di Nicola Novelli Lo scorso anno la Regione ha creato un fondo per alimentare un sistema di copertura dei rischi sanitari basato sull'autoassicurazione totale, affermando l'autonomia dalle Assicurazioni private. La Toscana ha adottato così un modello autonomo contro gli errori in corsia e i danni ai pazienti causati da operatori del Ssn, oggetto di richieste da terzi per responsabilità “professionale" e medical malpractices. La scelta è dovuta anche al fatto che negli ultimi anni le compagnie operanti sul mercato assicurativo presentavano offerte di contratti a peso d'oro per colpa della crescente sinistrosità delle ASL.
L'operazione auto-assicurazione si dice abbia fatto già risparmiare 80 milioni di euro, alleggerendo pressione e lungaggini dei contenziosi civili e penali. Ma vediamo sinteticamente come funziona questo sistema autoassicurativo senza polizze. E' stato creato un fondo annuale per i sinistri sanitari di € 40 milioni, grosso modo quanto veniva speso in precedenza per assicurare tutte le ASL toscane. La Regione valuta il rischio clinico, raccoglie le richieste danni di pazienti e familiari e conduce la transazione tramite il Centro regionale per la sicurezza del paziente, una task force istituita all'interno degli ospedali.
Sono poi le Usl a liquidare le somme dovute a titolo di risarcimento attingendo dal fondo annuale. Un ruolo rilevante acquisisce dell'Agenzia regionale socio-sanitaria, con il suo gruppo tecnico che coordina gli uffici sinistri aziendali e analizza i fattori di rischio aziendali e personali. Il punto da sottolineare -e che sfugge certo ai non addetti- è che il fondo di € 40 milioni è annuale, cioè a dire che viene alimentato annualmente con un'apposito stanziamento nel bilancio regionale.
Ma questo non significa che lo stanziamento annuale concorra a formare un fondo in cui le risorse si accumulano anno dopo anno. Al contrario al 31 dicembre di ogni anno, con lo scadere del bilancio lo stanziamento viene azzerato e rialimentato, sulla base delle risorse finanziarie disponibili annualmente. Non siamo dunque di fronte ad una "riserva tecnica" in cui i soldi regionali vengono cumulati nel tempo, ma a una sorta di massimale annuale che dovrebbe bastare a soddisfare le richieste dei danneggiati.
E sino ad oggi, per i primi due anni, non solo è bastato, ma è quasi rimasto inutilizzato. Il fatto è che i sinistri sanitari sono fenomeni complessi, che richiedono anni per essere definiti, magari con intricate vicende legali e giudiziarie. Il che significa che serve molto tempo per percepire la dimensione reale dell'esborso derivante da ogni singolo evento nocivo. Dunque la prospettiva è che con il passare del tempo la Regione si trovi esposta a una escalation di importi cumulati e crescenti, per i quali lo stanziamento annuale (e assai poco "assicurativo") di 40 milioni potrebbe, a un certo punto, essere del tutto insufficiente.
Che si farà a quel punto? Si eleverà la voce di bilancio per colmare il disavanzo dell'anno precedente? O la Regione tornerà a chiedere aiuto alle compagnie di assicurazioni? Magari proponendo una malleva retroattiva sui sinistri già verificatisi? E quale impresa sarà ingrado di fare fronte a un simile impegno finanziario? E a che prezzo? Interrogativi che delineano una prospettiva dai contorni oscuri, certo non confortante nell'epoca della spending review per chi ha voglia di guardare lontano, ai bilanci futuri dell'ente regionale nelle successive legislature.