FIRENZE- ''Vinceremo e poi chiederemo a Monti di sostenere Bersani'' A dirlo è il vicesegretario dei democratici Enrico Letta. Tensione con i socialisti. Nencini convoca la segreteria del Psi: ''Se le liste sono queste ognuno per sé''. La replica: ''I patti sono stati rispettati''. Liste fatte, Bersani: ''Rivoluzione rosa, in Parlamento 40% di donne''. Le liste dei candidati a Camera e Senato sono pronte per tutte le circoscrizioni. In Toscana ci sono quasi solo candidato locali, mentre molti toscani sono stati paracadutati da altre parti: è il caso di Vannino Chiti e Francesco Bonifazi in Piemonte, Raffaele Mariani in Liguria, Rosy Bindi addirittura capolista in Calabria, Enrico Letta capolista in Marche e Campania, Lapo Pistelli in Emilia-Romagna, Simona Bonafè, in Lombardia, Ermete Realacci in Lombardia.
Per i dirigenti del Pd toscano, insomma, un successone. Alla camera, stando ai risultati delle ultime politiche sicuri di entrare nei banchi parlamentari sono in 20 ma con il premio di maggioranza il ventaglio dei nomi si potrebbe allargare da un minimo di 23 a un massimo di 27. La lista è capeggiata da Chiara Carrozza, seguita dal segretario regionale Andrea Manciulli. Molti i bersaniani, anche se la Toscana appare una delle regioni con il più alto numero di renziani (e non poteva essere altrimenti, visto l’esito delle primarie).
Al terzo posto è stata inserita Elisa Simoni, l'assessore della provincia di Firenze che ha trionfato nelle primarie fiorentine. Tra i renziani doc Luca Lotti al quarto posto, Dario Nardella, il vicesindaco di Firenze, al sesto, Maria Elena Boschi al sedicesimo, Dario Parrini all’undicesimo, Davi Ermini al diciannovesimo, Edoardo Fanucci al ventiduesimo, Federico Gelli al ventitreesimo. Questi due sperano in un buon risultato complessivo del partito per entrare in Parlamento, così come in bilico sono i nomi che seguono, quelli di Tea Albini, Lorenzo Becattini, Caterina Cappelli, Francesca Marinaro.
Al Senato i posti probabili sono 9 o 10. Dopo la dirigente della Cgil Valeria Fedeli, il secondo posto è stato preso da l'ex governatore della Regione Toscana, Claudio Martini. Lo segue Maria Grazia Gatti e la renziana Rosa Maria Di Giorgi. Dovrebbero entrare al Senato anche Andrea Marcucci, Manuele Granaiola, Laura Cantini, Donella Mattesini e Marco Filippi. Il senatore Stefano Ceccanti, non ricandicato dal Pd, ringrazia Monti, ma non accetta la sua candidatura in una diversa forza politica: "Nei giorni scorsi mi e' stata preannunciata la proposta di una candidatura nella lista Monti al Senato in posizione da configurare una elezione pressoché certa.
Solo dopo che si è conclusa ieri sera in modo irreversibile la vicenda della mia esclusione dalle liste Pd, in coerenza col sostanziale silenziamento dell'area liberal, ho proceduto a una rapida verifica della condizioni politiche, che pero' dal mio punto di vista non appaiono sufficienti. Ringrazio in ogni caso il professor Monti, a cui come italiani dobbiamo tutti peraltro molto. In particolare non e' anzitutto chiaro se l'iniziativa civica sia transitoria e trasversale per un reset dell'intero sistema dei partiti o se gia' ne prefiguri un esito, la sezione italiana del Ppe.
Scelte tutte e due positive per il Paese, ma la seconda delle quali mi vede comunque estraneo. In secondo luogo non e' chiara la direzione che si vuole imprimere alla riforma delle istituzioni, se in chiave di una rinnovata democrazia competitiva oppure stabilmente bloccata al centro. E' ragionevole che una realta' magmatica e vitale voglia sciogliere questi nodi in un processo politico e non a priori, ma questo non consente a chi si identifica chiaramente in una posizione di merito di aderire facilmente a priori.
