Arriva domani, mercoledì 24 luglio in libreria, “L’Italia di Matteo Renzi – Cronaca di un eterno futuro”, il libro-inchiesta del giornalista di FirenzeToday Diego Giorgi, sulle orme del golden boy della politica italiana, edita da Fuorionda. Un viaggio “rivelatore” attraverso le tappe dell’avventura politica del Sindaco di Firenze, dalla sconfitta alle Primarie e il riavvicinamento a Bersani in campagna elettorale, alle ambizioni mai celate rivolte alla conquista della segreteria del Partito Democratico e della premiership del centrosinistra.
Il back stage, delle sconfitte e della “rinascita politica” di quello che oggi, a molti osservatori, appare come l’uomo della provvidenza in un Pd sempre più squassato dalle divisioni interne. Già perché oggi, prima di tutto, Renzi per completare la sua corsa deve fare i conti con le correnti e le resilienze dello stesso partito che ha contribuito a “rottamare”, innestando il suo successo sulle oscillazioni di un Governo sempre in bilico e sugli “sponsor” internazionali. Nel libro… Passare dal partito per cambiare l’Italia.
E dalle primarie «aperte». Ancora una volta, come un po’ tutta questa storia, che in definitiva è fatta di eterni ritorni, Renzi vuol candidarsi alla guida del Paese e per far questo è disposto, anche mal volentieri, a prendersi la briga di tirare le fila in casa dei democratici. Semmai andando a ricolmare quel confine scavato nei mesi scorsi da quel «noi», i giovani del «fate posto», a far da contraltare a quel «loro», la vecchia classe dirigente da ringraziare e immediatamente dopo liquidare.
Da qui in poi tutto dovrà passare per un’investitura popolare, più ampia possibile. Il perché sta nelle cose: un conto è essere investiti da tre, magari quattro milioni di cittadini pronti a mettersi in coda fuori dai seggi per consegnarti il mandato; un altro da logiche di partito, anzi di corrente. Da una parte il mandato popolare, dall’altra la cooptazione vecchio stile. A cavallo tra l’estate e l’autunno 2012, quando c’era da intavolare le regole per le primarie, Renzi chiese di forzare il dettame normativo.
Allora l’Assemblea nazionale del Pd derogò alla norma che avrebbe dovuto investire solo Bersani. A Renzi fu concesso il lasciapassare; la storia poi la conosciamo. Oggi, e qui forse c’è la sensazione di una certa fragilità delle larghe intese, Renzi e i renziani chiedono l’esatto opposto, per prendersi la segreteria e, a stretto giro dall’investitura, cominciare a minare, con qualche picconata assestata al punto giusto, il cammino di un governo appeso per natura e dimensione politica.
Il resto lo potrebbe fare Silvio Berlusconi con la novella Forza Italia. Un progetto che, nei sogni del «golden boy» della politica italiana, potrebbe concretizzarsi alla fine della primavera 2014. L’autore Diego Giorgi (1979), giornalista, dopo aver lavorato per la redazione toscana de «l’Unità», collabora con il gruppo City News. Attualmente scrive di politica per Firenze Today e per Today.