Non sarebbe stato un risarcimento, ma il completamento di una "fase", come siamo soliti definire quei periodi storici indecifrabili, che ha visto la Toscana involontaria protagonista di una strage assurda.Il relitto verso Genova, il tavolo dei tecnici che traballa sotto il peso dei pugni battuti a ripetizione, il fardello dell'ultima parola passato al Governo nell'estremo tentativo di una mediazione super partes.
"Votando contro ho ottenuto che ora si vada al Consiglio dei ministri" così di ritorno da Roma, dove si è svolta la conferenza dei servizi sulla rimozione della Costa Concordia, il presidente Enrico Rossi. "Si è voluto escludere ogni valutazione comparata tra diversi progetti ", ha proseguito. "Da parte mia ho dichiarato la volontà di votare l'ipotesi Genova purché si accettasse una variabile minima, ossia che il giorno prima della partenza delle operazioni di rigalleggiamento si verifichi lo stato di avanzamento dei lavori al porto Piombino. La risposta a questa richiesta è stata che vale solo la proposta di Costa Crociere".
Lo sfogo. "La Concordia è un ammasso di ferro marcio dentro. Per due anni e mezzo è rimasta adagiata sulla costa del Giglio, contro gli equilibri ambientali e la fragilità dell'isola. Prima si è detto che sarebbe stata rimossa in sei mesi, poi è passato un altro anno e infine un altro ancora e il Giglio e la Toscana si sono dovuti sobbarcare questa situazione. Trasferire la Concordia a Genova è una sciocchezza ciclopica. Non si prende neppure in considerazione l'idea di valutare proposte diverse, assai ragionevoli come la nostra, che tiene conto del principio di precauzione, un principio al quale ci si ispira in tutta Europa anche in assenza di rischi.
Si dice che la 'finestra' utile per trasportare la nave a Genova è ristretta al momento dell'alta pressione meteo, ma per portarla a Piombino, con un viaggio di un solo giorno, la 'finestra' sarebbe aperta tutto l'anno. Il governo deve riflettere sul tema della valutazione comparativa e sul principio di precauzione. Fossi il governo sentirei il rischio di una figuraccia mondiale".
Rossi ha anche aggiunto che accetterà le decisioni del Governo che, ha detto, "sono rispettabili".
La Regione ha presentato al Governo la richiesta di inserimento di Piombino nelle aree cosiddette "107/3c", quelle cioè dove si possono utilizzare i massimali di aiuto alle imprese oltre i limiti previsti ordinariamente dall'Unione europea. Lo ha comunicato l'assessore a lavoro e attività produttive, Gianfranco Simoncini, nel corso dell'incontro sull'Accordo di programma per Piombino che si è svolto oggi nella città portuale. Presenti il sindaco Massimo Giuliani, l'assessore provinciale al lavoro, Ringo Anselmi, il dirigente di Invitalia, Corrado Diotallevi, i rappresentanti sindacali e delle associazioni di impresa e i tecnici regionali
Al centro della riunione il Piano di riqualificazione e ristrutturazione industriale (Prri), che si accompagna alle iniziative relative al progetto Lucchini e a quello per la realizzazione del polo rottamazione e refitting navi.
"Il futuro di Piombino – ha detto Simoncini – ha un valore strategico per tutta la Toscana. Per questo – ha informato - saranno attivate linee specifiche per l'area, sia nei bandi di ricerca e sviluppo e innovazione di prossima uscita, sia per quanto riguarda l'ingegneria finanziaria, con particolare attenzione al fondo rotativo, e le garanzie". Il dottor Diotallevi ha da parte sua illustrato il percorso per il Prri, richiedendo a tutti i soggetti coinvolti la formulazione di richieste e proposte specifiche. Per accompagnare l'attuazione dell'Accordo, che, si ricorda, ha una dotazione di 20 milioni di euro, sono previsti nuovi incontri nelle prossime settimane.