La notizia, secondo quanto si legge sui giornali, è che il governo sta effettuando gli ultimi ritocchi ma, nella sostanza, è molto probabile che accolga nessuna richiesta di deroga in base alla “spending review”. Quindi, per ciò che concerne la Toscana, resteranno tre sole province (Livorno-Pisa, Prato-Pistoia-Lucca-Massa Carrara, Siena-Arezzo-Grosseto) e un’area metropolitana, Firenze. Le due proposte avanzate la scorsa settimana dal Cal (consiglio delle autonomie) e fatte proprie dalla maggioranza in consiglio regionale ieri (ovvero 4 o 5 province più l’area metropolitana) verranno quasi sicuramente rimandate al mittente. Dopo il colpo di mannaia imposto ai bilanci pubblici dalla “spending review”, molti enti locali preannunciano grosse difficoltà nel tentativo di raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica che obbliga al pareggio di bilancio anche gli enti territoriali.
La Provincia di Firenze, nonostante i tagli pesanti imposti a Palazzo Medici Riccardi dalle successive manovre del Governo (l’ultima, a luglio, con il taglio di 13 milioni di euro) riuscirà nell’impresa di raggiungere il pareggio di bilancio già nel consuntivo 2012. Giurlani: "Lo dice anche il presidente della Corte dei Conti: i Comuni saranno costretti ad inasprire Imu e tariffe. Il governo cambi linea, i partiti che lo sostengono si facciano sentire". L'effetto che la legge di stabilità può avere sui comuni può essere devastante.
A dirlo, stavolta, non sono solo sindaci ed esponenti di Anci ma il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, durante un’audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, per l'appunto, sulla legge di stabilità. Giampaolino ha evidenziato, infatti, l'esistenza del rischio di "inasprimenti di Imu e tariffe che le amministrazioni locali potrebbero deliberare per 'compensare' gli ulteriori tagli di spesa o i nuovi aggravi derivanti dal disegno di legge". Lo stesso Giampaolino ha spiegato che “circa il 75% delle riduzioni di spesa è posto a carico degli enti locali” pari a “2,8 miliardi nel 2013 che salgono a 3,2 miliardi nel 2014” .
"Mi verrebbe da osservare – è il commento di Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana – quello che diciamo da mesi. Il fatto che la conferma dei nostri timori giunga nientemeno che dal presidente della Corte dei Conti la dice lunga sulle possibili ripercussioni della legge di stabilità. Effetti che saranno ancor più gravosi per le realtà più piccole, che verranno messe nella condizione di vera e propria impasse amministrativa. Ma siamo proprio sicuri che sia questa la strada da imboccare per il risanamento del Paese? Siamo proprio sicuri che i tagli agli sprechi, come abbiamo ripetutamente sottolineato assolutamente necessari e sacrosanti, abbiano a che fare con questa materia? Credo proprio di no – conclude Giurlani – e credo che il governo debba fare una seria riflessione.
Quanto ai partiti che lo sostengono, compreso il mio, il Pd, sarà giunto il momento di capire che il sostegno al governo Monti non significa un'acritica accettazione di qualsiasi decisione, anche la più sbagliata". Intanto i comuni si accorpano: Le amministrazioni comunali di Fabbriche di Vallico e Vergemoli hanno dato avvio ad un percorso di fusione dei due comuni, un momento storico importante e prima esperienza in Toscana per quanto riguarda i Piccoli Comuni montani. È quanto è emerso venerdì nel corso del Consiglio comunale di Fabbriche presieduto dal Sindaco Oreste Giurlani, in cui è stato approvato all'unanimità un documento che dà il via a tale percorso.
Ora i due Comuni chiedono al Presidente della Giunta regionale toscana l'elaborazione e la presentazione di una proposta di legge regionale di fusione dei due comuni da realizzarsi in tempi brevi per consentire lo svolgimento del referendum in contemporanea con le elezioni politiche del prossimo anno. Chi già si è unito ha tratto benefici? “A dieci mesi dalla nascita dell’Unione dei Comuni Fiesole – Vaglia il bilancio che se ne può fare non può essere che positivo e l’Unione non ha portato a Fiesole alcun onere nel proprio bilancio, anzi.
