Torna a far discutere e a dividere la cooperativa Il Forteto, stavolta non direttamente per lo scandalo degli abusi sui minori ma per un convegno sui prodotti caseari e sulle tecniche agricole legate al forno a legna patrocinato anche dalla Regione Toscana la stessa che nel procedimento a carico del fondatore de Il Forteto e di altri 22 imputati si è costituita parte civile. Un incontro accademico si è svolto questa mattina al Forteto, nell’aula didattica del complesso di Vicchio, con fior di esperti dell’Università degli studi di Firenze che proprio con la cooperativa organizza l’iniziativa.
Sul retro della brochure, poi, ecco tutti i loghi dei patrocinatori tra cui campeggia, stemma rosso in campo bianco, il Pegaso della Regione Toscana. La stessa Regione Toscana che a seguito di una commissione d'inchiesta ha ascoltato e preso atto di scioccanti rivelazioni in seguito alle quali ha deciso di costituirsi parte civile al processo che vede imputati il fondatore del Forteto Rodolfo Fiesoli e altre 22 persone di quella comunità. La scelta di oggi pertanto a molti è suonata come contraddittoria e inopportuna; già in passato l'ente Regione Toscana ha ripetutamente finanziato progetti della cooperativa agricola di Vicchio che va ricordato da lavoro a numerosi ragazzi, molti dei quali sono gli stessi che hanno denunciato i maltrattamenti subiti e che in quel casolare ancora lavorano.
Le attività lavorative vanno certamente distinte dalle presunte colpe di chi avrebbe dovuto guidare e tutelare i minori in affido; ma quanto emerso dalle testimonianze dei ragazzi e dalle inchieste giornalistiche ha suscitato numerosi interrogativi sulle responsabilità politiche e istituzionali che in 30 anni si sarebbero accumulate. L'iniziativa di oggi 30 maggio è però sostenuta non solo dalla Regione ma anche dalla Repubblica Italiana, dall’ Università di Firenze e dall’ Unione europea. A far sentire il proprio dissenso è il Consigliere regionale del Pdl Stefano Mugnai che ha guidato come presidente la Commissione d’inchiesta sugli affidi del Forteto.
"Se l’uso del Pegaso della Regione Toscana nella brochure che presenta il convegno sullo sviluppo rurale che si svolge oggi al Forteto è stato realmente autorizzato, siamo davanti a un’iniziativa istituzionale quanto meno inopportuna" - denuncia Mugnai - Per questo motivo ho presentato un’interrogazione urgente per sapere se l’uso del Pegaso sia abusivo o se siamo in presenza di un patrocinio concesso dalla Regione e, nel caso, se a titolo gratuito o oneroso e chi sia il responsabile di quella concessione". "E’ incredibile che ancora oggi, dopo tutto quanto è emerso, ci siano enti e istituzioni di massimo livello che, con i loro patrocini, continuano ad alimentare il credito morale verso Il Forteto.
Siamo consapevoli – sottolinea Mugnai – che la cooperativa e la comunità vogliono rappresentarsi come entità distinte. Le persone, però, sono le medesime. Non si può, a mio avviso, non tenerne conto. Non fosse altro che per rispetto di chi ha avuto il coraggio di denunciare di aver subito anni e anni di abusi e comunque in rispetto alle più elementari norme di buon senso e di cautela, oltre che di coerenza con la decisione di costituirsi parte civile". "Esprimo sorpresa, sconcerto e un profondo disappunto".
Con queste parole, Maria Luisa Chincarini, Capogruppo di Centro Democratico in Consiglio regionale della Toscana e membro della Commissione d'inchiesta sul Forteto. Rimarcando la non opportunità delle altre istituzioni nel voler patrocinare una simile iniziativa, a partire dall'Università che dovrebbe essere informata su quanto accade nella nostra Regione, credo che, se l'utilizzo del logo della Regione è stato effettivamente e scientemente autorizzato - prosegue Chincarini - siamo dinanzi a una grave disattenzione che lede l'Istituzione regionale e il lavoro profuso in questi mesi dalla Commissione d'inchiesta per far luce sugli scandali e sugli abusi che si sono perpetrati per anni a danni di numerosi minori e che oggi vedono imputati il fondatore stesso del Forteto, Rodolfo Fiesoli, e altri ventidue membri della comunità". "Lo abbiamo detto spesso: non si deve fare di tutta l'erba un fascio e confondere gli orrori della Comunità con il lavoro, spesso di qualità, della Cooperativa - aggiunge la Capogruppo - ma un impegno così diretto della Regione Toscana appare quanto meno poco coerente". "Adesso è quanto mai urgente far luce sulle dinamiche che hanno determinato l'assegnazione di questo patrocinio e sui suoi eventuali costi", conclude Chincarini.
"Se, infatti, il patrocinio fosse confermato ci ritroveremmo dinanzi a un fatto gravissimo: da un lato la Regione Toscana si costituisce parte civile contro il Forteto e allo stesso tempo continua ad affiancare la propria immagine a iniziative legate a quella comunità. Una dicotomia di comportamento inaccettabile, sulla quale pretendiamo immediata chiarezza e maggiore attenzione per il futuro". "Inopportuna" è anche l'aggettivo usato da Saverio Di Giulio, responsabile Provinciale di CasaPound per definire la partecipazione e il patrocinio di enti pubblici come la Regione Toscana e l’Università di Firenze "viste le vicende che hanno coinvolto Il Forteto". “E’ vero”, prosegue Di Giulio, “che bisogna tener distinta la ‘comunità’ de Il Forteto dalla ‘Cooperativa’ come si sostiene da più parti, ma è altrettanto vero che all’ interno della cooperativa lavora buona parte degli indagati che continuano così ad avere una sostanziosa fonte di reddito con la quale pagare le spese legali, mentre molte delle vittime sono state cacciate dalla stessa cooperativa perdendo il lavoro, la casa e qualsiasi fonte di sostentamento.
Quindi la separazione tra cooperativa e comunità può essere vera ma fino ad un certo punto”. “Ed è per questo”, conclude il Responsabile di CasaPound Firenze, “che la Regione Toscana prima di accomunare il proprio nome a quello de Il Forteto dovrebbe quanto meno attendere le risultanze del processo in corso. E dovrebbe, peraltro, pretendere che il Ministero dello Sviluppo Economico provveda al commissariamento della Cooperativa escludendo, almeno temporaneamente, gli indagati e assegnando la società stessa ai dipendenti estranei alla vicenda degli abusi.
E invece pare proprio che la Regione non abbia perso il vizio di stare con un piede in due staffe”. f.d.