Cio' non sminuisce in alcun modo il giudizio negativo maturato sulla riduzione di pluralismo operata consapevolmente dal Pd, prima con le regole per le cosiddette primarie parlamentari, segnate dal localismo e dal restringimento all'elettorato di appartenenza, e poi confermate con le scelte del listino". Questa mattina i soggetti promotori dei due referendum sul Lavoro (reintroduzione dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e abrogazione dell’articolo 8 sulla contrattazione collettiva) hanno depositato in Corte di Cassazione le oltre 500.000 firme per ciascuno dei quesiti.
Un altro grande successo per la democrazia partecipativa e per i cittadini, al quale anche Italia dei Valori della Toscana, insieme ai comitati di Firenze, Livorno e Pistoia, ha dato il suo contributo, raccogliendo ben ventimila firme per ogni quesito in tutta la regione. In particolare, nella provincia di Firenze il comitato unitario ha raccolto settemila firme per ogni quesito dopo una campagna che ci ha visto costantemente presenti sul territorio, con oltre 80 appuntamenti nelle piazze e nei luoghi di maggiore ritrovo della provincia.
Idv, Alba e Falcri sono stati il motore organizzativo di questa campagna, coadiuvati dal Comitato per la Costituzione di Firenze, dalla Carovana per la Costituzione, da “La Cgil che vogliamo” e da “Assemblea 26 giugno” e supportati da Fiom, Prc e Sel. Oggi sono arrivare le dimissioni dall'IDV di Federico Perugini, Vicepresidente Circoscrizione "Firenze-Rifredi": "Formalizzo le mie dimissioni irrevocabili dal Partitio politico dell'Italia dei Valori, che rappresento nell'amministrazione fiorentina come vicepresidente di Circoscrizione.
La decisione del Presidente Di Pietro di confluire nel nuovo Partito politico "Rivoluzione Civile" del Dott Ingroia, mi ha spinto a prendere questa decisione, poichè il nuovo soggetto politico che Italia dei Valori insieme al PRC,PDCI e VERDI è andato a costituire, si colloca in un'area politica di Sinistra che non mi appartiene culturalmente". Anche il consigliere comunale fiorentino Francesco Torselli, Ex-PdL, è in procinto di aderire a "Fratelli d'Italia": "Sentire Gianfranco Fini parlare di Alleanza Nazionale, di destra e di nuove formazioni politiche, lascia allibiti, sconcertati e fa perfino un po' irritare.
Alleanza Nazionale, il partito che per mire carrieriste personali ha distrutto, in Toscana vantava il 15% dei voti ed in provincia di Firenze è arrivata anche a superare il 17%. Se oggi questo elettorato è smarrito, scomparso e spaesato la colpa è tutta sua e delle sue scelte di spostarsi su posizioni centriste e a volte perfino sinistroidi, specialmente sui temi etici e valoriali. Gianfranco Fini sarà ricordato per aver sciolto, decidendo praticamente da solo, nel PdL un partito al 15% per poi uscirne dopo solo un anno con un partito all'1%.
Un'operazione politica che si commenta da sola. E la cosa più grottesca è che questa persona ha oggi il coraggio di criticare la nascita di "Fratelli d'Italia", ovvero di quel centrodestra che sarebbe dovuto essere il PdL, magari proprio se Fini, anziché pensare a tutelare soltanto i suoi interessi familiari e monegaschi, avesse pensato a creare un autentico soggetto di sintesi tra tutte le anime della destra e del centrodestra in Italia. L'operazione Fratelli d'Italia è senza dubbio una sfida difficile, che dovrà superare molti ostacoli per decollare, ma di una cosa la vicenda politica di Fini ci rende certi: peggio di lui non potremo certo finire". Continuano gli appuntamenti del movimento “Fare” in Toscana per la raccolta delle firme per la presentazione dei candidati, sia alla Camera che al Senato.
In tutti i casi, insieme ai candidati e ai coordinatori locali, sarà presente un notaio che procederà ad autenticare le firme. Come segnale di discontinuità rispetto a una diffusa prassi politica, il movimento “Fare” non ha candidato personaggi già coinvolti in maniera attiva da altri partiti: in altre parole, dalle candidature è stato escluso chiunque ha ricoperto cariche elettive o meno all’interno di un partito.