FIRENZE- A ridosso delle celebrazioni per il 150esimo dell’Unità, e a poco distanza dalle celebrazioni per Firenze Capitale, il Risorgimento è tornato argomento, se non di attualità, comunque di rinnovata attenzione da parte di storici, collezionisti, intellettuali, e semplici appassionati. La storia di questo affascinante periodo non si dipana soltanto attraverso le strategie politiche; anche la dimensione militare ebbe la sua ovvia importanza, con l’esercito piemontese e i corpi garibaldini che scrissero pagine importanti della storia italiana.
Per non disperdere un importante patrimonio di conoscenze storiche e militari, l’Associazione Amici del Museo Stibbert e il Comitato fiorentino per il Risorgimento, in collaborazione con la Biblioteca Riccardiana, nell’ambito del progetto “Conoscere la storia”, hanno promosso la presentazione di Le lame del Risorgimento Sciabole, spade e daghe dell’esercito piemontese ed italiano dal 1814 al 1873, il volume di Euro Piancastelli, (ed. Ritter, 240 pagine, 80 Euro), presentato mercoledì 20 novembre nel Salone di Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi. Un volume splendidamente illustrato dedicato alle armi bianche in uso presso l’esercito piemontese dal 1814 fino all’unità d’Italia: spade, sciabole e daghe sono presentate a colori attraverso immagini, tavole uniformologiche, riproduzioni di dipinti e disegni sul tema.
La ricchezza di particolari permette di apprezzare appieno l’estetica di queste armi d’altri tempi, dal sapore vagamente romantico. Ma non va dimenticato come fino alla Guerra Civile Americana - che introdusse l’uso massiccio dell’artiglieria -, un sapiente uso delle armi bianche risultava decisivo per le sorti delle battaglie. Come spiega Cesare Calamandrei, Presidente dell’Associazione Amici del Museo Stibbert, le lame europee in origine erano dritte, e fu soltanto con l’influenza ottomana che, nel Settecento, si cominciò a realizzare le prime spade a lama ricurva.
Anche l’esperienza napoleonica in Oriente assorbì questa nuova tecnica di fabbricazione, che permetteva, grazie al baricentro decentrato, una maggior maneggevolezza, migliorando notevolmente le manovre d’assalto e del corpo a corpo, in particolare per i reparti di cavalleria. Per cui anche nell’esercito piemontese si diffuse l’utilizzo di lame ricurve. Bisogna inoltre considerare come le spade non fossero uguali per tutti, nel senso che, ogni ufficiale la comprava in via personale, e poteva quindi far decorare la lama sulla base del proprio senso estetico; soltanto la guardia dell’elsa era la stessa per tutti, con gli stemmi d’ordinanza del reggimento.
Fu il Regio Decreto del 1833, emanato da Carlo Alberto, a uniformare i modelli di lame per i vari reparti dell’esercito sabaudo, compresa la Marina. A guidare il lettore nell’affascinante mondo delle armi bianche, schede tecniche e illustrazioni, che danno la misura del grande lavoro di ricerca svolto dall’autore. Accompagnando il lettore attraverso storia e tecniche di utilizzo e di fabbricazione di queste armi, Piancastelli rievoca anche l’atmosfera di un esercito d’altri tempi, ancora legato al concetto cavalleresco dell’onore, della piena dedizione alla causa dello Stato, dello spirito di sacrificio.
Un’etica militare comune a tutti gli eserciti europei moderni, per i quali il riferimento principale era quel Barone von Clausewitz autore del saggio Della guerra. Nelle sue pagine, non ci si limita ad analizzare le nuove strategie di combattimento, ma anche l’etica militare diviene oggetto di ragionamento, con il rispetto dell’avversario quale dettaglio non secondario. Un po’ di questo spirito aleggia nelle pagine del bel volume di Piancastelli, soprattutto nelle pagine dedicate alla cavalleria. Da parte sua, Ugo Barlozzetti del Comitato fiorentino per il Risorgimento, inquadra l’iniziativa all’interno di una strategia di più ampio respiro, per sottolineare il ruolo non secondario che Firenze ricoprì nel Risorgimento, e anche nei primi anni dell’Unità, quando fu la sede della capitale del Regno.
Importante, quindi, svolgere lavoro di ricerca e promozione della cultura militare e cavalleresca, per far conoscere meglio ai cittadini, soprattutto ai più giovani, le radici storiche del nostro Paese. Inoltre, nell’ambito del progetto “Comunicare la storia”, nella Sala Sonnino è stata allestita un’esposizione dedicata alle armi bianche dove, accanto a manoscritti e antichi testi a stampa della Biblioteca Riccardiana, sono esposte lame italiane d’epoca risorgimentale, appartenute a ufficiali di cavalleria e di fanteria, provenienti da collezioni private e dalla collezione Stibbert; un’iniziativa nata per contribuire a far conoscere anche al grande pubblico la ricchezza del patrimonio conservato presso il Museo, così come quelle testimonianze storiche conservate dai tanti appassionati. di Niccolò Lucarelli