“Nel mondo i lavoratori cinesi sono visti come vittime, manodopera senza diritti e a bassissimo costo, che si suicidano come quelli di Foxconn perché non riescono a sopportare le condizioni di lavoro o che come me finiscono in prigione. Ma le cose stanno cambiando rapidamente e oggi i lavoratori cinesi non sono più delle vittime, sono divenuti dei combattenti”. Lo ha detto il sindacalista cinese in esilio Han Dongfang, stamani a Firenze per un convegno che la Cisl di Firenze ha dedicato alla ‘globalizzazione dei diritti nella globalizzazione dei mercati’.
Fondatore del primo sindacato libero in Cina, a lungo in carcere dopo la rivolta di piazza Tienanmen, DongFang oggi vive in esilio a Hong Kong da dove si occupa dei diritti dei lavoratori attraverso un sito internet (il China Labour Bullettin) e una Radio che trasmette in tutta la Repubblica Popolare (Radio Free Asia). “Noi non pensiamo che la globalizzazione sia un male in quanto tale –ha detto Roberto Pistonina, segretario generale della Cisl di Firenze e Prato-, anzi, ma va gestita e regolamentata, perché il gap in termini di costo del lavoro che esiste verso i paesi in cui si lavora in condizioni di schiavitù sta affossando l’Occidente.
Oggi anche in Italia c’è un mercato del lavoro duale, tra chi ha un lavoro stabile e ben retribuito e chi è precario e mal retribuito. Per spezzare questa catena dobbiamo esportare dignità, democrazia e tutela del lavoro in quei Paesi: così non solo si fa un’opera di giustizia, ma si tutelano anche i nostri lavoratori, perché si crea un equilibrio a vantaggio di tutti i cittadini del mondo.” All’incontro, cui ha partecipato il segretario confederale Cisl Maurizio Petriccioli, è intervenuta anche Stefania Saccardi, Vicesindaco di Firenze, che ha consegnato a Dongfang il giglio simbolo della città che, ha detto, “sarà sempre la sua casa.” Saccardi ha ringraziato la Cisl “per la capacità di fare sindacato in un modo davvero moderno, interrogandosi su cosa vuol dire oggi difendere i soggetti deboli, guardando al futuro e alle nuove frontiere del lavoro e non solo discutendo sullo status quo e sulla conservazione.” Dongfang si è detto ottimista perché, ha spiegato, “di fronte agli scioperi degli ultimi anni anche il governo cinese sta cambiando atteggiamento, non interviene più per reprimere come accadeva in passato.
Così i datori di lavoro sono obbligati di fronte alle rivendicazioni a cercare una soluzione da soli, senza rivolgersi al governo, e si apre per i lavoratori uno spazio di libertà per la contrattazione che non c’era mai stato prima. Questo da la possibilità ai lavoratori cinesi di organizzarsi di più per continuare a spingere e di porre le basi per un movimento sindacale vero, che finora non c’è. Sarà un processo lungo, un processo pacifico, ma sono convinto che in più anni si vedranno i risultati.
In Cina si prospetta in futuro un grande sindacato, il più grande che sia mai esistito visto che potrà contare su 5 o 600 milioni di lavoratori sindacalizzabili.” “E’ importante –ha aggiunto- che il movimento sindacale internazionale capisca questo cambiamento, che i lavoratori cinesi son pronti a negoziare e a combattere e che quindi avranno bisogno del supporto del movimento internazionale. E anche le multinazionali che vogliono andare in Cina a investire sappiano che non avranno più a diposizione una forza di lavoro poco cara pronta a essere sfruttata, ma una forza di lavoro che si organizza sempre più, che il governo ha fatto la scelta di non intervenire più per reprime e che quindi dovranno essere pronte a negoziare con i lavoratori.” “Per questo –ha spiegato Dongfang- abbiamo creato una piattaforma di collegamento con i sindacati di altri paesi e stiamo organizzando dei corsi formativi per i lavoratori cinesi, per spiegare come porsi di fronte al datore di lavoro e come fare contrattazione.” Interpellato sulle situazioni di sfruttamento e sulla scarsa propensione per la sindacalizzazione che si registra negli opifici cinesi nell’area tra Firenze e Prato, Dongfang ha detto di provare “compassione per questi lavoratori che si chiudono in fabbriche nere senza andare verso i sindacati che qui esistono e hanno potere, mentre in Cina gli operai si stanno battendo per costruire un movimento sindacale e una negoziazione collettiva.
