Secondo la rilevazione sul primo trimestre 2015, realizzata da Unioncamere Toscana e Confindustria Toscana sulle imprese manifatturiere con più di 10 addetti, il sistema manifatturiero regionale continua a essere caratterizzato da una congiuntura di carattere recessivo, sia pure con alcuni segnali positivi connessi al miglioramento del clima di fiducia.
L’andamento della produzione manifatturiera regionale resta infatti di segno negativo (-0,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), discostandosi dalla dinamica nazionale, che limita le perdite a -0,2%.
Anche gli altri indicatori mantengono per lo più un’intonazione negativa, a partire dal grado di utilizzo degli impianti, in calo al 77,4% dopo il 78,5% del corrispondente trimestre del 2014.
Il fatturato fa segnare un calo di entità analoga a quello dei livelli produttivi (-0,9%), interamente determinato dal mercato interno; dopo la battuta d’arresto del trimestre precedente, torna invece a crescere a ritmo sostenuto la componente estera (+2,3%).
Tra gli indicatori di domanda, sono in contrazione – sia pure più contenuta rispetto a quella dei tre trimestri precedenti – anche gli ordinativi (-1,1%): anche in questo caso, come per il fatturato, alla moderata crescita degli ordini provenienti da oltreconfine (+1,1%) si contrappone la flessione di quelli nazionali.
La debolezza della domanda si riflette infine sulla dinamica dei prezzi alla produzione (+0,2%), sostanzialmente stagnanti dopo il leggero arretramento del 2014 (-0,1% in media d’anno): il ritorno in questo caso del segno “più”, per quanto modesto, sembra comunque allontanare il temuto innesco di un processo di deflazione.
Fatta eccezione per l’ancora favorevole evoluzione della domanda estera, il dato occupazionale – con una crescita tendenziale dell’1,9% – rappresenta l’unico dato positivo, coinvolgendo nel periodo di analisi anche le piccole imprese. In riduzione anche il ricorso agli ammortizzatori sociali di integrazione del reddito (-28%), in particolare nella componente relativa alle operazioni straordinarie (-20%), mentre le ore di Cassa Integrazione Guadagnirelative alla gestione ordinaria sono in aumento dell’11%.
L’incremento occupazionale registrato, tuttavia, ha interessato solo marginalmente la componente con contratto a tempo pieno e indeterminato (+0,2%), malgrado nel trimestre in esame abbiano cominciato a operare gli incentivi fiscali e normativi recentemente introdotti nel mercato del lavoro. Il recupero occupazionale, per il momento, sembra guidato soprattutto dal miglioramento del clima di fiducia connesso al rasserenarsi dello scenario internazionale.
Ancora critica la situazione delle piccole imprese
Le grandi imprese, con 250 addetti e oltre, mettono a segno nei primi tre mesi dell’anno una positiva crescita della produzione, pari a +2,8%, cui si accompagna un ampliamento degli organici aziendali di notevole entità, che si traduce nell’incremento occupazionale (+5,1%) più elevato dalla fine del 2007.
A tali dati fanno da contraltare gli andamenti negativi del fatturato (-2,4%) e degli ordinativi, sia nel complesso (-4,9%) che nella componente estera (-3,8%). Su questi risultati pesa tuttavia in maniera determinante la performance di un’importante realtà della farmaceutica oggetto – nel periodo di analisi – di acquisizione da parte di un player internazionale e di provvedimenti dell’AIFA su un farmaco già prodotto, al netto della quale volgono in positivo sia la dinamica del fatturato (+4,4%) che quella degli ordinativi (+2,6% totali , +4,4% esteri).
Più univoca la situazione tra le medie imprese (50-249 addetti), che presentano una dinamica stazionaria per quanto concerne la produzione (+0,2%) e un incremento del +1,3% del fatturato. Gli ordinativi (+0,1%) si mantengono stabili grazie alla crescita della domanda estera (+2,6%), mentre prosegue lentamente il recupero dei posti di lavoro persi negli ultimi anni (+1,5%).
