“Alle porte c'è il rischio di un pesante conflitto istituzionale e politico, anche nei confronti delle nostre forze politiche di riferimento in Parlamento". Così il presidente dell'Anci Graziano Delrio, a capo della delegazione di sindaci ricevuti dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, dopo un incontro che dice sia andato “malissimo”. "Siamo entrati nella stanza del ministro - spiega al termine dell'incontro - per discutere sui risparmi di spesa e la lotta agli sprechi prevista nella spending review, ma ne siamo usciti sconcertati perchè Giarda ha confermato i nostri timori, affermando che non si tratta di tagli agli sprechi ma di un taglio ai trasferimenti".
Si tratta di un'impostazione "ben diversa da quella che ci era stata garantita dal governo, che per noi e' totalmente inaccettabile, perchè non accetteremo mai ulteriori tagli lineari a spese dei Comuni". Da qui il rischio di "un profondo conflitto istituzionale e politico - dice Delrio - se in Parlamento non verranno accolti gli emendamenti dell'Anci". Un conflitto che "si estenderà anche nei confronti delle nostre forze politiche di riferimento. I Comuni - ricorda - sono stati disponibili al massimo nel momento in cui e' stata presentata loro una proposta di riduzione degli sprechi, tanto da offrire massima collaborazione proponendo misure per correggere in modo adeguato proprio quegli sprechi". “Se invece si tratta di ulteriori tagli ai trasferimenti, non è pensabile tagliare 2 miliardi e mezzo ai Comuni in un anno e mezzo, perchè così il Patto di stabilità diventa tecnicamente irrispettabile.
Spero - conclude il presidente dell'Anci - che il presidente del Consiglio si renda conto di questa situazione molto grave". “È assolutamente inaccettabile quanto sta accadendo – dichiara il Presidente di UNCEM Toscana (Unione nazionale Comuni Enti montani) Oreste Giurlani da Roma – perché al Governo chiedevamo un lavoro puntuale fatto di responsabilità ma anche di numeri certi con la consapevolezza che non si può non passare da più autonomia. Il Governo a questo punto non ascolta la nostra proposta e non abbandona i tagli lineari.
Ne pagheranno le spese soprattutto quei Comuni minori, e ancor di più quelli montani. Per il risanamento abbiamo dato più di tutti, 22 miliardi negli ultimi anni, come nessuno tra gli altri settori dello Stato. Ora non si tratta più di tagli alla spesa ma di tagli ai trasferimenti. È fatto grave che il Ministro non abbia minimamente ascoltato le richieste dei Comuni, e le preoccupazioni a questo punto si fanno più serie ed estese”. Addio a 19 uffici postali nel territorio fiorentino: Granaiolo e Monterappoli (Empoli), Massarella e Querce (Fucecchio), Vico d'Elsa (Barberino Val d'Elsa), Romola (San Casciano in Val di Pesa), Chiocchio (Greve in Chianti), San Vincenzo a Torri (Scandicci), Osteria Nuova (Bagno a Ripoli), San Donato in Collina (Rignano sull'Arno), Diacceto e Consuma (Pelago), Donnini e Vallombrosa (Reggello), Ronta e Polcanto (Borgo San Lorenzo), Bruscoli (Firenzuola), Cavallina (Barberino del Mugello), Crespino del Lamone (Marradi).
La lista è quella inviata da Poste Italiane Spa all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom) nell'ambito del piano per la chiusura e la riorganizzazione degli uffici postali considerati "anti-economici" in tutta Italia. In Provincia i gruppi di maggioranza Pd, Idv e Sel, hanno firmato insieme a Rifondazione comunista una mozione con la quale si contestano i criteri di "economicità" adottati, perché avranno una ricaduta pesante sulla popolazione e si impegna la Giunta a farsi promotrice, nei confronti di Poste Italiane Spa, delle esigenze del mantenimento di un servizio essenziale quale quello degli uffici postali.
"Ci vuole un previo confronto con le amministrazioni locali da parte di Poste - dicono i gruppi consiliari - Si possono valutare nuove forme di collaborazione che impegnino le amministrazioni locali nell'espletamento di alcuni servizi essenziali laddove la stessa azienda sia intenzionata a non proseguire nello svolgimento della propria attività". Nuovi disagi in vista per i giudici di pace nelle realtà decentrate toscane. A fare le spese dei tagli, già nei prossimi giorni, potrebbe essere il giudice di pace di Castelnuovo.
