Firenze – L’appena rieletto presidente Alberto Monaci si rivolge alla platea per ricordare un “fatto noto: chi vi parla ha sempre inteso difendere queste istituzioni da ogni barbarie, inclusa quella della dilagante voglia di smantellarle”. La ragione, assicura, sta nella “convinzione che la compiacenza di molti di fronte a quello che sta succedendo – lo smantellamento del concetto stesso di rappresentanza territoriale e democratica di interessi generali delle nostre comunità -, assomigli davvero troppo ad altre distrazioni che nella storia di questo paese hanno portato a brutte esperienze, veramente brutte”.
Così è, continua, “ogni volta che la politica tace, impaurita e indebolita, di fronte all’offensiva della piazza e degli apparati. O di interessi che trasparenti – quelli sì – non lo sono davvero; e tutti lo sappiamo”. Ben oltre i ringraziamenti all’ufficio di presidenza, a tutti i consiglieri e alla struttura (in primis il segretario generale, Alessandro Mazzetti), Monaci si rivolge a “tutti i toscani” ma cita anche “professionisti, categorie, intellettuali: sono preoccupato, perché mi appaiono quasi meno lucidi della politica, tante volte stordita e intimidita dinanzi ai propri fallimenti, alle proprie insufficienze”.
Il presidente invoca “una spinta in avanti”. “A tutti dico, state attenti: qui non ci sono in ballo i privilegi di chissà quali apparati – di certo non nel Consiglio toscano -, qui c’è il rischio della fine di una civiltà giuridica importantissima, di libertà e di valori”. Una civiltà che deve essere difesa, e per questo Monaci si rivolge a tutti – anche a chi invoca il rinnovamento – perché sia chiaro: “Se quelli che siedono qui non vi piacciono, ebbene ai toscani io dico impegnatevi, portate avanti le vostre idee, la vostra voglia di cambiare è legittima, ma che sia dentro la politica, dentro queste stanze che generano le scelte”.
“Cambiate le nostre facce, ma non buttate via le vostre istituzioni, e le regole fondamentali di cui sono espressione”, incalza Monaci, che precisa di voler capire se “c’è la volontà di rinnovare dentro il confronto democratico”. “Non riducete in cenere gli statuti – continua rivolto ai toscani -, le nostre, vostre leggi. Se strappate ai vostri figli la possibilità di far sentire la loro voce, forse domani risparmieranno fiato, certo, o forse, semplicemente, smetteranno di parlare”. Il punto riecheggia anche alla luce del dibattito in corso nella stessa assemblea toscana: “Le comunità, senza istituzioni democratiche, muoiono; senza organi di rappresentanza sono mute; se assoggettate a logiche ragionieristiche regrediscono perché, ricordatevi sempre, prima o poi a qualcuno viene in mente che curare chi ha bisogno costa troppo, soccorrere chi ha necessità è superfluo, far studiare tutti non importa”.
“Prima o poi tutto può essere superfluo e specialmente la dignità e la libertà per tutti, uguali per diritto di nascita”. Monaci chiama in causa ancora “le coscienze critiche: credete davvero che si tratti solo di eliminare o abbassare le indennità? Vi siete accorti che spariscono sedi di rappresentanza di interessi locali diffusi?”. Il presidente mette in guardia dalla volontà “di dare una spallata alle assemblee elettive, soprattutto se legislative”, e torna a sollecitare: “Vi siete chiesti chi deciderà per chi? E dove, in base a quali interessi? Lo capite che dopo, domani possono esserci i Comuni nella stessa condizione delle Province, nello stesso mirino?”. Il consiglio regionale della Toscana, conclude il presidente, è finito nella rosa dei virtuosi su cui a Roma si va designando la nuova mappa del contenimento dei costi in tutte le regioni.
“Oggi, nella capitale dove siamo convocati, abbiamo titolo e dovere di fare la differenza”, anzi “rappresentiamo la differenza possibile”, afferma Monaci. “Nessuno ci ha costretto”, scelte e comportamenti questo Consiglio regionale li ha fatti “con convinzione”, continua il presidente che ricorda all’aula: nel rispetto “della politica, della costituzione di questo paese, dei nostri territori e cittadini”. L’aula si è espressa con 52 voti a favore, decisa anche riduzione a 5 membri Up.