Le piccole imprese manifatturiere (10-49 addetti) continuano invece a mostrare evidenti criticità, con cali tendenziali sia in termini di produzione (-2,2%) che di fatturato (-1,5%). Rallenta la caduta degli ordinativi (-0,8%), che tornano in terreno positivo nella componente estera (+1,5%) dopo la contrazione registrata nel precedente trimestre. Si allentano tuttavia le pressioni sugli organici aziendali, che registrano la più elevata crescita trimestrale (+1,0%) dal 2004.
Eterogeneo il quadro settoriale
Tra i settori di attività economica, di fatto, solo la farmaceutica (+7,9%) e – in misura più contenuta – il tessile(+0,6%), la cui produzione registra un segno “+” per il quinto trimestre consecutivo, si collocano stabilmente su un sentiero di crescita, mentre la maggior parte dei restanti comparti alterna a fasi di moderata espansione periodi di contrazione di varia intensità.
Gli altri comparti del sistema moda invece presentano cali produttivi più rilevanti.
Contengono invece le perdite il comparto alimentare (-0,2%) e quello dei metalli (-0,9%), e conseguono un risultato positivo il legno e mobilio (+0,5%), che arresta almeno temporaneamente la caduta dopo anni di pesanti perdite, la chimica, gomma e plastica (+0,4%), i minerali non metalliferi (+0,2%) e i mezzi di trasporto (+2,4%).
Dopo la flessione del 3,7% con cui aveva chiuso il 2014, l’elettronica subisce infine un ulteriore calo (-8,5%), mentre la meccanica accusa una contrazione (-1,7%) dopo il positivo dato dell’ultimo trimestre del 2014.
In miglioramento il clima di fiducia delle imprese
Si registra un nuovo miglioramento del clima di fiducia delle imprese, il cui indicatore sintetico destagionalizzato raggiunge i 4 punti percentuali, grazie alle positive evoluzioni rilevate in tutti gli indicatori elementari.
Il saldo tra gli imprenditori che prevedono un aumento della produzione e coloro che prevedono un decremento passa da +6 a +8 p.p., in sintonia con le aspettative sulla domanda estera, che vedono prevalere gli “ottimisti” sui “pessimisti” per 8 punti percentuali.
Anche in riferimento alla domanda interna (+1) tornano a prevalere, sia pure di poco, le aspettative di crescita, mentre per quanto concerne l’occupazione (-1) il saldo tra gli operatori che prevedono un rafforzamento degli organici aziendali e coloro che si aspettano perdite occupazionali presenta ancora segno negativo, pur migliorando rispetto alle precedenti rilevazioni.
Riguardo alla positiva evoluzione del clima di fiducia delle imprese occorre tuttavia segnalare come, al momento della rilevazione, non fossero ancora emersi nello scenario internazionale fattori di instabilità quali la crisi greca e l’esplosione della bolla speculativa cinese, che potrebbero indurre gli operatori a rivedere al ribasso le proprie aspettative nei prossimi trimestri, ed arrestare nuovamente il diffondersi di un maggior ottimismo tra gli imprenditori.
"Nonostante il ritrovato clima di fiducia degli imprenditori toscani, i primi mesi del 2015 hanno registrato un nuovo segno meno, complici le perduranti difficoltà del mercato interno; a dimostrazione che, senza un’adeguata ripartenza dei consumi, anche la ripresa della nostra regione resterà a lungo frenata" osserva il presidente di Confindustria Toscana Pierfrancesco Pacini, commentando i dati della congiuntura industriale."
Resistono alla crisi le imprese artigiane fiorentine del settore edile. A confermare alcuni segnali positivi sono i dati del Centro Studi Cna Firenze presentati oggi presso la sede di via Alamanni. Negli ultimi anni proprio l’edilizia, più di ogni altro comparto dell’artigianato, ha vissuto momenti bui, ma ultimamente la ripresa si comincia a sentire. Stando agli ultimi dati, le imprese dell’edilizia dichiarano di aver aumentato ilfatturato del 2014 nel 24% dei casi, contro il 40% della meccanica e il 19% emerso nell’indagine che ha riguardato tutti i comparti.