Per questo il Comune di Castelnuovo, l'Unione dei comuni montani della Garfagnana e l'Uncem Toscana (l'Unione dei comuni e degli enti montani) stanno valutando le azioni da intraprendere per evitare la chiusura di questo servizio. "Stiamo cercando di mantenere un giudice di pace per la Garfagnana e stiamo studiando un'azione insieme ai comuni di Castelnuovo, Barga e Fabbriche di Vallico. Siamo disposti a un nostro impegno economico e per questo abbiamo anche approvato un ordine del giorno – ha spiegato Mario Puppa, presidente dell'Unione dei comuni –.
Bisogna capire come e quanto può intervenire la Regione per tutelare questo servizio di prossimità: il giudice di pace è alla stregua di altri servizi". "Possiamo predisporre un progetto e verificare i costi ma resta il fatto che non possiamo pensare che i comuni paghino servizi che sono di competenza dello Stato – ha aggiunto Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana -. Anche questo taglio, come quelli che riguardano gli uffici locali, le scuole, il trasporto pubblico, è inaccettabile.
Se togliamo questo servizio i cittadini dovranno recarsi fino a Lucca. Possiamo pensare di far venire il giudice una volta ogni tanto e di concentrare tutto il lavoro in quella occasione ma non di procedere ad una sua soppressione – ha concluso Giurlani -. Oltretutto, il discorso riguarda un'area vasta, della Mediavalle e della Garfagnana, e quindi molte persone. Non possiamo continuare a trattare i cittadini come se fossero di serie B". “L’amministratore delegato di Poste Spa, Massimo Sarmi, torni in parlamento prima della pausa estiva per spiegare i piani di ristrutturazione dell’azienda”.
Lo chiede Silvia Velo, deputata del Pd e vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera, la quale ricorda che “dopo l’audizione svolta a maggio, durante la quale l’Ad di Poste rassicurava sulla chiusura di uffici e sugli esuberi, sono state organizzate nuove proteste da sindaci e organizzazioni sindacati contro il piano di ristrutturazione. Solo in Toscana, ad esempio, si parla della chiusura di 174 uffici postali e della soppressione di oltre 400 zone di recapito. L’azienda, nel frattempo, fornisce informazioni contraddittorie: da un lato dice che le liste di uffici a rischio chiusura sono solo una comunicazione all’Agcom, dovuta per legge, sugli uffici diseconomici, dall’altro parla di accordi con i comuni per la creazione di centri multi-servizi per evitare la chiusura di uffici, progetti di cui peraltro i comuni non sono informati.
Insomma, molta confusione, poca trasparenza e tanta preoccupazione per il futuro. Chiediamo perciò all’ingegner Sarmi di venire a riferire in commissione per fare chiarezza e per dare una risposta in parlamento alle preoccupazioni di chi, giustamente, chiede di mantenere questo prezioso presidio dello Stato, come sono gli uffici postali, nelle comunità decentrate”. Nel momento in cui la spending review entra nella sua fase decisiva - domani è previsto alla Camera il voto di fiducia per il decreto sullo sviluppo, poi inizierà la discussione sulla revisione di spesa – risulta sempre più evidente la necessità di tagliare le spese in eccesso che gravano sulla macchina pubblica.
Da più parti gli enti locali stanno cercando di procedere ad un contenimento dei vari capitoli di spesa, a volte anche puramente simbolici (si pensi, per esempio, alle auto blu, alle trasferte in treno o aereo ecc.). "Tutte spese che la montagna neppure si sogna – commenta Oreste Giurlani, presidente di UNCEM Toscana (Unione Nazionale Comuni Enti Montani) in rappresentanza di 168 Comuni – Il superfluo i territori montani non sanno neppure cos'è. I Comuni e gli enti montani hanno già abbondantemente provveduto a ridurre al minimo tutto ciò che era possibile.
E la montagna vede i servizi essenziali a rischio, a causa dei continui tagli ai trasferimenti da parte del Governo: dal 2008 ad oggi, la montagna toscana ha avuto meno 25 milioni di euro, per non dire del fatto che dallo stesso anno tutte le indennità di carica sono state azzerate. Inoltre la Regione – continua Giurlani - ha calcolato che la gestione unitaria dei servizi obbligati da parte delle Unioni potrebbe portare ad un risparmio delle spese correnti di oltre 2 milioni di euro. Insomma – conclude il presidente di Uncem Toscana – abbiamo già dato.
E a fronte di questi risparmi la produttività delle Unioni montane dei Comuni si traduce in un impegno di circa 200 milioni l’anno per interventi, di cui 120 milioni di pagamenti reali sul territorio, il che conferma il ruolo fondamentale di questi organismi".