L’unico messaggio che posso inviare loro è di rivolgersi ai sindacati, di organizzarsi, perché qui hanno il diritto di farlo.” E’ Firenze il punto d’incontro della convention annuale organizzata dalla Camera di Commercio e Industria Giapponese in Italia (CCIGI). Oggi e domani una delegazione di 25 diplomatici, manager e imprenditori giapponesi visiterà Firenze, le sue botteghe di artigianato artistico, incontrerà rappresenti delle istituzioni e dell’imprenditoria, in vista di un rafforzamento degli scambi commerciali.
Fra di loro il presidente della CCIGI Takeshi Yamanaka, il ministro dell’ambasciata del Giappone, Hideo Fukushima e il console generale del Giappone a Milano, Kyoko Koga. “La CCIGI rappresenta un punto di riferimento importante per quegli imprenditori interessati all’interscambio economico tra l’Italia e il Giappone”, ha sottolineato il presidente della Camera di Commercio di Firenze, Vasco Galgani, che questa mattina ha accolto la delegazione nella sede della Fondazione Fiorgen in via Tornabuoni. “I fiorentini hanno aperto la propria città al Giappone da decenni, prima per turismo, poi anche per business - ha sottolineato Galgani -.
Il gemellaggio di Firenze con Kyoto ne è un fulgido esempio, fatto di relazioni culturali e commerciali. Ha alle spalle una lunga tradizione, tanto che nel 2015 compirà 50 anni. Una data che, insieme al Comune di Firenze, e con la collaborazione delle istituzioni e delle imprese giapponesi, abbiamo tutta l’intenzione di onorare. L’obiettivo è quello di consolidare questo ponte ideale anche approfittando di un’occasione unica: EXPO 2015, a cui il Giappone ha generosamente aderito”. La delegazione, seguita da Metropoli, azienda speciale della Camera di Commercio di Firenze, insieme a Invitalia, agenzia governativa per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, comprende rappresentanti delle principali società giapponesi come Banca di Tokyo, Banca Mizuho, Mitsubishi, Suzuki, Mitsui, IHI, Alcantara, Marubeni, Sitrade, Nippom Express, Senju, Studio Ito, Hankyu Hanshin e Yanmar.
Implementazione degli scambi commerciali e potenziali joint venture con imprese del territorio sono stati gli argomenti al centro degli incontri della giornata. In Italia sono 328 le imprese italiane partecipate da società giapponesi, generano 33mila occupati e un fatturato di 19 miliardi di euro. L’export complessivo che parte dalla provincia di Firenze e arriva in Giappone ha raggiunto un fatturato di 270 milioni, settimo mercato a livello mondiale. Anche l’import è particolarmente attivo essendo a quota 108 milioni di euro.
Il sistema moda, l’abbigliamento e la pelle sono storicamente i settori più interessanti per i giapponesi, tanto che Firenze esporta in Giappone il 5 per cento della pelletteria di tutto il mondo. Con riferimento invece agli investimenti diretti dal Paese del sol levante, la Toscana ha accolto negli ultimi anni diversi e importanti progetti che portano la cifra complessiva delle imprese giapponesi presenti nella regione a 18 con circa 550 dipendenti per un fatturato totale di circa 215 milioni di Euro (2012).
Questi progetti sono stati realizzati grazie anche alla collaborazione e al supporto dell’ufficio di Inward Investment di Invitalia e della Regione Toscana–Ufficio attrazione investimenti. Spiega Giuseppe Arcucci, direttore dell’area Inward Investment di Invitalia: “Questa è la dimostrazione che le attività sinergiche portate avanti congiuntamente a livello nazionale dal nostro ufficio e, a livello locale, dalle regioni, possono essere decisive nella concretizzazione di casi di successo come quelli registrati qui in Toscana da cui è possibile trarre ulteriori e importanti opportunità di sviluppo e di occupazione per le aziende del territorio”. “Fiorentini e giapponesi hanno molti punti in comune, a iniziare dall’amore per la cucina e l’artigianato artistico di qualità”, ha concluso Galgani, che proprio puntando su quest’ultima passione ha invitato la delegazione a visionare il corto cinematografico firmato dalla regista Cinzia TH Torrini Firenze capitale mondiale dell’arte e dell’artigianato, che mette in mostra l’eccellenza delle lavorazioni tradizionali tramandate nelle botteghe fino ai giorni nostri.