantini, sassofonista toscano, altri musicisti del panorama jazz internazionale e che hanno suonato insieme al grande musicista scomparso, come Paolino dalla Porta, Manhu Roche. Cantini è insegnante di sassofono e di tecnica dell’improvvisazione presso la Scuola Comunale di Follonica e ha suonato con alcuni dei più importanti artisti nazionali e internazionali come Chet Baker, Elvin Jones, Dave Holland ed Enrico Rava tra gli altri.
L’anima del concerto è la forza dell’intreccio tra la possente ritmica di Manu Roche alla batteria, tra l’altro per anni ritmica stabile di Petrucciani, e la grande liricità dei fiati da sempre molto apprezzati dal grande Petrucciani, affidata a Paolo Fresu uno dei più amati trombettisti del jazz moderno, famoso ambasciatore del jazz e per dirla con lui:“C’è chi dice che il jazz sta morendo, è in crisi, non esiste più, che soffre una stasi. Qualcosa di vero ci sarà, ma sono fiducioso.
Se la parola jazz si è svuotata dei significati originari e non definisce più i modi originari di partenza (in un viaggio del tempo abbastanza breve), non significa che non ci sia più nulla da fare o da dire. Anzi, io credo nelle sue possibilità di sviluppo e nella sua forza di raccogliere una miriade di influenze esterne, provenienti dai generi più diversi: da quello etnico al classico, dall’europeo all’afro, dall’americano al colto, senza considerare l’interazione con il rock. Il jazz è un catalizzatore, una possibilità di unificazione che ha saputo accogliere anche musicalità elettriche, bianche, italiane".
L'edizione 2003 del Festival vedrà protagonisti sul palco oltre a Cantini e Manu Roche, il contrabbassista Paolino dalla Porta e Mauro Grossi al pianoforte.