Firenze, 13 febbraio 2014 - Artigianato fiorentino in affanno. È quanto emerge dal rapporto Trend, l’analisi congiunturale dell’economia artigiana della provincia di Firenze relativa al I semestre 2013, presentato oggi dal Presidente CNA Firenze, Andrea Calistri, e dal Direttore Generale, Franco Vichi. L’indagine, condotta analizzando l’andamento di alcuni indicatori di bilancio ( fatturato, retribuzioni e investimenti) di un campione di imprese associate, mostra infatti un deciso arretramento dei ricavi complessivi, fermi a 1 miliardo e 47 milioni di euro.
La perdita, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, è di 52 milioni, pari al - 5%. A fronte della performance negativa dei fatturati si registra un buon andamento delle retribuzioni, in aumento di 4 milioni di euro ( 2,2% rispetto al I semestre 2012) e degli investimenti che, cresciuti di quasi 2 milioni, arrivano a quota 52,439 milioni di euro ( 3,6%). Nel dettaglio l’analisi mostra che la diminuzione dei ricavi investe in modo omogeneo tutti i macrosettori: costruzioni ( - 17 milioni di euro rispetto al I semestre 2012), manifatturiero ( - 2 milioni e 700 mila) e servizi (-2 milioni e 400 mila). Il comparto più in difficoltà è quello edile che, con quasi 340 milioni di euro di fatturato, subisce una diminuzione percentuale del 5,1%.
Contrariamente al livello regionale, dove si registra un rialzo del 2,3%, per le costruzioni fiorentine continua dunque l’andamento in discesa iniziato nel 2009. Con un fatturato di 466 milioni (- 5,7% rispetto al 2012) il manifatturiero si conferma il macrosettore principale per giro d’affari (44% dell’intero valore dell’artigianato della provincia di Firenze). Il calo, registrato anche a livello regionale (-2,1%), è da attribuirsi alle difficoltà incontrate dalla pelletteria e dal metalmeccanico.
Rispetto al I semestre 2012 il settore della pelle ha perso più di 21 milioni di euro, fermandosi a quota 185 milioni (-10%). Tuttavia il trend di lungo periodo resta positivo e su livelli più elevati rispetto al 2009. Il fatturato complessivo del comparto metalmeccanico sfiora i 154 milioni di euro, in diminuzione di quasi 7 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2012 ( -4,3%). Prosegue dunque l’andamento negativo iniziato dalla fine del 2010 che interessa il settore anche a livello regionale ( -4,7%).
I settori residuali, ovvero alimentari, oreficeria e legno sono quelli che registrano i dati più positivi. L’oreficeria e gli alimentari guadagnano in percentuale rispetto al I semestre del 2012 rispettivamente il 20,8% e lo 0,4%; il legno registra dati in lieve diminuzione (-2,1%), ma fa meglio rispetto al dato regionale. Fermandosi a 243 milioni di euro, la perdita di fatturato per i servizi è invece del 3,4% ( -4,6% in Toscana). Nel dettaglio i trasporti, con un fatturato di oltre 70 milioni di euro, sembrano essere in ripresa.
Bene anche il settore dei servizi alle imprese che registra dati decisamente positivi ( 32 milioni di fatturato, + 20% rispetto al 2012). La situazione è invece negativa per le riparazioni: in crisi dalla fine del 2011, perdono il 10%, con un fatturato complessivo di 93,7 milioni di euro. “ Preoccupa che i segnali più negativi, in termini di fatturato, riguardino i settori più rappresentativi dell’artigianato fiorentino: la pelle, l’edilizia, le riparazioni e la metalmeccanica – spiega il Presidente CNA Firenze, Andrea Calistri - Ma le dinamiche positive registrate quasi ovunque nelle retribuzioni e negli investimenti fanno sperare nella possibilità di recupero, perché sono indicatori che provano la vitalità del nostro tessuto artigiano.
Vitalità che fa ritenere probabile una ripresa dei fatturati nel II semestre, nonostante le persistenti difficoltà dell’economia fiorentina.” I dati sull’andamento demografico dell’artigianato di Firenze nel 2013 mostrano infatti un ulteriore peggioramento rispetto ai risultati, già critici, degli anni precedenti: il totale delle imprese artigiane iscritte alla Camera di Commercio è sceso da 30.942 a 30.479. La perdita, in un anno, è stata di 463 unità, quasi il doppio del calo registrato nel 2012 ( - 278).
Ma i risultati, riferiti ai macro settori, mostrano forti differenze: se il manifatturiero ha chiuso l’anno in crescita ( + 21) e con un saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni ( + 44) , il crollo delle costruzioni continua inesorabile ( - 454 imprese rispetto al 2012; - 433 il saldo tra iscrizioni e cessazioni nel corso del 2013). Per Calistri “La decimazione delle imprese continua ad un ritmo incalzante, ma non in modo uniforme. Settori come il manifatturiero resistono meglio, addirittura crescono in termini numerici, mentre la crisi delle costruzioni sembra inarrestabile.
Urge fare qualcosa per rilanciare un settore che ha sempre avuto un ruolo fondamentale per l’economia del nostro territorio” In questo senso CNA Firenze intravede interessanti possibilità nei Volumi Zero posti a base del Piano Strutturale di Firenze. “Vogliamo lanciare un messaggio preciso: noi ci siamo e le nostre imprese sono pronte a raccogliere la sfida della riqualificazione dei numerosi importanti contenitori attualmente inutilizzati, dalla Manifattura Tabacchi al Meccanotessile al complesso di Sant’Orsola, così come la sfida della manutenzione del patrimonio immobiliare – spiega Franco Vichi, Direttore Generale CNA Firenze - Dobbiamo però essere messi in grado di farlo.
Ecco perché ci rivolgiamo agli amministratori locali chiedendo di dare applicazione a quanto previsto dallo Statuto delle Imprese prevedendo, nel rispetto delle norme europee, la suddivisione degli appalti in lotti e lavorazioni in modo da favorire l’accesso delle micro e piccole imprese” Intanto il 18 febbraio, a Roma, è in programma la manifestazione nazionale di protesta promossa da Rete Imprese Italia e a cui anche CNA Firenze aderisce. “L’economia ha bisogno di una scossa, e le imprese hanno necessità di risposte concrete, rapide, non di progetti astratti.
Per questo – conclude Calistri- martedì prossimo, insieme a più di 500 associati, parteciperemo alla mobilitazione di Roma per chiedere tutti quegli interventi indispensabili per la crescita e un deciso cambiamento nell’approccio che finora ha guidato le scelte di politica economica”