Le criticità della sanità pratese e del nuovo ospedale sono state al centro oggi del Consiglio comunale straordinario a cui hanno partecipato l'assessore regionale alla salute Luigi Marroni e il direttore generale della Usl 4 Edoardo Majno. Il Salone era gremito di pubblico, dai rappresentanti istituzionali e i sindaci del territorio ai comitati cittadini, a testimonianza del grande interesse che l'argomento ha suscitato. Da parte sua il sindaco Roberto Cenni ha richiesto risposte chiare alla Regione sul sistema territoriale di cure a supporto dell'ospedale per acuti e sulla possibilità di realizzare a Prato il Polo oncologico: «Se è stato deciso di realizzare a Prato un modello per intensità di cure dateci però quei posti di prossimità che sono necessari come sostegno al sistema, che altrimenti è insufficiente.
Sono quattro anni però che ci sentiamo dire che questa rete di strutture sarà realizzata, ma finora non abbiamo visto niente di concreto. Inoltre attendiamo finalmente risposte più precise sul futuro della vecchia struttura: abbiamo la fortuna di avere qui già realizzato un edificio che potrebbe ospitare il Polo oncologico e un laboratorio molecolare per le cure oncologiche. Perchè Prato non può candidarsi ad essere sede di servizi così importanti a livello regionale e nazionale, dato che la struttura già c'è? I problemi della sanità non sono rimandabili e non sono ammessi passi indietro». L’assessore comunale alla Sanità Dante Mondanelli ha esordito affermando che le problematiche che oggi sono emerse sul Santo Stefano erano ampiamente prevedibili già in fase di progettazione: «Secondo la recente indagine condotta da Italia Oggi sulla qualità della vita dal punto di vista sanitario la nostra provincia è tra gli ultimi posti in Italia per i rapporti tra popolazione e posti letto, al 106° posto su 108 province censite, tra il personale medico ed infermieristico, 104° posto, e per gruppi di radiologia, 106° posto.
La Regione deve garantirci le compensazioni necessarie a colamre queste lacune, perché Prato è la seconda città della Toscana e la terza del Centro Italia per grandezza e perché è stata sempre accogliente e solidale con chi arrivava e aveva bisogno di assistenza». La parola è poi passata all’assessore regionale Luigi Marroni, che ha preso presentato il Piano di attenzione regionale per la situazione pratese prendendo l’impegno di potenziare i flussi di performance, in modo da allentare la pressione sul Pronto Soccorso, che ha il più alto numero di accessi in Toscana, di aumentare i posti di area medica e di migliorare i tempi di attesa per la diagnostica.
Nell’ambito delle cure intermedie sul territorio sono stati attivati recentemente 36 letti e l’obiettivo è di ricavarne altri 46 entro la fine dell’anno. Sul problema, più volte sollevato, delle quote sanitarie, Marroni ha spiegato che nella loro definizione è pesato molto il fatto che Prato ha una popolazione più giovane rispetto alle altre province toscane e questo ha fatto quindi scendere il fabbisogno di posti letto rispetto ad una popolazione più anziana. L'assessore ha annunciato che per questo ci saranno dei correttivi in termini di risorse. Tante le questioni e gli interrogativi posti all'assessore durante il dibattito.
Il capoguppo di Forza Italia Roberto Baldi ha posto l'attenzione sulle «vistose carenze della nuova struttura e sulla scelta di costruire un ospedale per acuti privo di un adeguato filtro territoriale»: «E senza riparo alcuno alla deospedalizzazione crescente, non potendosi richiedere ragionevolmente di più ai medici di famiglia. A questo si aggiungono il trasferimento del 118 a Firenze in omaggio alla demagogia totalizzante del capoluogo, il varo di un piano sanitario regionale, una montagna di parole di 500 pagine approvate in una sola seduta della giunta, la difesa da parte della regione di una società della salute che, nonostante l’impegno lodevole del nostro assessorato, è sempre più da intendere come sovrastruttura burocratica, che ha fallito ovunque la mission per cui era stato creata e rappresenta ormai la glorificazione di un sistema burocratico amministrativo della sinistra toscana con una confusa duplicazione e frammentazione delle funzioni già affidate alle ASL e ai Comuni.
Preme infine ribadire la filosofia d’insieme che dovrebbe stare a capo di tutti gli atti sanitari da noi elencati: quella di una sanità più aperta, meno declamata, meno demagogica e più disposta a rispondere alle sfide, facendo tacere la politica e introducendo più libertà di scelta per i cittadini in un modello innovativo di assistenza, che pone al centro il malato, proponendo un processo di cura e assistenza che non si interrompe al momento della dimissione dall'ospedale, ma continua sul territorio».
