Il consigliere provinciale di Rifondazione comunista Andrea Calò invita Provincia di Firenze, Comune di Sesto e Regione Toscana a intervenire per rimuovere "ostacoli, cavilli e lentezze burocratiche" La Rsu Cobas della Grg (Gucci-Richard Ginori) denuncia il mancato pagamento da parte dell'Inps della Cassa integrazione guadagni straordinaria. "Una situazione insostenibile e inaccettabile per tante famiglie che non sanno più come provvedere alle minime e indispensabili spese per la sopravvivenza", dichiara il consigliere provinciale di Rifondazione comunista Andrea Calò. L'attesa di "una, seppur modesta, somma che è il diritto conquistato dai lavoratori dopo una vertenza lunghissima e con costi sociali altissimi, vede tradite le attese di questi lavoratori e le pone in una condizione di forte precarietà e fragilità sociale". Rifondazione comunista sollecitata in queste ore dai lavoratori, richiede un intervento immediato da parte di tutte le Istituzioni, Provincia di Firenze, Comune di Sesto Fiorentino e Regione Toscana, al fine di rimuovere "ostacoli, lentezze burocratiche o cavilli, per effettuare una concreta corresponsione degli ammortizzatori sociali". Il comportamento della direzione generale dell'Inps "non è più tollerabile, poiché espone inutilmente i lavoratori e le loro famiglie a una situazione d'indigenza. A fronte di questa ennesima segnalazione d'inadempienza normativa e salariale, da parte dell'Inps, le Istituzioni sono chiamate a intervenire affinché i diritti e le tutele siano onorati, a fronte di una pesante crisi recessiva e inflattiva in atto". Nell'esprimere solidarietà ai lavoratori ex Ginori e a tutti gli altri lavoratori colpiti da analoghe e ingiuste inadempienze, Rifondazione comunista riafferma "il sostegno politico e istituzionale affinché i lavoratori non rimangono soli ad affrontare questa drammatica situazione.
Evitiamo che al fallimento della Ginori si aggiungano comportamenti irresponsabili da parte degli istituti preposti all'erogazione degli ammortizzatori sociali". "La vicenda del rinvio dello stanziamento dei fondi per il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga peraltro senza che i precedenti 500 milioni (33 per la Toscana) siano ancora stati resi materialmente esigibili é gravissima" è la nota del sindacato CGIL. "Tutto ciò alla vigilia di un taglio dei fondi previsto dalla Legge Fornero che prevede per il prossimo biennio 1,7 miliardi dedicati a questo ammortizzatore sociale che rappresentano 1/3 a voler essere ottimisti, del reale fabbisogno. Le previsioni sulla fine della crisi e sulle sue ricadute sociali si sono in tutta evidenza rivelate assolutamente infondate e anche a guardare la caduta di domanda di lavoro in Toscana, peraltro in linea col resto del paese,non si può non essere preoccupati.
Nel primo trimestre 2013, ultimo dato organico disponibile, gli avviamenti sono calati a poco piú di 150.000 con una riduzione del 12,3% sul primo trimestre 2012 e con province che scendono addirittura del 24%. Registriamo un lieve aumento delle assunzioni con contratto a tempo indeterminato, fenomeno incoraggiante, ma la metá di questi a tempo parziale, quindi con un progressivo indebolimento della condizione economica dei lavoratori. D'altra parte la cronaca ci segnala tutti giorni fenomeni impressionanti: oltre 2.000 domande con tanti laureati tra questi, per 40 posti nel nuovo MC Donalds di Montecatini, con buona pace di chi aveva definito "choosy" i giovani italiani, ed é ancora fresca la vicenda delle decine di migliaia di domande di assunzione alla nuova Ikea di Pisa.
Posti di lavoro intendiamoci importantissimi ma che per loro caratteristica contrattuale, garantiscono basso reddito. Lo stesso tanto sbandierato provvedimento del Governo Letta, il cosiddetto "click day" con la possibilitá di sgravio contributivo per le imprese che assumono under 29, ha prodotto secondo i dati INPS, poco piú di 450 domande in Toscana, domande che non é detto si tramutino peraltro in vere assunzioni. Secondo Daniele Quiriconi, responsabile del mercato del Lavoro della segreteria Cgil Toscana "se la crisi persiste, é evidente che l'insieme delle politiche attive e passive del lavoro ne debbano tener conto con la riforma e potenziamento dei Centri per l'Impiego su cui siamo ancora in attesa di notizie da parte del Ministro del Lavoro, col rifinanziamento della cassa in deroga (in attesa di un'auspicabile riforma organica) e dei contratti di solidarietá i cui fondi sono anch'essi non ancora resi esigibili.
Una politica che non guarda in faccia i problemi, risponde a riflessi di puro stampo ideologico come sull'IMU o si ripiega in una dimensione puramente ragionieristica aggraverá la condizione del paese e ritarderá il rilancio dell'economia". Venerdi 18 ottobre sciopero generale con manifestazione a Roma indetto da Confederazione Cobas e Confederazione USB "Per dire no alla politica di austerity a senso unico portata avanti dai Governi negli ultimi anni, che per salvaguardare gli interessi delle Banche sta riducendo in condizione di povertà la gran massa dei lavoratori, dei pensionati e dei precari, riconducendo questo paese a livello di potere di acquisto di 30 anni fa.
Contemporaneamente la disoccupazione giovanile ha toccato livelli mai visti dal dopoguerra ad oggi, mentre aumentano ogni giorno le persone che perdono il lavoro senza la speranza di ritrovarne un altro, mentre si allontana grazie alla legge Fornero anche la possibilità di accedere alla pensione. Insomma siamo di fronte ad una situazione che ogni giorno diventa più difficile e dove si perdono sempre più diritti ed il rispetto della dignità. A fronte di questo la classe politica dominante parla di tutto meno che dei problemi reali della gente e del paese, mentre i sindacati complici che ormai sono appendici della politica nazionale: tacciono! Ma c'è anche qualcuno che dice no, che dice che è l'ora che questa crisi venga pagata dai potentati politici economici che l'hanno generata, e dice basta a che le masse popolari di questo paese debbano farsi carico dei disastri generati da una classe politica incapace ed ingorda, che per 20 anni ha saputo discutere solo sul problema Berlusconi si Berlusconi no, mentre il paese se ne andava allo sfascio, le aziende delocalizzavano, le aziende strategiche del paese venivano vendute per un piatto di lenticchie.Ci sono quindi tanti motivi per tirare un calcio ai luoghi comuni e per rialzare la testa a partire dallo sciopero del 18 ottobre e dalla manifestazione che si terrà a Roma"