Stabilimento fiorentino della Seves, convocate le parti sociali per annunciare la volontà di spegnimento di un forno e l'apertura della cassa integrazione ordinaria da dicembre per 13 settimane per 97 lavoratori su un totale di 107. "Torna nell’incertezza e nella precarietà la Seves - dicono i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi - La storia di una durissima vertenza sindacale e di una straordinaria e impegnativa mobilitazione dei lavoratori non è finita".
Rifondazione comunista, nel ribadire "il proprio sostegno e la solidarietà ai lavoratori della Seves e alle loro famiglie", condivide la preoccupazione della Rsu e chiede all’Amministrazione Provinciale, unitamente alle altre Amministrazioni Locali (Regione Toscana, Comune di Firenze), di sapere se le Istituzioni "sono in possesso di un piano industriale serio e dettagliato fatto dalla proprietà dell’azienda". "Cosa succederà tra 13 settimane?". Presentata una domanda d'attualità. Di seguito il testo. "La produzione nello stabilimento fiorentino della Seves, torna nell’incertezza e la storia di una durissima vertenza sindacale e di una straordinaria mobilitazione dei lavoratori non è finita.
Una improvvisa doccia fredda per i lavoratori. Indette immediatamente 8 ore di sciopero dai lavoratori, riuniti in assemblea, hanno organizzato un presidio davanti ai cancelli della fabbrica di via Reginaldo Giuliani dopo che l'azienda ha convocato le parti sociali per annunciare lo spegnimento del forno e l'apertura della cassa integrazione ordinaria da dicembre per 13 settimane per 97 lavoratori su un totale di 107 . Una crisi di mercato del prodotto, che potrebbe essere al di sopra delle previsioni sulle vendite del mercato edilizio, fatte al momento dell’accordo sulla ripartenza e che la mancanza un piano industriale serio mette a nudo.
Le responsabilità della proprietà sulla attuale crisi con ricaduta, sono alla base della richiesta dello spegnimento del forno e 13 settimane di cassa integrazione. Come non ricordare a questo proposito la preoccupazione della RSU e dei lavoratori che, nonostante fosse stata salvata la Seves, al momento della ripartenza rispetto ai 147 addetti precedentemente impiegati, contro i 107 di oggi, hanno espresso forti dubbi si sono rivelati fondati, a cominciare dallo scarso impegno del management aziendale sui prodotti nuovi. Il Segretario della Camera del lavoro di Firenze è intervenuto dicendo: «Si apre un altro nuovo capitolo negativo per la fabbrica.
Soprattutto perché l'azienda non ha saputo dire niente su quello che potrebbe succedere dopo le 13 settimane di cassa integrazione». Rifondazione Comunista evidenzia e concorda quanto espresso dalle RSU della Seves, che il timore più forte è la possibile cessazione dell'attività, anche perché lo spegnimento di un forno in una vetreria non è cosa di poco conto dal punto di vista economico e immette in una strada che potrebbe essere a senso unico, cioè senza il ritorno alla piena occupazione o peggio alla disoccupazione. Gli scriventi Consiglieri Provinciali di Rifondazione Comunista nel ribadire il proprio sostegno e la solidarietà ai lavoratori dello stabilimento Seves chiedono al Presidente della Provincia di Firenze e all’Assessore competente di riferire sulla vicenda della Seves, sulla nuova crisi e sulla richiesta sullo spegnimento del forno.
Chiediamo di avere un quadro sull’andamento del mercato edilizio in merito alla commercializzazione dei prodotti Seves e sulla richiesta di cassa integrazione per 97 lavoratori su un totale di 107. Altresì chiediamo che l’Amministrazione Provinciale unitamente alle altre Amministrazioni Locali (Regione Toscana, Comune di Firenze) di sapere se le istituzioni sono in possesso di un piano industriale serio e dettagliato fatto dalla proprietà dell’azienda. Cosa succederà tra 13 settimane? Invitiamo comunque la Provincia di Firenze a tenere alta l’attenzione sulla vertenza, individuando, per le proprie competenze, idonei strumenti di sostegno al lavoro, occupazione, salari e redditi dei lavoratori".