FIRENZE– Una spinta decisiva per la gestione in sicurezza del rischio alluvione nel bacino dell’Arno. L’ha impressa la Regione Toscana in questi mesi mettendo a frutto la disponibilità di oltre 110 milioni di euro derivanti dall’accordo Stato-Regione del 2005 (60% dalle casse regionali). Con queste risorse sono stati finanziati e avviati lavori per la realizzazione delle casse di espansione e per l’adeguamento dello Scolmatore di Pisa che si concluderanno nel 2016, anno del 50esimo anniversario dell’alluvione di Firenze.
Con la realizzazione di tutti gli interventi previsti Firenze sarà in grado di gestire una piena con tempo di ritorno di 200 anni (tipo quella del ’66) e si massimizza la riduzione del rischio idraulico per il territorio a valle del capoluogo fino a Pisa. Decisiva per raggiungere questo obiettivo anche l’accelerazione delle procedure, ottenuta dalla Regione attraverso la legge 35 del 2011, grazie alla quale è stato possibile procedere, dove necessario, alla nomina di commissari per la realizzazione delle opere (casse di espansione di Figline e dei Renai e Signa), definendo precisi cronoprogrammi di attuazione.
A queste misure di gestione del rischio si è aggiunta nel maggio di ques’anno una nuova normativa in materia di difesa dal rischio idraulico e tutela dei corsi d’acqua. E’ la legge regionale n.21 che vieta nelle aree classificate come PI 4, cioè a pericolosità idraulica molto elevata, nuove edificazioni o trasformazioni morfologiche negli alvei, nelle golene, sugli argini e nelle fasce laterali per una larghezza di dieci metri dall’esterno dell’argine. Vietati anche i “tombamenti” dei corsi d’acqua, vale a dire qualsiasi intervento di copertura di fiumi e torrenti, così come interventi che comportino il restringimento o la rettificazione dell’alveo, impermeabilizzazioni del fondo e trasformazioni che possono ostacolare il deflusso delle acque.
Si tratta di una superficie complessiva di 973 km quadrati (che riguarda 265 su 287 Comuni toscani), pari al 4% circa del territorio regionale e al 7% delle zone pianeggianti. Casse di espansione sul Fiume Arno e Scolmatore. Progetti finanziati con 111 milioni di euro
Cassa Figline n°1 (Pizziconi – 1° lotto). Lavori in corso. Fine lavori prevista per giugno 2014, costo 14 milioni di euro. Cassa Figline n°1 (Pizziconi – 2° lotto). Progettazione definitiva.Opere in corso di progettazione.Fine lavori dicembre 2014, costo 6,5 milioni di euro. Queste due casse invasano 5 milioni di metri cubi di acqua. Cassa Figline n°2 (Restone). Progettazione definitiva. Fine lavori prevista dicembre 2015, costo 6,5 milioni di euro, volumi 5,5 milioni dei metri cubi. Cassa dei Renai, Comune di Signa. Progettazione esecutiva. Inizio lavori primo semestre 2013 – Fine giugno 2015, costo 14 milioni di euro, volumi 11 milioni di metri cubi. Cassa di Fibbiana, Comune di Montelupo Fiorentino.
Progettazione esecutiva. Inizio lavori primo trimestre 2013 – Fine giugno 2015, costo 9 milioni di euro, volumi 3,5 milioni di metri cubi. Cassa di Roffia (Piaggioni), Comune di San Miniato. Lavori in corso . Termine lavori primo semestre 2013, costo 16 milioni di euro, volumi 9 milioni di metri cubi. Scolmatore d’Arno1, Comune di Pontedera. Progettazione preliminare. Inizio lavori 2014, costo 45 milioni. La riprofilatura dello Scolmatore permette di aumentare la laminazione delle piene dell’Arno di circa 300 metri cubi al secondo.
Da finanziare per circa 70 milioni di euro
Cassa Figline n°3 (Prulli). Progettazione preliminare, costo 25 milioni di euro, volumi 5 milioni di metri cubi. Cassa Figline n°4 (Leccio). Progettazione preliminare, costo 24 milioni di euro, volumi 10 milioni di metri cubi. Rialzamento diga di Levane. Progettazione preliminare, costo 20 milioni di euro, volumi 10 milioni di metri cubi. Per questa opera la Regione Toscana sta lavorando per ottenere il finanziamento da parte dell’Enel.La realizzazione della cassa di espansione dei Renai consente la messa in sicurezza dell’area della Piana fiorentina, mentre con la realizzazione della cassa di Fibbiana, della cassa di Roffia e con l’adeguamento del canale Scolmatore si massimizza la riduzione del rischio idraulico nella zona del basso Valdarno.
