"L'applicazione del patto di stabilità anche ai piccoli Comuni tra i 1000 ed i 5000 abitanti a partire dal 2013 è una prospettiva insostenibile e rasenta la ‘follia’, non solo per il sacrificio finanziario richiesto ma anche per la sua irragionevolezza e ingestibilità tecnica’’. E’ quanto ha dichiarato Mauro Guerra, Coordinatore nazionale piccoli comuni Anci, riassumendo quanto emerso dalla riunione della Consulta nazionale Anci dei piccoli comuni riunitasi in vista della XIII Conferenza nazionale che si terrà a Firenze il 23 ottobre mattina.
Ma prima di quella data, già domani (5 ottobre) il tema sarà al centro della VII Assemblea dei comuni e delle Unioni dei comuni, organizzata da Anci Toscana a Greve in Chianti. Assemblea che avrà come titolo "Piccoli comuni e gestioni associate, tra obbligo e opportunità", che si terrà nella mattinata a partire dalle 9,30, nel Palazzo della Torre. Dopo l'intervento di saluto del sindaco, Alberto Bencistà, è previsto quello di Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana e di diversi altri rappresentanti delle istituzioni.
La chiusura sarà affidata a Mauro Guerra. "Spero proprio che l'occasione serva a far luce su una serie di elementi che continuano a non essere chiari al grande pubblico, come i presunti sprechi dei comuni – è il commento di Giurlani – I comuni, soprattutto quelli piccoli, da anni vivono in condizioni finanziarie difficilissime e da anni hanno intrapreso la strada della loro 'spending review'. Oggi si vuole imporre il patto di stabilità anche ai piccoli comuni mentre sono impegnati a costruire le gestioni associate obbligatorie di quasi tutte le loro funzioni fondamentali, cosa condivisibile ma che comporta uno sforzo enorme di riorganizzazione complessiva – conclude il presidente di Uncem Toscana -.
Un processo del tutto incompatibile con la rigidità del patto di stabilità". Il tema sarà al centro di un incontro pubblico “La riforma delle autonomie locali in Toscana ed i processi di fusione”, promosso dalla commissione Affari istituzionali del Consiglio regionale della Toscana. I piccoli comuni costano relativamente molto per produrre servizi poveri. Al di sotto di una certa dimensione è impossibile che un ente locale fornisca servizi soddisfacenti per la propria comunità.
Le spese per il ‘funzionamento della macchina’ lasciano poche risorse a disposizione, sia finanziarie che umane. I loro amministratori non hanno colpa, perché possono prendere decisioni davvero significative per i loro cittadini in ambiti molto limitati. Per la gestione dei rifiuti o dei servizi idrici si tenta di superare i limiti comunali con gli Ambiti ottimali o le Conferenze territoriali. Per asili nido, mense, assistenza agli anziani si ricorre all’affidamento esterno o alle gestioni associate.
I vantaggi maggiori, però, possono essere ottenuti solo con le fusioni. L’appuntamento è per venerdì 11 ottobre, alle 15, nella Sala Contrattazioni della Camera di commercio di Grosseto. “È necessario fare il punto sui processi di fusione in corso – sottolinea Alessandro Antichi, vicepresidente della commissione regionale -. La commissione, con questo appuntamento, vuole fornire tutti gli elementi di valutazione necessari ad una decisione consapevole ed informata da parte dei decisori politici”. Dopo i saluti del presidente del Consiglio regionale, Alberto Monaci, introdurrà il tema il presidente della Commissione Affari istituzionali Marco Manneschi.
Seguirà la presentazione dello studio dell’Irpet, l’Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana: “Dimensioni dei governi locali, offerta di servizi pubblici e benessere dei cittadini”, a cura di Sabrina Iommi. Sono previsti gli interventi di Leonardo Marras, presidente della Provincia di Grosseto e Giovanni Lamioni, presidente della locale Camera di Commercio. Saranno l’assessore alla presidenza della Regione Toscana Vittorio Bugli ed il vicepresidente della Commissione Affari Istituzionali, Alessandro Antichi, a trarre le conclusioni.