FIRENZE- Non c’è più solo il cielo sopra Firenze ad essere affollato di velivoli per soddisfare la domanda turistica di un colpo d’occhio esclusivo. Dopo la polemica su elicotteri e mongolfiere adesso è la volta delle imbarcazioni che solcano il tratto dell’Arno tra la briglia del ponte alle Grazie e quella all’altezza di piazza Cestello. Domani l’assessore ai beni comuni Cosimo Guccione ha convocato un incontro (online) tra tutti i soggetti interessati ad attraversare il fiume nell’area più centrale della città, sia con la navigazione sportiva, sia con quella commerciale per i turisti.
Sì, perché agli scafi dei canottieri che da quasi 150 anni solcano la superficie del fiume con le loro forme affusolate, da molti anni si sono aggiunte le chiglie di sette barchetti storici, che offrono una gita turistica a visitatori e residenti. In questi giorni poi ha ripreso la navigazione (dopo la sperimentazione di qualche mese fa) un battello commerciale che può accogliere oltre 50 passeggeri. Senza dimenticare che un'altra società offre l’esperienza del rafting al pubblico pagante, gonfiando una flottiglia di gommoni messi in acqua sotto il ponte alle Grazie.
A sollecitare questa riunione, addirittura dal settembre scorso, la Società Canottieri Firenze, dal 1886 è la più antica realtà di canottaggio della città. Oggi mette in acqua 60 imbarcazioni dallo splendido affaccio sotto gli Uffizi per vogare in Arno all’ombra monumentale del Ponte Vecchio.
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“Non ci sono soltanto i nostri atleti a solcare le acque del fiume - spiega a Nove da Firenze il presidente Michele Nannelli - La società sportiva è impegnata anche in progetti di integrazione sociale di soggetti svantaggiati (quali persone con handicap mentale, o fisico) e nella tradizionale formazione sportiva dei giovani. Immaginate se durante un corso di attività basica per bambini, come ne organizziamo abitualmente nel periodo estivo, il gruppo dei ragazzi dovesse fronteggiare una manovra sbagliata di qualche imbarcazione di grossa stazza. Come potrebbero impedire i nostri istruttori che una barca degli allievi si sbilanci nel tentativo di evitare la collisione?”.
La Società Canottieri Firenze chiede di definire nuove regole per garantire un traffico sicuro sull’Arno, magari stilando un regolamento, oppure semplicemente un accordo tra tutti gli operatori interessati. Anche per condividere la responsabilità della manutenzione del corso d’acqua: “In estate lo spazio navigabile si riduce - racconta ancora Michele Nannelli - sia a causa della minore portata del fiume, sia per il proliferare delle alghe che lo infestano e imbrigliano gli scafi delle nostre imbarcazioni, costringendole a muoversi più al centro dell’alveo. Noi siamo gli unici a occuparci della manutenzione della sponda, a liberare la riva da intralci e tronchi. Ma adesso il transito è diventato talmente intenso che la stagione appena cominciata ci preoccupa”.
“Fondamentale il rispetto della tradizione del fiume -interviene Paolo Bruni, vicepresidente dell’associazione I Renaioli– La nostra realtà è nata negli anni ’90 dalla passione di tre amici canoisti per restaurare i vecchi barchetti e farli tornare a navigare sull’Arno. Poi è venuta l’idea di consentire a tanta gente di provare l’emozione che si prova a passare sotto i ponti storici di Firenze. Però il tutto deve avvenire in coerenza con la tradizione e la cultura di questa città”.
“Il nostro battello elettrico rispetta l'ambiente – si giustifica Daniela Ghirelli, l’imprenditrice che sabato scorso ha rimesso in acqua Arnoboat, la barca da crociera sull'Arno in stile parigino- quest’anno abbiamo un'imbarcazione nuova, ancora più tecnologica, confortevole e totalmente green”. Dal pontile, ottenuto in concessione dalla Regione, Arnoboat percorre il tratto che che passa proprio sotto Ponte Vecchio, Ponte Santa Trinita e Ponte alla Carraia. “Il nostro battello è dotato di due motori elettrici, è autosufficiente perché l’alimentazione è appunto a pannelli fotovoltaici”.
Il compito dell’assessore ai beni comuni Cosimo Guccione non sarà facile. Dovrebbe mettere d’accordo gli interessi non sempre convergenti di tutti gli operatori interessati, che ormai la stagione iniziata l’hanno già programmata con investimenti commerciali. Dovrebbe garantire la fruizione sicura di quel tratto dell’Arno ormai piuttosto affollato. Ma soprattutto bilanciare la selva di norme e di competenze amministrative che da 2000 anni regolano la presenza umana sul fiume, tra l’altro formalmente interdetto alla navigazione a motore.