Vittorio Bugli (Pd) ha illustrato le modifiche allo Statuto che, dalla prossima legislatura, porteranno il numero degli eletti a 40 più il presidente della Giunta, e il numero degli assessori regionali a 8. Respinti gli emendamenti del Pdl illustrati da Alberto Magnolfi su immediata riduzione a 8 degli assessori Dalla prossima legislatura il Consiglio regionale della Toscana vedrà scendere il numero dei componenti dell’assemblea a 40 (ai quali si aggiunge il presidente della Giunta), il numero degli assessori regionali (fissato in 8) e verrà cancellata la disciplina del vitalizio, che sarà sostituita da quella relativa al regime contributivo. Lo sancisce la proposta di legge statutaria, presentata dai gruppi della maggioranza (Pd, Idv, Fed.
Sin-Verdi e dai consiglieri Ciucchi e Romanelli del gruppo Misto), approvata dall’assemblea toscana all’unanimità (53 presenti, 52 voti favorevole e l’astensione di presidente di turno). Ad illustrare il testo è stato il capogruppo del Pd, Vittorio Bugli, che ha dichiarato l’accoglibilità dell’emendamento presentato dall’Ufficio di presidenza che prevede, sempre a partire dalla prossima legislatura, di ridurre dagli attuali 7 a 5 il numero dei componenti dell’Up stesso. “È un emendamento di buon senso”, ha dichiarato Bugli, “vista la riduzione dei consiglieri regionali che abbiamo deciso di determinare”.
Bugli ha spiegato che la proposta di legge statutaria “è il compimento di un iter iniziato in tempi non sospetti, quando ancora il dibattito nazionale non era concentrato sulla necessità di ridurre il numero degli eletti nei Consigli regionali”. Bugli ha anche ricordato che la discussione odierna “è legata anche alla riforma della legge elettorale, che dovremo affrontare nelle prossime settimane per adeguarla, anche riflettendo sul passaggio delle primarie che la Toscana prevede per legge, ai cambiamenti che stiamo introducendo”. Il capogruppo del Pdl, Alberto Magnolfi, ha motivato il ritiro di un’analoga proposta di legge statutaria: “Abbiamo deciso di presentare le nostre proposte sotto forma di emendamenti alla proposta di legge della maggioranza”.
Anche Magnolfi ha sottolineato che “le decisioni di sostanza previste dalla normativa in discussione erano già state assunte molto tempo fa” e per questo “il Consiglio ha le carte in regola per affrontare questi temi con serenità”. Magnolfi si è detto d’accordo con la riduzione del numero dei consiglieri a 40 + 1, con il taglio degli assessori, con il superamento del vitalizio e con l’emendamento per ridurre i componenti dell’Ufficio di presidenza. Commentando il dibattito presente sugli organi di informazione in questo periodo ha aggiunto: “Le riforme e i tagli sono indiscutibili, ma è inaccettabile che ci venga chiesto di giustificare il lavoro quotidiano che dobbiamo fare da qui alla fine della legislatura”.
Il capogruppo del Pdl ha anche illustrato gli emendamenti proposti: superare l’incompatibilità per cui, oggi, i consiglieri regionali non possono essere nominati assessori se non dimettendosi dal proprio incarico “perché questo è un modo di rafforzare il legame tra territorio e governo regionale, di tagliare la spesa e di dare un maggiore equilibrio politico istituzionale all’Ente Regione”. E Magnolfi ha rilanciato con un secondo emendamento chiedendo che “la riduzione degli assessori a 8 avvenga già nel corso di questa legislatura, entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge”.
I voti dei gruppi PdL, Udc, +Toscana, gruppo Misto non sono stati però sufficienti e entrambi gli emendamenti sono stati respinti dall’aula «L’abbassamento del numero dei consiglieri regionali a 40 unità rappresenta un buon passo avanti, ma la strada da percorrere per abbattere i costi della politica è ancora lunga. Se vogliamo risparmiare, dobbiamo cominciare ad accorpare le Asl, riorganizzare le Estav, oltre ad andare a incidere sugli enti intermedi». È quanto affermano in una nota i consiglieri regionali del gruppo “Più Toscana”, Antonio Gambetta Vianna (capogruppo) e Gian Luca Lazzeri.
«Se da una parte dalla prossima Legislatura ci saranno 15 consiglieri in meno – spiegano –, dall’altra è mancato il coraggio di togliere l’incompatibilità tra i ruoli di assessore e consigliere regionale che avrebbe permesso di avere, a conti fatti, 32 consiglieri e 8 assessori, e maggiori sinergie e collaborazioni tra Giunta e Consiglio». Di contro, «adesso il rischio, però – asseriscono Gambetta Vianna e Lazzeri –, è che a farne le spese di questo taglio siano i piccoli partiti, che rischiano di non avere più rappresentanza, e, soprattutto, alcune province che rimarranno senza consiglieri eletti».