FIRENZE – E’ stato saggio rimandare l’esercizio della delega prevista dalla legge Fornero. Lo ha detto, intervenendo a Roma ad un seminario sui servizi per il lavoro, l’assessore alle attività produttive, lavoro e formazione della Regione Toscana, coordinatore per la Conferenza delle Regioni del settore lavoro. L’assessore ha sottolineato i troppi errori fatti su questo tema in questa legislatura. Nodi irrisolti. Solo negli ultimi mesi si possono citare i gravi problemi aperti sulla cassa integrazione in deroga, con il blocco dei pagamenti per le autorizzazioni dopo il 31 dicembre 2012 e l’insufficiente copertura per il 2013; la mancata iscrizione alle liste di mobilità e soprattutto la perdita degli incentivi fiscali per la riassunzione dei licenziati delle aziende sotto i 15 dipendenti; e poi la vicenda della perdita dei requisiti di disoccupazione per tanti lavoratori e lavoratrici. Le Province L’assessore ha fatto inoltre notare come, a dispetto del mancato coinvolgimento delle Regioni, pesasse sulla riforma dei servizi il problema del futuro delle Province.
A queste spetta infatti la funzione amministrativa e la soluzione istituzionale che verrà data al problema, compreso quello delle fonti di finanziamento, è un presupposto indispensabile per ogni riforma del settore. Se è stato saggio quindi, in questa fase e a fine legislatura, rinviare la riforma, ciò non toglie, sottolinea l’assessore, che il tema sia da affrontare, con l’obiettivo di far fare un salto di qualità sostanziale ai servizi e adeguarli agli standard europei. La proposta Per questo motivo l’assessore ha portato un contributo al dibattito, delineando 4 criteri cui, a suo parere, dovrà rispondere la nuova proposta in discussione: 1) un disegno più uniforme a livello nazionale, con un innalzamento generalizzato della qualità dei servizi sulla base di LEP nazionali, con un quadro di servizi ed opportunità che debbono esse garantiti ovunque (anche per la deroga ciò deve essere fatto) senza che ciò porti al riaccentramento nazionale; 2) radicamento territoriale del servizio in risposta a un mercato del lavoro che è territoriale; 3) semplificazione delle procedure anche con l’unificazione delle sedi delle politiche attive e passive; 4) integrazione pubblico privato, coinvolgendo sistema pubblico, fondi professionali, enti bilaterali, evitando ogni logica che veda il pubblico destinato a trattare i casi difficili ma puntando ad una reale integrazione. La gestione Quanto alle modalità di gestione del servizio, l’assessore della Toscana ha prospettato che un’ipotesi credibile da discutere nella prossima legislatura è quella che, passando per la riaffermazione della competenza delle Regioni e la contrarietà ad un’agenzia centrale, propone un sorta di modello federale, dove accanto ad un’agenzia nazionale che riassumesse in se le funzioni oggi di Isfol e Italia lavoro, sede del monitoraggio, del supporto alle situazioni di difficoltà, di coordinamento e promozione di progetti ed interventi di livello nazionale, vi siano agenzie regionali, di diretta emanazione dell’ente regione e impegnate nella gestione dei servizi e delle politiche sia attive che passive.
Un tale intervento dovrebbe accompagnarsi alla definizione di risorse certe per il finanziamento dell’agenzia ma anche a un intervento normativo che permettesse di affrontare anche il tema del precariato presente nei servizi, con la definizione di piante organiche standard di riferimento.