Con il completamento di questo sistema di opere, le attuali zone urbanizzate lungo l’asta del Fiume Arno, dal Casentino a Pisa, soggette a pericolosità idraulica, sono sostanzialmente ridotte con la permanenza di limitate situazioni di criticità locali risolvibili con interventi puntuali di dimensioni e costi limitati. In questo scenario permangono zone non antropizzate soggette ad esondazione del corso d’acqua, che dovranno essere considerate vere e proprie fasce di pertinenza fluviale nelle quali inibire qualunque tipo di urbanizzazione. Manutenzione: la riforma dei Consorzi di bonifica La realizzazione degli interventi strutturali è strategica per la prevenzione del rischio idraulico.
Ma un’altra attività ugualmente, se non maggiormente, importante per la prevenzione idraulica è quella di manutenzione dei corsi d’acqua che viene trattata nella proposta di legge di riforma dei consorzi di bonifica collegata alla Finanziaria 2013. Ecco i principali obiettivi della riforma:
Riduzione del numero dei comprensori da 41 a 6. Individuazione di un unico soggetto, il consorzio di bonifica, preposto alla manutenzione ordinaria di tutti i corsi d’acqua. Approvazione di un unico reticolo idraulico regionale su cui fare manutenzione, sorveglianza e controllo. Modalità chiare e trasparenti affinché ogni consorziato possa verificare il beneficio avuto. Aumento dei km di corso d’acqua soggetti a manutenzione. Definizioni di manutenzioni specifiche per ogni corso d’acqua in base alla singole caratteristiche di ciascun bacino idrografico. Gestione unitaria di ogni corso d’acqua dalla sorgente alla foce. Valorizzazione dell’attività svolta nelle zone montane, anche per limitare l’aggravio del rischio a “valle”.“Nel 2016, cinquant’anni dopo la tragica alluvione di Firenze, potremo dire di avere sotto controllo il rischio riguardante l’Arno.
E questo grazie a due iniziative che abbiamo preso di recente: la legge 35 che ha sbloccato oltre 110 milioni di finanziamenti fermi da anni, e la legge 21 con cui abbiamo vietato le edificazioni nelle zone della Toscana ad alto rischio idrogeologico”. E’ quanto ha detto oggi il presidente Enrico Rossi nel corso di una conferenza stampa in occasione del 46esimo anniversario dell’alluvione di Firenze che si celebra il 4 novembre. Hanno partecipato all’incontro l’assessore regionale all’ambiente Anna Rita Bramerini, Gaia Checcucci, segretario generale dell’Autorità di bacino del Fiume Arno, Erasmo D’Angelis, presidente di Publiacqua e Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana.
“Oggi possiamo presentare un quadro di svolta delle attività di messa in sicurezza del fiume – ha proseguito il presidente – la prima vera svolta dopo l’abbassamento delle platee del Ponte Vecchio realizzato negli anni ’70. Unica regione in Italia, la Toscana ha vietato l’edificazione nelle zone a pericolosità idraulica molto elevata, con una norma che contrasta forti interessi. Del resto abbiamo visto ad Aulla che cosa significa costruire in alveo. Poi, grazie alla legge 35, abbiamo fatto partire interventi che cambiano decisamente lo scenario e che nel 2016 ci consentiranno di centrare l’obiettivo di una forte riduzione del rischio su Firenze e sulle città a valle”.
Il presidente ha riassunto gli interventi finanziati e avviati, le casse di espansione (Figline, Renai, Fibbiana e Roffia) e la riprofilatura dello Scolmatore d’Arno. “Nel 2013 – ha continuato – troveremo le risorse, d’intesa con la Provincia di Arezzo e l’Enel, per far partire le opere sulla diga di Levane. Vorrei su questo firmare prima di Natale o all’inizio dell’anno nuovo uno specifico protocollo di intesa con l’Ad di Enel Fulvio Conti. Sempre nel 2013 ci batteremo per trovare le risorse per realizzare il terzo e il quarto lotto della cassa di espansione di Figline.