Per il restante 76% delle imprese edili il fatturato rimane stabile o in diminuzione. Le previsioni per il 2015 sono ancora molto prudenti, anche per una consolidata diffidenza degli imprenditori rispetto a una dinamica di uscita dalla crisi più volte annunciata ma, fino a ora, mai confermata dai fatti. Solo il 16% degli imprenditori prevede un fatturato in aumento per l’anno in corso. L’edilizia conferma le tendenze già delineate dall’indagine generale e da quella sulla meccanica e cioè una particolare attenzione verso le risorse umane: sono di più le imprese che mantengono stabile la forza lavoro o la aumentano rispetto a quelle che aumentano o mantengono stabile il fatturato.
Infatti, tra il 2013 ed il 2014, il 77% delle imprese vede restare stabile il numero di addetti mentre un altro 16% aumenta gli occupati. Le previsioni per il 2015 sono molto simili. Dunque, l’imprenditore di questo settore resiste, fin quando possibile, alla riduzione del personale e piuttosto opta, nel peggiore dei casi, per la chiusura dell’impresa. L’edilizia artigiana, pur essendo variegata e differenziata al proprio interno per dimensione, specializzazione e struttura organizzativa, ha una caratteristica comune a tutte le imprese artigianali: il forte radicamento nel mercato locale-provinciale che costituisce l’arena competitiva principale nel 75% dei casi.
Talvolta, i semilavorati edili possono avere un mercato nazionale o estero, ma l’edilizia è parte essenziale del tessuto economico fiorentino e contribuisce al suo sviluppo. Nello specifico, le imprese edilizie hanno principalmente clienti privati (per il 67%), mentre solo il 7% lavora soprattutto con la Pubblica Amministrazione e il 26% per altre imprese. Va detto che tra le aziende artigiane che lavorano per altre imprese, una buona parte si ritrova comunque indirettamente coinvolta nelle ristrutturazioni e in altri lavori su edifici per civili abitazioni.
Si evidenzia, inoltre, la riduzione significativa dei cantieri dedicati alla realizzazione di nuovi edifici. Le imprese dell’edilizia confermano il proprio orientamento a lavorare su ordine o commessa. Questa modalità è molto diffusa, tuttavia solo nel 19% dei casi rimane la modalità principale. Il 46% lavora invece attraverso appalti o gare da privati, il 25% attraverso subappalti e solo il 10% attraverso appalti o gare da enti pubblici.
Il ruolo del mercato dei privati rimane dunque centrale e sono le ristrutturazioni a costituire la principale opportunità di mercato legata soprattutto ai progetti di riuso di edifici esistenti. Seguono, a distanza, le infrastrutture, che pur essendo un’occasione di sviluppo, sono spesso gestite da grandi imprese non legate al territorio.
«Le detrazioni fiscali hanno finora fatto da traino alla tenuta del settore ma il problema, sempre lamentato da Cna Costruzioni, sta nel fatto che queste misure non sono mai state stabilizzate ma solo confermate di anno in anno – ha commenta il presidente Cna Firenze Andrea Calistri -. La definizione certa delle agevolazioni spettanti in un arco temporale più ampio dei 12 mesi successivi produrrebbe ulteriori effetti positivi invogliando la realizzazione anche di opere di maggiore dimensione.
Quest’anno poi, alla riconferma della detrazione del 50 e 65%, si è aggiunta la sgradita sorpresa del raddoppio delle ritenute fiscali sui bonifici effettuati per tali interventi (dal 4 all’8%). Al dato preoccupante, emerso dall’indagine, dello scarso rilievo della Pubblica Amministrazione per l’economia delle costruzioni - prosegue Calistri - si deve aggiungere il serio problema dell’introduzione, a opera della Legge di Stabilità, del provvedimento in materia di Iva (split payment) contro cui Cna ha portato avanti una lunga e dura battaglia.
Le imprese intermedie, in genere, compensano l’imposta che incassano sulle vendite con quella pagata ai fornitori, ma dal 1° gennaio 2015 le cose sono cambiate: qualunque soggetto della Pubblica Amministrazione che riceve una fattura, trattiene l’Iva e la versa direttamente al fisco. Una gigantesca sottrazione di risorse dai flussi di cassa. Secondo lo studio dell’Osservatorio permanente della Cna sulla tassazione delle piccole imprese, parliamo di oltre un miliardo e mezzo al mese: 18 miliardi all’anno».
