di Nicola Novelli Direttore Responsabile FIRENZE- Le regole sono uguali per tutti e vanno rispettate: è quello che, nei giorni scorsi, Google AdSense ha intimato a Nove da Firenze. E se il primo giornale fiorentino on line contesta la compatibilità del regolamento commerciale con le norme nazionali, la multinazionale che fa? Cambia le regole e fa riferimento al diritto britannico. E’ questa la svolta a sorpresa che ha avuto il contenzioso che contrappone Nove da Firenze a Google AdSense. La vicenda è nota.
Due settimane fa l'amministrazione di Google AdSense ha unilateralmente sospeso la fornitura di inserzioni pubblicitarie a Nove da Firenze. La contestazione che ci è stata mossa all'improvviso è che il nostro archivio fotografico conteneva immagini pornografiche, ma la violazione delle clausole contrattuali non è stata documentata da alcuna indicazione, se non rammentando il divieto enunciato nel regolamento (probabilmente scritto negli USA) di pubblicare foto di nudo, anche parziale.
Non sapendo quali fossero effettivamente le immagini sgradite, abbiamo dovuto passare in rivista l’intero archivio on line, costituito da oltre 30.000 foto, e buttare indistintamente nel cestino centinaia di immagini pubblicate nelle nostre pagine. Di che immagini si tratta? Di foto pubblicate anche in altri giornali on line, tipo quelle che ritraggono cubiste nelle discoteche e locali notturni toscani, piuttosto che starlette in topless sulle spiagge della Versilia, foto di nudo artistico e di mostre di moda, come quelle di corpi nudi pubblicati per diritto di cronaca. La redazione di Nove da Firenze però non si è limitata ad adeguare il proprio archivio on line alle richieste di Adsense per ottenere la riammissione al circuito pubblicitario.
Ha contestato pubblicamente, con i propri articoli, la condotta della multinazionale californiana, manifestando anche perplessità per la filosofia giuridica che traspare dal regolamento di servizio di Google. Per quanto riguarda l'interruzione unilaterale e senza preavviso del servizio di fornitura delle inserzioni, la condotta di AdSense -secondo noi- pare prescindere dagli articoli 1175 e 1176 del Codice Civile italiano, che prescrivono che nell'ipotesi in cui si verifichi responsabilità per inadempimento l'altro contraente non possa automaticamente tagliare il servizio senza dare spiegazione, ma attenendosi al principio di buona fede e diligenza nello svolgimento del contratto debba cooperare con la parte inadempiente per consentirle di rimediare.
L'altro aspetto dubbio della condotta di AdSense è la definizione di "materiale pornografico", che nel contratto di servizio è stabilita in “foto di nudo, maschile e femminile, anche parziale”, mutuando probabilmente una determinazione tipica del diritto USA. In Italia invece la legge definisce come "materiale pornografico" le immagini che ritraggono organi genitali e atti di congiunzione carnale, o di libidine. Questo è il punto di vista che abbiamo manifestato nell’articolo pubblicato on line martedì scorso e che da allora ha costituito l'apertura della nostra prima pagina.
Il giorno dopo, mercoledì 24 aprile, la sorpresa: il regolamento di servizio di Google AdSense è cambiato. Mentre in precedenza l’articolato faceva riferimento giurisdizionale -in caso di contenzioso- al tribunale di Milano, l’oligopolista prevalente del mercato on line ha deciso una improvvisa modifica dei termini e delle condizioni di AdSense, riscrivendo il punto 14 che adesso è il seguente:
"Legge applicabile; giurisdizione. Il Contratto è regolato dal diritto inglese e le parti deferiscono qualsiasi controversia (contrattuale o extracontrattuale) concernente il Contratto alla giurisdizione esclusiva dei tribunali inglesi."Ma come? Nove da Firenze mette in dubbio la compatibilità del regolamento di AdSense con la legislazione nazionale e Google che fa? Cambia il regolamento facendo riferimento al diritto inglese.
E’ questa la soluzione alle contestazioni mosse dal piccolo giornale on line fiorentino? Noi crediamo che non possa finire così. Infatti Google non può “rifugiarsi” nei tribunali britannici circa le controversie contrattuali di un servizio commerciale offerto sul mercato italiano. Sappiamo cosa ribatteranno i fan di Larry Page e Sergey Brin: “E’ evidente che AdSense offre un servizio immateriale globale on line a tutto il mondo, il nostro paese è solo un pezzettino del mercato e la multinazionale nel contratto standardizzato può scegliere il la giurisdizione dirimente che preferisce“.
Ma basta fermarsi un momento a riflettere per capire che non è assolutamente così. Perché AdSense è sì un brevetto globale -come tutti i geniali servizi con cui Google ha cambiato il mondo digitale- ma quando intermedia inserzioni pubblicitarie scritte in lingua italiana opera in un mercato linguisticamente definito e geograficamente referenziato. In altre parole se le inserzioni in Italiano:
- fanno riferimento al vocabolario della lingua nazionale della Repubblica Italiana; - sono pubblicate su siti italiani iscritti nel registro nazionale; - siti i cui server si trovano per lo più in Italia, o fanno riferimento a soggetti giuridici italiani nella stragrande maggioranza dei casi;è evidente che questo segmento del mercato di Google coincide con il nostro paese, inteso come sistema normativo sovrano entro i propri confini. Altrimenti, se l’autonomia giuridica che Google si auto-attribuisce fosse estesa anche ad altri ambiti economici, solo perché riferibili a servizi immateriali, Microsoft potrebbe demandare ai tribunali USA il contenzioso commerciale di Windows, Deutsche Bank potrebbe costringere i risparmiatori italiani a citarla in giudizio solo presso il tribunale di Francoforte, mentre la vertenza legale circa il giusto indennizzo per un incidente stradale provocato da un autovettura assicurata con AXA Assicurazioni potrebbe finire per essere dibattuto in un tribunale della Guyana Francese.
Fortunatamente non è così. Ed è principio acquisito da tempo nella normazione dell’Unione Europea che un contratto commerciale standardizzato deve tutelare soprattutto la parte debole del rapporto economico. Sembra dunque che il piccolo contenzioso che contrappone Nove da Firenze all’amministrazione di Google AdSense sia diventato un caso rappresentativo di un interesse universalistico che ha bisogno di essere definito in maniera esaustiva. Forse è arrivato il momento che di questa vicenda si occupi un’Autorità garante, o comunque un ente di governo del settore, nazionale o comunitario che sia.
Se questo destino è caduto sulle spalle della redazione di Nove da Firenze, non saremo certo noi a sottrarci al gravoso compito di prendere l‘iniziativa. Altrimenti che ci staremmo a fare on line da 17 anni?