Donne per la pace domani in piazza per il Medio Oriente

La proposta della Rete Pace e Giustizia: "I Consigli comunali della provincia di Firenze riconoscano la Palestina"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 giugno 2024 23:40
Donne per la pace domani in piazza per il Medio Oriente

Firenze 30 giugno 2024 - Una manifestazione per esprimere solidarietà a chi si mobiliterà a Tel Aviv contro la guerra. La promuove il Gruppo per “Cessate il fuoco” Donne insieme per la pace che domani, lunedì 1° luglio, dalle 18.30 alle 19.30, invita tutti sotto la Loggia del pesce in Piazza dei Ciompi a osservare un’ora di silenzio intorno alla bandiera della pace.

“Domani a Tel Aviv si svolgerà una grande mobilitazione – ricordano le promotrici dell’iniziativa - promossa da oltre cinquanta associazioni israeliane ed associazioni miste, composte da ebrei, arabi, israeliani, palestinesi, uniti dall'obiettivo comune di una risoluzione politica del conflitto che garantisca i diritti di entrambi i popoli all'autodeterminazione, alla sicurezza, alla dignità e alla libertà. Ci uniremo, vestite di nero, a questo coraggioso impegno di pace tanto più prezioso e urgente in una terra devastata dal dolore, dall'odio, da una pena”.

Un Ordine del Giorno da far approvare nei Consigli Comunali di tutti i Comuni della Città Metropolitana di Firenze per chiedere il riconoscimento dello Stato di Palestina. E' questa la proposta che arriva dalle oltre 80 organizzazioni della Rete Pace e Giustizia in Medio Oriente, inviata in questi giorni a tutti i Consigli Comunali dell'area fiorentina.

“Quanto sta accadendo da oltre otto mesi in Medio Oriente chiama tutte e tutti al dovere di mettere in atto ogni strategia necessaria per opporsi alla crescente violenza che si sta perpetrando sulla popolazione e di schierarsi senza indugi con le vittime civili – scrivono i promotori della Rete Pace e Giustizia in Medio Oriente - La guerra sta devastando Gaza con un bilancio di vittime civili che ha raggiunto livelli mai visti. La popolazione civile sta vivendo una situazione catastrofica con quasi due milioni di persone che sono state sfollate più volte e che versano in una situazione di precarietà insostenibile. Inoltre, in questi giorni si susseguono le minacce di espansione regionale del conflitto”.

«Leggo con sgomento, paura e apprensione che una catena di grande distribuzione starebbe progettando e addirittura intimando ai proprio clienti di boicottare Israele e in particolare i suoi prodotti. Solo pochi giorni fa sono stato aggredito per le strade di Milano perché facevo alcune domande sul 7 ottobre e una settimana fa è stata violentata una bambina di 12 anni perché ebrea nella periferia di Parigi. Voglio gridare a tutti che mi sento personalmente minacciato da questa presunta scelta della Coop e, se i fatti stessero davvero così, voglio dire che mi sento doppiamente in pericolo per queste prese di posizione, e soprattutto mi sentirei in pericolo nel frequentare i punti vendita Coop.

Ammesso che tutto ciò sia vero, lo ribadisco, una decisione simile non farebbe che avallare le scelte dei violenti e di coloro che per strada mi hanno immobilizzato, sputato, insultato in quanto per loro ero un "israeliano assassino". Non posso credere che la Coop abbia dimenticato quel che è successo in Italia nel 1938. Non posso credere che il management della Coop non sia a conoscenza del fatto che le leggi razziali siano state pienamente condivise e assecondate in Italia e siano iniziate con l'assalto alle sinagoghe e soprattutto con il boicottaggio dei negozi degli israeliti».

Lo ha dichiarato il giornalista Klaus Davi, recentemente aggredito nelle strade di Milano perché poneva pacificamente alcune domande agli esponenti della comunità islamica di Viale Jenner a Milano.

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