FIRENZE – Nel primo semestre 2013 l'artigianato toscano registra una perdita di fatturato complessiva inferiore a quella registrata lo scorso anno, passando dal -8,3% al -6%. Un segnale che, nello studio di Unioncamere Toscana presentato oggi, presenti le associazioni di categoria Cna e Confartgianato, viene interpretato come una sorta di prova di inversione di un trend negativo che dura ormai da lungo tempo. "Dallo studio si vede bene come, almeno per quanto riguarda il manifatturiero – osserva l'assessore alle attività produttive Gianfranco Simoncini – il fatturato tende a crescere nel caso di aziende di maggiori dimensioni e quando queste sono in grado di essere competitive sul piano internazionale. Sono aspetti che avevamo, anche come Regione, già colto e che ci hanno spinti a intervenire per favorire la crescita dimensionale, la capacità di fare rete e la propensione internazionale delle nostre piccole imprese". L'indagine condotta dall'Ufficio studi di Uunioncamere mette in luce un quadro che, fuori dal comparto manifatturiero, ancora è tutt'altro che roseo.
In cinque anni, l'artigianato toscano, che conta 112 mila imprese, ha perso 4 mila 647 unità. Le perdite sono concentrate soprattutto nel settore delle costruzioni (- 3760). Alto anche il tasso di mortalità precoce: il 36% delle imprese artigiane chiude entro i primi tre anni di vita. "Oggi più che mai – commenta ancora l'assessore Simoncini - la Regione intende proseguire nella strada del sostegno al manifatturiero, puntando in particolare su quello legato al binomio qualità e innovazione.
I dati dei primi sei mesi del 2013 sembrano dimostrare che si tratta di una scelta giusta. Purtroppo non siamo ancora fuori dal tunnel: siamo solo agli inizi di una risalita che non si prospetta facile. Ma abbiamo indicazioni, anche grazie a questo rapporto, sulla strada da percorrere". L'assessore Simoncini ha ricordato che la Regione ha messo a disposizione, grazie a diversi bandi, incentivi per favorire i processi di integrazione fra imprese, per ovviare alle piccole dimensioni e aumentarne la competitività e iniziative per l'internazionalizzazione, mentre particolare attenzione viene posta all'innovazione ,alla ricerca, alla formazione di lavoratori e imprenditori, essenziale per consentire anche alle piccole imprese artigiane di coniugare qualità e modernità. "A breve - annuncia Simoncini - riaprirà il bando per i contributi alle imprese che si mettono in rete, che si è già dimostrato efficace per favorire, in particolare, l'innovazione delle piccole e medie imprese.
Per le reti di imprese, anche la proposta di bilancio 2014 appena approvata dalla giunta prevede una riduzione dell'aliquota Irap. Entro qualche settimana sarà pubblicato anche il nuovo bando per l''internazionalizzazione, particolarmente atteso". L'assessore ricorda ancora una volta come il governo debba dare risposta, con urgenza, alla questione della cassa integrazione in deroga. "Per il comparto artigiano è essenziale poter contare su uno strumento che è nato proprio per le piccole aziende.
La copertura finanziaria del 2013 è indispensabile per scongiurare un'emergenza sociale ed evitare di lasciare aziende e lavoratori in mezzo al guado, con lavoratori senza reddito e imprese costrette a licenziare o a fallire". Valter Tamburini Presidente CNA Toscana e Giovan Battista Donati Presidente Confartigianato Imprese Toscana: "Sono così tanti anni che parliamo di crisi che ormai sarebbe opportuno parlare apertamente di recessione. La crisi è, per definizione, transitoria, ma l’artigianato toscano è in recessione dal 2008 ed in difficoltà dal 2002: è ormai più di un decennio che le piccole imprese vivono situazioni di difficoltà.
Nell’ultimo quinquennio la crisi ha colpito così duramente il sistema produttivo che alcuni settori, come le costruzioni, sono stati drasticamente ridimensionati; gli altri, tranne poche eccezioni, hanno comunque subito pesanti contrazioni. E anche il rapporto sull’artigianato toscano che presentiamo questa mattina non mostra certo dati confortanti: calo del fatturato, moria di imprese, investimenti scarsi o inesistenti. Soffrono meno le aziende più strutturate che operano sul mercato estero, ma sono una minoranza.
E anche se la dimensione aziendale si conferma un fattore importante per contrastare il ciclo economico negativo, le aziende più strutturate limitano solamente le perdite. Il quadro che emerge dall’analisi congiunturale dell’Osservatorio regionale sull’artigianato toscano richiede una terapia d’urto, in caso contrario il rischio è proseguire nella rilevazione di dati negativi fino al drastico ridimensionamento del sistema produttivo regionale. Lo snellimento deciso degli oneri burocratici, la riduzione del carico fiscale, il pagamento dei debiti che le imprese vantano nei confronti della pubblica amministrazione, l’accelerazione delle opere pubbliche sono le scelte inevitabili che il Governo nazionale deve perseguire con rapidità e decisione, ma anche il Governo regionale può svolgere la sua parte. Per quanto concerne le competenze più tipiche della Regione Toscana, chiediamo che si proceda il più velocemente possibile nella cantierizzazione delle opere pubbliche e nell’utilizzo dei Fondi residui per gli incentivi pubblici rivolti alle reti, per l’internazionalizzazione e l’innovazione". In conseguenza della seconda recessione in cinque anni, l’artigianato toscano – che conta 112mila aziende – ha perso 4.647 unità dal 30.06.2011 al 30.06.2013, con una concentrazione altissima nelle costruzioni (-3.760).
