Anni di abbandono avvolgono lo stabile di via Masaccio che poco si sposa con il contesto urbano ed è sempre stato un elemento estraneo al panorama della zona. Tra palazzine stile liberty e palazzi di lusso emerge dall'asfalto uno scatolone di vetro e cemento che da anni fa tribolare residenti e commercianti. "Continuano a comprarlo, ma nessuno lo sistema" sbotta un residente. "Non si è mai capito cosa ne vogliono fare, lo hanno occupato a più riprese e poi son venuti a mettere i lucchetti ai cancelli, poi lo hanno riaperto e poi nuovamente chiuso" ribatte un commerciante della zona che aggiunge "adesso ci mancava la beffa, ma tanto prima o poi doveva capitare" riferendosi alle transenne comparse a sorpresa nelle ultime ore per mettere in sicurezza il marciapiede dalla caduta di materiali dal tetto. "Certo hanno rubato le grondaie di rame e adesso con il vento sono caduti i pezzi, quindi hanno transennato" spiega un passante, che però non nasconde "la follia è quella di non aver previsto nessuna segnaletica alternativa, io secondo loro arrivo alla transenna e mi fermo, torno indietro..
oppure vado addosso alle macchine. Uno in meno!". Ma non ci sono avvisi, non ci sono cartelli? "Guardi non ci chieda nulla, perché altrimenti scatta la rabbia. Son spariti anche una ventina di posti auto che qui vicino all'Esselunga fanno parecchio comodo per non intasare la strada. Continuo a telefonare all'ufficio della Mobilità per capire cosa intendono fare. Mi hanno detto che mettono le strisce gialle per fare attraversare i pedoni sul lato opposto". Ma quelle si mettono per i cantieri, allora sarà una cosa lunga? "Ancora? E che ne so io, mi hanno risposto qualcosa secondo lei?" L’edificio viene realizzato negli anni ‘60 su un lotto, situato tra via Masaccio e via Fattori, originariamente di proprietà della famiglia Burgisser e acquistato, nel 1959, dalla TETI (Società telefonica Tirrenia).
Sono gli anni in cui a Firenze, in seguito ad una grande spinta economica, viene incrementata l’attività edilizia nelle aree periferiche della città. È così che, in via Masaccio, insieme a villette e palazzine in stile ottocentesco, prende forma l’edificio della TETI. Si tratta di una struttura costituita da due immobili messi in comunicazione fra loro. L’immagine Archittettonica dell’oggetto in questione si deve all’Architetto Giovanni Michelucci il quale progetta i prospetti e un grande spazio di rappresentanza all’interno dell’edificio, quale la sala degli uffici al pubblico.
Mentre, lo schema distributivo e il progetto esecutivo, si deve all’ufficio tecnico della società TETI (...) L’edificio viene utilizzato dalla TETI fino alla sua ristrutturazione aziendale avvenuta negli anni ’90, e precisamente fino a quando i servizi pubblici gestiti con un front-office non vengono gradualmente sostituiti dai call-center, concentrati in poche sedi per tutto il territorio nazionale. L’edificio perde così la sua funzione principale, e viene per questo venduto. I nuovi proprietari, ritenendo decaduti i vincoli del Piano Regolatore in relazione alla destinazione d’uso dell’edificio (pubblico interesse), al momento della sua dismissione, presentano al Comune una DIA per la trasformazione dell’immobile in uffici ma, questa, viene ritenuta non valida e per questo vengono bloccati i lavori intrapresi dai nuovi proprietari, in quanto, il Comune, decide di far rientrare le aree appartenenti al centro storico del PRG e già destinate a funzioni pubbliche o di pubblico interesse, nelle zone soggette a Piano di Recupero (Tesi di Laurea: “Mutazione dell’ex fabbrica Campolmi in nuovo accesso a Firenze” Mazza Luciano 1999 Facoltà di Architettura)