«Sul tema degli appalti pubblici – secondo il direttore generale di Cna Firenze Franco Vichi - si deve segnalare la scarsa propensione, da parte delle amministrazioni locali, a dare seguito a quei correttivi (spacchettamento degli importi, preferenza per il criterio di aggiudicazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa in luogo del massimo ribasso) che potrebbero agevolare l'accesso a gare pubbliche da parte del sistema di piccole e medie imprese locali.
Per il raggiungimento di questi obiettivi, nel corso dell'’ultimo anno, Cna Costruzioni Firenze ha avviato un lavoro di confronto e condivisione con le amministrazioni pubbliche, arrivando anche, in alcuni casi (Unione Comuni del Mugello, e Unione dei Comuni dell’Empolese Valdelsa) alla sottoscrizione di una serie di protocolli di intesa. Anche in questa occasione formuliamo la nostra convinta proposta di un protocollo con l’intera Città Metropolitana capace di effettiva efficacia, che non può non accompagnarsi ad un processo di semplificazione capace finalmente di rendere omogenee le procedure tra tutti i Comuni».
«Alla luce di questi dati – ha affermato il professor Gaetano Aiello, curatore dell’indagine per il Centro Studi di Cna - dalla Città Metropolitana di Firenze sarebbero opportune scelte condivise con le associazioni di categoria delle imprese tra le quali Cna Firenze, che rappresenta tanta parte delle costruzioni. Questa sinergia sarebbe particolarmente importante in questo momento dato che l’indirizzo verso il riuso degli immobili risulta ormai un dato acquisito tra gli operatori. Partendo proprio dalla possibilità di riadattare vecchi spazi non più utilizzati si potrebbe affrontare anche l’antica questione delle residenze per gli studenti, problema sociale e opportunità di mercato al contempo, che coinvolge molte migliaia di persone. Se in prospettiva valutiamo anche il tema della gestione degli alloggi per studenti, ci rendiamo conto dell’importanza anche in termini di occasioni di lavoro».
«Accanto alle azioni da intraprendere nei confronti delle Stazioni Appaltanti per consentire alla micro e piccola impresa di accedere al sistema degli appalti pubblici, crediamo che una buona spinta al rilancio del settore possa arrivare da politiche a sostegno degli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare – ha detto Sergio Sabatini, presidente Cna Costruzioni Firenze -. Grazie all’introduzione del meccanismo delle detrazioni fiscali, del conto energia, del conto termico e dei titoli di efficienza energetica, il “riuso” e il “recupero” sono stati infatti gli unici segmenti di mercato, negli anni, a mantenere livelli di crescita, arrivando a coprire circa il 70% del mercato complessivo.
Basti pensare che, secondo stime Cresme, la spesa 2014 nel settore delle ristrutturazioni e riqualificazione energetica si è attestata sui 28 miliardi e 457 milioni di euro (quasi 2 punti percentuali di PIL, + 1,8% rispetto al 2013), per 1 milione e 680 mila domande di sgravio, e che la previsione di spesa, nel 2015, è di 30 miliardi di euro, per una ulteriore crescita del mercato del recupero del 3,5%.
Si tratta quindi di rendere accessibile al sistema delle imprese tutto il potenziale di questo mercato favorendo interventi relativamente a basso contenuto di investimento (a titolo di esempio, per portare un edificio di circa 80 mq costruito negli anni ‘60 da classe energetica G a classe energetica A sono sufficienti 25mila euro).
D’altra parte, circa l’84% del patrimonio immobiliare a uso residenziale della toscana (più di 1.444.000 abitazioni) è stato costruito prima del 1981 (la percentuale sale a oltre l’86% se si considera Firenze dove le abitazioni, ante 1981, sono 363.562 su un totale di 412,277) e ancora molto resta da fare. Altro aspetto su cui insistiamo, da anni, è l’adozione di una legge nazionale che disciplini l’accesso all’attività di costruttore edile, a nostro parere indispensabile per elevare la qualità del sistema imprenditoriale e risolvere alcune delle storture che oggi affliggono il comparto».