Il Covid-19 ha gettato non poca confusione tra le persone. L’esigenza delle autorità statali di monitorare la diffusione del contagio, infatti, non è stata ben accolta dagli italiani, sempre più coscienti del delicato equilibrio che regge il rapporto tra sicurezza comune e privacy personale.
La confusione a cui si sta assistendo ultimamente è quella tra l’app Immuni e l’app IO. Ingiustamente si è portati a collegare le due, vedendo in IO una versione avanzata di Immuni. Una confusione della quale si avvantaggiano tutte le strampalate teorie complottiste.
Tuttavia la verità è completamente diversa, come viene spiegato anche nell’articolo di PrivacyLab. IO, infatti, non è affatto un’applicazione di tracciamento né, tantomeno, di monitoraggio della diffusione dei contagi.
La questione si riassume intorno a due punti fondamentali: vi è un’app che serve al tracciamento dei contagi, ed è Immuni. Vi è poi un’app per i servizi di pubblica amministrazione digitali, ed è IO. Tuttavia per evitare definitivamente ogni possibilità di manipolare questa informazione, è necessario definire al meglio cos’è l’app IO.
Cos’è l’app IO e come funziona veramente
L’app IO risponde all’esigenza degli enti della Pubblica Amministrazione di snellire e rendere più agile il carico di lavoro a cui sono normalmente sottoposti. Questo diventa particolarmente urgente in periodi come questo: la pandemia, infatti, impone una serie di provvedimenti anche molto ravvicinati.
Dalle agevolazioni agli incentivi, dai vari bonus fino alla richiesta di finanziamenti: gli uffici della pubblica amministrazione non possono permettersi di essere invasi da persone che desiderano presentare pratiche e richieste quando la creazione di assembramenti diventa critica.
Ecco, dunque, che nasce l’app IO, creata dalla società PagoPA e gratuitamente scaricabile dall’app store dei dispositivi Android e iOS.
L’obiettivo di PagoPA è stato quello di creare un’applicazione semplice e intuitiva che permettesse a chiunque di accedere facilmente a tutti i servizi della Pubblica Amministrazione.
Si può accedere a IO grazie allo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) o la Carta d’Identità Digitale. Una volta entrati, si avranno a disposizione tutti i servizi: dall’INPS alla Agenzia delle Entrate, dalla Regione al Comune di residenza.
Le opinioni confuse che circolano, dunque, non hanno centrato il punto centrale: l’app IO non è in funzione della Pubblica Amministrazione (le PA sono solo titolari del trattamento), ma del singolo cittadino che, in questo modo, evita la dispersività burocratica connessa alla divisione degli incarichi e dei poteri.
App IO e GDPR: tra titolari e responsabile esterno
La cosa principale su cui si fa confusione riguarda la gestione dell’app, il responsabile esterno e la sicurezza dei dati immessi. Confusione, questa, connessa al fatto che il nostro paese, nonostante il rapido miglioramento, rientri ancora tra le nazioni europee con un maggior tasso di analfabetismo digitale.
Giudicare un servizio senza comprenderne il funzionamento non è sintomo di spirito critico.
Prima di emettere un qualsiasi giudizio, dunque, è necessario comprendere cos’è IO e come funziona da un punto di vista tecnico. Approfondendo l’argomento, infatti, si apprende che IO non è altro che un’interfaccia.
Questo significa che non è dotata di un database indipendente, ma dipende dai dati messi a disposizione dal titolare del servizio, ovvero la Pubblica Amministrazione.
La società PagoPA è responsabile esterno dell’app IO. Questo significa che non ha accesso al database dal quale dipende il servizio, ma solo alla sua struttura e al suo funzionamento. Ecco perché IO non è in funzione della Pubblica Amministrazione ma del singolo cittadino. Si tratta di un’interfaccia che unifica tutti i servizi senza renderli dipendenti dalla piattaforma unica.
A tal proposito esiste un’apposita sezione del GDPR (General Data Protection Regulation) dedicata all’app IO che descrive le misure di sicurezza adottate per la protezione crittografata dei dati comunicati tramite IO (sia dal singolo alle PA sia dalle PA al singolo).
Sotto questo punto di vista l’app IO risulta essere molto più sicura rispetto alla maggior parte di strumenti che vengono quotidianamente impiegati, a partire da Whatsapp sino a giungere a Telegram.