Certo se, come dico da tempo, il governo mettesse a disposizione della Toscana 50 milioni all’anno fuori dal patto di stabilità l’intera situazione di difficoltà che stiamo vivendo potrebbe cambiare. Non farlo sarebbe da sciocchi. Noi siamo disponibili anche a accordi bilaterali”. Infine il tema, fondamentale, delle manutenzioni, su cui è intervenuta l’assessore Bramerini: “La proposta di legge di riforma dei consorzi di bonifica – ha detto tra l’altro – va nella direzione della semplificazione delle competenze che verranno affidate ai comprensori, 6 al posto degli attuali 41.
Poi individueremo gli enti gestori, anche in questo caso accorpando, realizzeremo un unico piano regionale di bonifica e ridisegneremo l’intero reticolo idraulico della Toscana. Infine è nostro obiettivo individuare in modo preciso il valore del tributo di bonifica”. Un apposito ordine del giorno «per chiarire gli impegni del Comune per prevenire gli eventi calamitosi legati all’esondazione dell’Arno». Lo ha annunciato il presidente del consiglio comunale Eugenio Giani in vista del consiglio straordinario che domani si terrà alla Biblioteca Nazionale Centrale per celebrare solennemente il 46° anniversario dell’Alluvione del 1966.
«Cinque aspetti devono essere evidenziati – ha spiegato il presidente Giani – anzitutto gli interventi che consentano di creare vasche di esondazione in grado di alleggerire l’Arno prima dell’arrivo a Firenze dell’eventuale piena. Certo, nel 1966 non c’era ancora il lago di Bilancino che è in grado di trattenere e alleggerire l’onda d’urto sulla città, ma la realizzazione delle vasche di esondazione a Figline, già programmate e finanziate deve diventare una priorità da realizzare a breve con il massimo impegno della Regione Toscana».
«Quanto al secondo punto – ha proseguito il presidente dell’assemblea di Palazzo Vecchio – dobbiamo insistere sui lavori per mettere in sicurezza l’intero corso dell’Arno e i suoi affluenti che negli ultimi anni, pensiamo a quanto avvenne nel ‘92-’93 con Greve, Ema, Ombrone, hanno presentato ancor più problemi dell’Arno stesso. Lo Stato non può lasciare Regione e enti locali senza risorse a provvedere da soli a interventi che richiedono investimenti forti: la tutela dell’Arno, quarto fiume d’Italia, è problema nazionale che richiede su questo territorio una sensibilità delle autorità statali che si traduca in interventi e stanziamenti concreti».
«Terzo aspetto – ha aggiunto – è il potenziamento del sistema di protezione civile, che grazie all’uso delle moderne tecnologie, può consentire un’allerta per la popolazione che massimizza le capacità di comunicazione assolutamente assenti nel 1966. Quarto aspetto è rappresentato dalla pianificazione urbanistica che deve evitare, negli alvei, qualsiasi nuovo insediamento e la massima attenzione nella manutenzione delle sponde e di tutti i terreni interessati dal corretto deflusso delle acque.
Importante è il nuovo ruolo che l’ente Città metropolitana Firenze-Prato-Pistoia potrà svolgere in questo senso». «Un quinto elemento – ha concluso il presidente Giani – sta nel testimoniare il ricordo dei caduti attraverso un monumento da realizzare attraverso un concorso pubblico che possa far vivere la memoria del tragico evento di 46 anni fa nell’espressione autentica di un artista che abbia ben presente la capacità evocativa dell’alluvione nei cittadini di Firenze, la memoria dei 35 caduti tra la città e la provincia a causa dell’esondazione dell’Arno nel ‘66».
Il consiglio comunale si aprirà alle 9.30 dopo un breve concerto del Quartetto della Scuola di Musica di Fiesole. A fare da sfondo all’assemblea le foto dell’Alluvione del’66 scattate da Michele Rossi e le immagini inedite di Peter Water. Interverranno il presidente Giani, gli assessori presenti, la direttrice Maria Letizia Sebastiani, i capigruppo consiliari, i presidenti De Girolamo e D’Angelis, il segretario generale dell’Autorità di Bacino Gaia Checcucci. Dalle 11,30 ci sarà il raduno degli Angeli del fango e dei volontari.
Seguiranno le testimonianze dei volontari intervenuti nelle alluvioni che si sono verificate in questi anni alle 5 Terre, in Versilia, ad Aulla. Interverrà anche il capo del dipartimento protezione civile Franco Gabrielli.