“Leggo sulla stampa di oggi che tutta la Toscana si starebbe ribellando contro Rossi sulla riorganizzazione delle Province. Mi dispiace dover deludere tanti ardenti sostenitori riguardo al nuovo assetto delle amministrazioni provinciali. La proposta di legge è stata approvata dal Governo e successivamente da Senato e Camera. Suppongo quindi che i parlamentari che hanno deciso di dare il loro assenso ai parametri per il riordino delle Province fossero consapevoli degli effetti che avrebbero prodotto sul territorio”.
Il presidente della Regione Enrico Rossi torna così sulla questione che sta animando il dibattito politico-istituzionale in Toscana. “In effetti – prosegue – un’applicazione automatica della legge comporterebbe, ad esempio, la costituzione di una provincia composta da Prato, Pistoia, Lucca e Massa – Carrara, con capoluogo Prato. Una mostruosità più che evidente. Mi sono permesso quindi di avanzare una proposta che sta nella storia, nel dibattito politico e nella realtà socio-economica della nostra regione, quella di tre aree vaste.
Se questa non piace se ne possono, legittimamente, avanzare altre e diverse. Esse dovranno essere discusse nel Consiglio delle autonomie locali, poi in Consiglio regionale e, infine, dal governo che deciderà con un disegno di legge che passerà nuovamente dal Parlamento. Dispiace - conclude il presidente – deludere chi mi individua come unico riferimento di tutta questa vicenda, ma non è così: alla fine sarà ancora il Parlamento a decidere”. Tempi stretti e programma di lavoro serrato per la Commissione congiunta Consiglio regionale e Consiglio delle Autonomie Locali (Cal), insediata questa mattina in Palazzo Panciatichi. Sotto la presidenza di Alberto Monaci (presidente dell’assemblea toscana) i componenti dell’organismo - Marco Filippeschi (presidente Cal) e i capigruppo in Consiglio regionale, i rappresentanti del Consiglio delle autonomie e l’assessore Riccardo Nencini, delegato dal presidente della Regione Enrico Rossi -, hanno affrontato termini e passaggi istituzionali che supporteranno le decisioni della Toscana. Entro il 2 ottobre il Cal deve deliberare la propria ipotesi di riordino delle province: la commissione congiunta dovrà perciò concludere i propri lavori in tempo utile rispetto a questa scadenza, fornendo al Consiglio delle autonomie un documento di indirizzo.
Entro il 3 ottobre il Cal invia alla Regione l’ipotesi di riordino e in ogni caso la Regione, al più tardi entro il 24 ottobre, trasmette al governo una deliberazione che contiene le proprie proposte in merito (formulate in base all’ipotesi del Cal, se c’è, o anche in assenza di quest’ultima). Molti gli interventi che si sono susseguiti durante la seduta, anche alla luce delle prossime – imminenti – scadenze in sede di conferenza Stato-Regioni, sede partecipata dagli esecutivi regionali.
Il punto è che l’ordinamento statutario della Toscana attribuisce al Consiglio la potestà di adottare atti di indirizzo rivolti al governo nazionale. Quindi, ferma la disponibilità di Monaci e Filippeschi a riunire anche in modo molto serrato la conferenza congiunta per favorire tempi rapidissimi di lavoro, il procedimento per l’approvazione dell’indirizzo del Consiglio sarà il seguente: esame dell’ipotesi del Cal e, sulla base di questa, conseguente approvazione da parte dell’assemblea regionale della proposta da trasmettere al governo nazionale. Tra le questioni emerse a margine dei lavori, anche un errore nella legge nazionale sul riordino delle Province.
Infatti, si dice che entro 60 giorni dalla entrata in vigore della legge di conversione (lo scorso 15 agosto), il governo adotta il provvedimento legislativo di riordino delle Province sulla base delle proposte delle Regioni o, in assenza di queste, sulla base del parere della Conferenza unificata Stato-Regioni-Enti locali (d.lgs.281/1997). Ma c’è un “errore tecnico” nel testo della legge, perché il termine indicato (60 giorni dal 15 agosto) giunge a scadenza prima del termine entro cui le Regioni devono inviare le proposte di riordino (il 24 ottobre al più tardi), che sono il necessario presupposto del provvedimento legislativo del governo.
L’incongruenza dei termini, precisano gli uffici legislativi del Consiglio toscano, “non pregiudica in alcun modo i tempi riservati alla regione”.