Trentuno lavoratori del Centro Carni di qualità, azienda situata all'interno della Mercafir - supermercati del gruppo Pam - sono stati messi improvvisamente in mobilità e rischiano il licenziamento. Rifondazione Comunista chiede se c’è un nesso tra la futura Cittadella Viola e il trasferimento di profitto dal lavoro vero, alla rendita immobiliare e finanziaria. Inoltre chiede un impegno non formale alla Provincia di Firenze, congiuntamente con gli altri EE.LL., in solidarietà con la vertenza sindacale dei lavoratori del Centro Carni per la difesa dei diritti, salario e piena occupazione. "Un fulmine a ciel sereno per i lavoratori - spiegano i consiglieri provinciali Verdi e Calo' - ai quali, solo in dicembre, la Centro Carni aveva proposto la possibilità di trasferire l’attività lavorativa, prospettando l'acquisto di un nuovo capannone in previsione del progetto del Comune di ristrutturare l'area Mercafir nella quale dovrebbe sorgere la Cittadella Viola.
Si inserisce facilmente nel quadro l’elemento di trasformazione e trasferimento di profitto dal lavoro vero, alla rendita immobiliare e finanziaria, non difficilmente disgiunta dalla possibilità una bella speculazione, favorita anche dalle politiche della Giunta Renzi del Comune di Firenze, che a tutto pensano fuorché a difendere i posti di lavoro, salari e diritti dei cittadini e lavoratori. I 31 lavoratori rischiano il posto, senza avere nemmeno la garanzia di essere ricollocati nella cooperativa alla quale sarà affidata l'attività.
La denuncia viene dalla segretaria della Filcams Cgil di Firenze. «Proprio il gruppo Pani si è fatto paladino della liberalizzazione delle aperture domenicali, dicendo che è quello che serve al commercio per superare la crisi e offrire nuove opportunità di lavoro. Invece, proprio un'azienda del gruppo dà come primo risultato della liberalizzazione il licenziamento di 31 dipendenti. E' una decisione inaccettabile. Siamo pronti a dare il via a una bella bagarre». Il gruppo di rifondazione Comunista in Provincia di Firenze "interviene ancora una volta su una vicenda, che da priorità all’accumulazione di capitale attraverso i meccanismi della rendita speculativa e immobiliare cancellando le realtà produttive.
Per molti versi risulta esemplare di quanto, al di là delle interpretazioni che possano essere accusate di fantasiose, l’elemento del cambiamento d’uso dell’area Mercafir da lavorativo produttivo a turistico, alberghiero, commerciale, con annesso il nuovo stadio di Firenze ci pare un elemento da non sottovalutare in questa vicenda. Il nostro gruppo contesta la scarsa sensibilità del Comune di Firenze sul tema del lavoro e dell’occupazione a favore della rendita e della speculazione edilizia e ritiene che ci debba essere maggiore attenzione da parte delle Istituzioni alle trasformazioni del tessuto produttivo".
Nuova protesta dei lavoratori di Polimoda per il mancato rispetto del contratto integrativo. Le organizzazioni sindacali invitano il centro di alta formazione a difendere la qualità e il ruolo di eccellenza nella programmazione e a recuperare un rapporto con le realtà aziendali al fine di garantire sbocchi occupazionali per i ragazzi. Rifondazione Comunista esprime solidarietà ai 45 lavoratori di Polimoda e invita la Provincia di Firenze presente nel CdA a far rispettare il contratto e i diritti.
Necessario e urgente è avviare una verifica sulla gestione e programmazione delle attività formative e sui conseguenti sbocchi professionali. Domanda di attualità art. 39 del Regolamento del Consiglio Provinciale. Nuova protesta anche da parte dei lavoratori di Polimoda per il mancato rispetto del contratto integrativo. Polimoda è un centro di alta formazione per il settore moda riconosciuto a livello internazionale. Forma tutti i principali profili del settore – dal design, al marketing e management, alla comunicazione – in costante contatto con il mondo delle imprese.