Le conclusioni si traggono dalla lettura degli atti riguardanti la stessa Unione che vengono regolarmente ed integralmente pubblicati sull’Albo on-line e che sono muniti del visto di regolarità contabile, attestante la copertura finanziaria, apposto dal Responsabile del dipartimento risorse del Comune”. Con queste parole il sindaco di Fiesole Fabio Incatasciato risponde alle critiche mosse dal capogruppo del Gruppo Consiliare “Cittadini per Fiesole”. Annullare la delibera del Consiglio dei Ministri che indica nel numero di abitanti e nella superficie i criteri di riordino delle Province.
E’ quanto contenuto nel ricorso che la Provincia di Siena presenterà al Tar del Lazio per tutelare gli interessi dei cittadini e dell’intero territorio. La decisione è stata presa ieri, martedì 23 ottobre, dalla giunta provinciale. “Vogliamo tutelare fino in fondo la nostra comunità - sottolinea il presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini - da un disegno di riordino che fino ad oggi ha prodotto solo caos. E’ ormai evidente che l’applicazione di criteri rigidamente quantitativi, come quelli relativi alla popolazione (350 mila abitanti) e all’estensione territoriale (2500 chilometri quadrati), si è rivelata fallimentare e inadeguata a gestire un riordino che avrebbe dovuto costruire un rapporto coerente tra ambiti territoriali e funzioni dei nuovi enti.
Con il ricorso al Tar, è nostra intenzione verificare se la delibera contenga anche vizi di illegittimità sotto il profilo costituzionale”. “Mi auguro - aggiunge il presidente Bezzini - che il governo faccia un passo indietro anche sull’ipotesi di commissariamento di tutte le Province dalla fine del giugno 2013, anticipata dal Ministro della funzione pubblica Filippo Patroni Griffi. Far decadere, prima della scadenza naturale, organi eletti democraticamente dai cittadini sarebbe un atto gravissimo e in contrasto con il dettato costituzionale.
Spero ancora in un sussulto di responsabilità, da parte del Governo e del Parlamento, per correggere le storture di una riforma che le comunità pagheranno per anni, senza i tanti sbandierati benefici per le finanze pubbliche”. Per Figline e Incisa Valdarno, che una volta uniti saranno i due Comuni più grandi che si siano fusi ad oggi in Italia, 98 chilometri quadrati ed oltre 23 mila abitanti, c’è già la data del referendum: consultivo. Si svolgerà a primavera in concomitanza con le prossime elezioni politiche, previa intesa con il ministero dell’Interno.
Per poi, se i sì prevarranno, andare al voto nel 2014. La decisione è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Toscana all’inizio del mese. Intanto nella regione famosa, almeno un tempo, per il suo acceso campanilismo, altri comuni si fanno avanti e decidono di fondersi. Succede nell’aretino, a Castelfranco di Sopra e Pian di Scò, che insieme contano circa 10 mila abitanti e 55 chilometri di superficie. Su richiesta delle due amministrazioni comunali la giunta ha infatti approvato una proposta di legge, da inviare in Consiglio regionale, per l’istituzione del nuovo comune di Castelfranco Piandiscò.
L’obiettivo è esser pronto per il 1 gennaio 2014. Come per Incisa e Figline Valdarno, che prima del 1852 erano un’unica comunità che poi il granduca Leopoldo divise, la scelta è il frutto di un percorso di avvicinamento avviato da anni: prima sinergie occasionali, poi la gestione associata di sempre più settori, quindi l’avvio di un processo di partecipazione e discussione tra i cittadini, la garanzia comunque di servizi decentrati e alla fine la decisione di fondersi, con il vantaggio di economie di scala in grado di assicurare, magari allo stesso costo, servizi migliori e un risparmio sui costi della politica, comunque già assai contenuti per un piccolo comune.
Con un premio: gli incentivi che la Regione Toscana assicura ai Comuni che hanno deciso di fondersi, 150 mila euro l’anno ciascuno, per cinque anni. Nel caso di Incisa e Figline Valdarno sono un milione e mezzo di euro. Altrettanti per Castelfranco di sotto e Pian di Scò.