«Non serve essere dei manager della sanità per capire che l'ospedale è fortemente sottodimensionato per una città di circa 200.000 abitanti e con il più alto tasso di stranieri d'Italia - ha detto il capogruppo della Lega Emilio Paradiso - Se si parla di pazienti mai definizione fu più approppriata. La verità è che si continuano a sperperare soldi pubblici inutilmente, come accaduto con il Creaf, che ci è costato milioni di euro, o come con la voragine provocata dalla Asl di Massa». «Paradossale che ci sia un n uovo ospedale senza la rete di cure intermedie sul territorio - ha aggiunto Enrico Albini di Forza Italia - Perchè non è stato prima preparato il territorio? Anche l'ubicazione non è giusta: sarebbe stato essenziale posizionarlo in una zona già con viabilità attiva, ad esempio dove si trova ora il Parco Prato». Quattro i quesiti posti da Piero Bardazzi del Nuovo Centro destra all'assessore regionale Marroni: «Quali sono le quote sanitarie adottate nel nuovo ospedale, dato che risulta evidente che siano deficitarie rispetto alla popolazione e quali i parametri per definire il numero dei posti letto, visto che risultano al di sotto di quelli stabiliti a livello nazionale? Inoltre Vorremmo delle risposte chiare sul sistema di cure intermedie sul territorio, che era necessario mettere in funzione prima di passare al sistema per intensità di cura.
Inoltre vorremmo sapere se l'ospedale che è in costruzione a Livorno è sul modello per intensità di cure come quello di Prato oppure se è di tipo tradizionale». «Il nuovo ospedale rappresenta una grande opportunità per la città e riqualifica molto la sanità pratese - ha affermato il capogruppo del Pd Massimo Carlesi - Ci sono certamente degli aspetti prtoblematici sia tecnici che organizzativi che sono convinto saranno risolti in breve tempo essendo impeganti i qeusto tecnici e amminbistraorti di livello.
la qualitàdi un ospedale la fa il personale ee i medici e gli infermirei che svolgono attività all'interno dell'Ospedale di Prato sono una bella realtà la cui professionalità deve essere sviluppata al meghlio. Ritengo importante la presenza dell'assessore regiopnale Marroni che si è impegnato nella riosoluzione in breve tempo, entro la fine dell'anno, delle parti più carenti come la presenza di letti per le cure intermedie e il filtraggio al pronto soccorso, per dare un segnale importante a quelle che sono le necessità del territoio». «Le difficoltà del nuovo ospedale di Prato sono le stesse che soffrono nosocomi a noi vicini come ad esempio Pistoia - ha dichiarato il presidente del Consiglio comunale Andrea Amerini - Sarebbe quindi stato preferibile un progetto sperimentale prima di far partire a regime più strutture con problematiche tecniche e organizzative.
Forse ora non ci ritroveremmo in questa situazione di inadeguatezza». Luciano Gestri degli Indipendenti per Prato ha invece posto l'attenzione sul problema dei lavoratori precari e ha ricordato la preziosa opera che tutti i giorni prestano i volontari per colmare le lacune del servizio sanitario: «Chiedo all'assessore regionale delle risposte sul futuro dei dipendenti precari dell'ospedale e dei rischi sotto il profilo dell'occupazione, di cui nessuno parla mai. La situazione del nuovo ospedale è drammatica e le proposte di miglioramento annunciate dall'assessore Marroni davanti a questo Consiglio devono arrivare velocemente a compimento.
Questo anche nell'interesse di chi risiede vicino al Santo Stefano, che oggi è sottoposto a non pochi disagi tra rumori, fumi e viabilità. La Asl deve imparare ad ascoltare i cittadini e dare delle risposte trasparenti. La sanità è un bene di tutti, senza alcuna distinzione, e i suoi problemi vanno discussi in Consiglio comunale, perchè è il Consiglio che rappresenta tutta la città». «La mia domanda è questa: perché un nuovo ospedale? - si è chiesto Aurelio Donzella, capogruppo Idv - Da circa 10 anni contesto la scelta di costruire un nuovo ospedale a Prato: le criticità della sanità pratese non sono mai state attribuite ad inadeguatezze della struttura ospedaliera.
Tra le tante esigenze e criticità ravvisate, non era mai venuta da nessuna parte l’ istanza di un nuovo ospedale. Non solo, ma oltre al fatto che l’ ala più nuova delle chirurgie è entrata in funzione ai primi del 1988, il padiglione delle malattie infettive addirittura è stato completato a lavori del nuovo ospedale già iniziato.E’ stato giustificato con l’ inadeguatezza alle norme antisismiche: e allora Careggi? Realizzando poi un ospedale per acuti metaforicamente il tetto della casa è stato fatto prima di erigere le mura.
E’ anche inadeguato il numero dei distretti, che non riesce a coprire geograficamente le utenze, ad esempio la parte Est della nostra città non ha distretto né ambulatori. Per quanto riguarda il trasferimento a Firenze della centrale del 118, mi auguro solamente che non si traduca in ulteriori precarietà nell’ erogazione del servizio dell’ emergenza – urgenza, ma le associazioni del volontariato esprimono purtroppo le loro preoccupazioni: un ‘altra decisione passata sopra le teste degli utenti e degli operatori».