Da Francesco Schettino a Francisco José Garzón Amo. Due storie diverse, due uomini con la responsabilità di proteggere i loro passeggeri. Una telefonata, un video, una foto sfoggiata tra gli amici e quella potenza dei Social Network che tutto osservano e nulla perdonano. Dopo la tragedia sono loro i sorvegliati speciali: il comandante della nave da crociera che si incaglia davanti all'Isola del Giglio ignorando gli scogli. Il macchinista del treno veloce diretto a Santiago di Compostela che ignora gli avvertimenti sonori e visivi che lo accompagnano a quella pericolosa curva. Superbia? Esibizionismo? Mancanza di una professionalità che per tanti secoli ha segnato come un marchio il ruolo di coloro che hanno ricoperto posti di grande responsabilità? Nasce il dibattito sui sistemi di sicurezza, sugli standard operativi, sulla possibilità talmente ingenua eppure così impossibile di contenere l'errore umano grazie alla più moderna tecnologia.
Nessuno avrebbe potuto avvisarli in tempo sostituendosi a loro nel momento del disastro?
Ed allora Schettino diventa il capitano che chiama l'equipaggio in plancia di comando per fare vedere quanto sia 'figo' fare inchinare una nave da crociera a pochi metri dalla costa, mentre Garzon Amo mostra le foto del contachilometri che segna i 200 orari, in curva magari, su quella stessa curva magari. Sono dei folli? Il potere del comando: che sia un timone, una leva, un pulsante, il fatto che l'ultima parola o gesto spetti ad un uomo solo, questo inizia a spaventare un mondo che professa la solidarietà e le scelte democratiche, ma non vuole assumersi troppe responsabilità e spesso manca l'appuntamento con l'autocritica.
A pagare sono coloro che si espongono, sono le punte degli iceberg, è inevitabile. Che abbiano torto o ragione, che siano carnefici inconsapevoli oppure uomini semplicemente incapaci, hanno già perso. Francesco e Francisco finiscono con il fare comodo, sono parte di un sistema che diventa diabolico quando manca l'autocritica da parte di una intera comunità. Chi sbaglia aiuta a giustificare l'incapacità di tutti. Spetta alla magistratura, agli inquirenti per primi, valutare come si siano svolti realmente i fatti che comportano l'assegnazione di una pena.
L'opinione pubblica si indigna, chiede giustizia, individua il mostro e pretende quella 'vendetta' umana che non può tornare indietro su quanto oramai accaduto: aspettando la prossima catastrofe da 'spammare' sul web. Chi è il mostro? AntLen