Negli ultimi due anni si registra anche un aumento del fenomeno di mortalità “precoce”: il 36% delle imprese artigiane chiude entro i primi tre anni di vita. “Si inizia a vedere uno spiraglio per il 2014, importante soprattutto per dare fiducia alle imprese. - esordisce il Presidente Galgani - Preoccupa tuttavia il fatto che tre imprenditori su quattro dichiarino di non avere in programma investimenti a breve termine: una azienda che non investe regge meno il peso della concorrenza ed è già sulla strada della chiusura.
Non è un caso se ancora una volta le imprese artigiane più strutturate e proiettate sui mercati esteri registrino i dati migliori. Fare rete e guadarsi intorno devono essere gli imperativi per il tessuto imprenditoriale artigianale toscano che può vantare su diversi plus, su una reputazione di tutto rispetto e sul supporto degli enti camerali. Ancora una volta, in questo periodo di approvazione della legge di stabilità, non possiamo non fare un appello al Governo perché risparmi le imprese, che hanno fatto già abbastanza sacrifici”. A livello di fatturato, il segno meno a metà 2013 continua a riguardare tutti i comparti manifatturieri: dal sistema moda (-6,7%) – con una maggiore accentuazione per il tessile-abbigliamento-maglieria (-9% circa) rispetto alla pelle (-4,3%) ed alle calzature (-5,4%) – alle aziende meccaniche (-3,2%) fino alle altre manifatture, che registrano in media un calo del 6,1% soprattutto per la caduta registrata nei comparti vetro-ceramica, carta-stampa e legno-mobili.
A fronte di generalizzati cali di fatturato, risultati leggermente meno negativi si registrano dunque per pelletteria, calzature, meccanica, alimentari e lapideo. Al di là dei settori di produzione, si rileva comunque un incremento rispetto al primo semestre 2012 delle imprese artigiane toscane che hanno aumentato il fatturato: sono il 9,2% del totale contro il 6,1% della prima parte del 2012. La dimensione aziendale si conferma un fattore determinante per contrastare il ciclo economico negativo: se le microimprese perdono (1-3 addetti) l’8,2% del fatturato, con punte del 9% nel settore moda, le aziende più strutturate limitano le perdite a 4 punti percentuali.
Fra quelle con organici superiori ai dieci addetti, inoltre, il 18,2% registra un incremento del volume d’affari, contro solo il 5,5% delle imprese più piccole. Il fattore export, unito ad una dimensione aziendale non micro, rappresenta l’altra carta vincente per la riuscita del progetto imprenditoriale: il 17% delle imprese artigiane esportatrici sta infatti incrementando il proprio giro d’affari, contro l’8% delle non esportatrici. Ciononostante, il tessuto artigiano manifatturiero toscano si conferma molto legato al mercato interno: solo il 7% della quota di fatturato proviene dai mercati esteri, contro il 78% dal mercato locale e il 15% dal mercato nazionale-extra regionale. A livello di occupazione, il trend continua tuttavia ad essere decisamente negativo: in 18 mesi, da inizio 2012 a metà 2013, nell’artigianato manifatturiero si sono infatti persi 2.800 posti di lavoro. Anche gli investimenti mantengono un profilo decisamente basso: solo il 7,1% delle imprese artigiane ha aumentato le spese di questo capitolo nella prima parte del 2013, con una drastica diminuzione rispetto ai valori pre-crisi (nel 2007 la quota di imprese che avevano aumento la spesa per investimenti era pari al 20%. A livello territoriale 5 province su 10 registrano flessioni di fatturato meno intense rispetto alla media regionale: si tratta di Lucca (-2,3%), Livorno (-4,5%), Arezzo (-4,9%), Grosseto (-5,5%) e Firenze (-5,6%), mentre resta ancora grave la situazione degli altri territori, con punte negative del -8,3% a Pisa. Quanto alle aspettative relative alla chiusura del 2013, ben il 6% degli imprenditori artigiani prevede di chiudere la propria attività.
Fra gli altri, l’89% ha invece intenzione di mantenere invariato il proprio numero di addetti, solo l’1% di aumentarli ed il 3% pensa di ridurne il numero. Per il fatturato, il 23% teme una diminuzione e solo il 7% un miglioramento. I segnali più critici si concentrano nel comparto maglieria, mentre i meno preoccupati sono gli artigiani del comparto pelletteria. Tre imprenditori su quattro (il 72%) chiuderanno comunque l’anno senza fare investimenti.