Nato nel 1986 da un'iniziativa ideata e finanziata dai Comuni di Firenze e Prato e dalle associazioni imprenditoriali, in collaborazione con il Fashion Institute of Technology della State University di New York, Polimoda fornisce agli studenti una formazione professionale di qualità in sintonia con le esigenze delle aziende. Polimoda è anche membro dell'IFFTI (International Foundation of Fashion Technology Institutes) e svolge corsi di formazione professionale in collaborazione con la Regione Toscana, le Province di Firenze e Prato e con i contributi dell'Unione Europea.
Sono circa 45 i lavoratori in servizio al prestigioso centro di formazione diretto da Ferruccio Ferragamo. Da tempo i lavoratori e le organizzazioni sindacali stanno chiedendo l’adeguamento tabellare ai tassi d’inflazione e la riapertura di un confronto sindacale autorevole e stabile, sul tema dei diritti. Ma al centro delle proteste e delle sollecitazioni sindacali c’è anche la modalità di gestione delle attività formative e della programmazione, alla quale viene rimproverato l’’incapacità di non sapersi rinnovare e saldare alle varie realtà produttive al fine di garantire sbocchi occupazionali per i ragazzi.
Da qui parte l’invito al Consiglio di Amministrazione programmato per il 17 febbraio 2012 a “…decidere sul rispetto del contratto integrativo…” e a ristabilire corrette relazioni sindacali. "Nell’esprimere la propria solidarietà ai lavoratori di Polimoda - ancora Verdi e Calò che scrivono al Presidente della Provincia, Barducci - in lotta per ottenere l’applicazione di quanto è previsto dal contratto integrativo e il pieno rispetto dei diritti contrattuali, nel ritenere grave il comportamento assunto dal CdA nei confronti dei dei lavoratori e del sindacato, convinti che il prestigio dell’Istituto è conferito anche dal valore lavoro espresso dai dipendenti e non solo dai grandi nomi della Moda, in virtù del fatto che Polimoda realizza molti dei suoi corsi in collaborazione con gli Enti Pubblici chiedono al Presidente della Provincia di Firenze e all’Assessore competente di riferire su quanto sta avvenendo a Polimoda sul comportamento assunto dal CdA fortemente lesivo dei diritti contrattuali dei lavoratori e nel contesto della programmazione delle attività formative".
Ma le preoccupazioni in merito al comparto occupazionale toscano, dilagano su tutto il territorio. Il Vicecapogruppo Idv in Consiglio regionale, Marco Manneschi, ha espresso in aula soddisfazione per le assicurazioni fornite dall’assessore Simoncini sulla vicenda dell’azienda Ex Isi-Easy Green, in risposta alle due interrogazioni del Gruppo consiliare Idv. “L’Italia dei Valori - ha commentato infine Manneschi - ritiene che il mantenimento dell’attività principale a Scandicci e la salvezza di tutti i posti di lavoro siano priorità che la Regione, con l’impegno profuso, ha diritto di pretendere dalle imprese coinvolte”. L’assessore ha informato il Consiglio che la società acquirente sta completando la procedura presso il Tribunale i cui termini per il saldo dell’offerta scadranno il 18 febbraio e che il gruppo di banche coinvolte dalla società avrebbe espresso un giudizio complessivamnente positivo alle richieste della nuova proprietà che consentirebbero di avviare la ripresa della produttività. L’altra società coinvolta, la Eneco, ha deciso di non attendere i tempi della procedura, garantendo comunque il ricollocamento di 75 lavoratori. “Come Italia dei Valori – ha commentato Roberto Rizzo, responsabile regionale Welfare e Lavoro - continueremo a seguire la vicenda perché da sempre convinti della sfida e del progetto di riconversione industriale, insieme a tutte le istituzioni e sindacati, per favorire l’investimento sul futuro produttivo e di garanzie per tutti gli oltre 300 lavoratori”. "Siamo molto preoccupati - Monica Sgherri capogruppo e Paolo Marini consigliere regionale del Gruppo Federazione della Sinistra-Verdi - per la crisi che sta attraversando l’azienda Inthema di Subbiano, in provincia d’Arezzo.
Storico marchio del tessile, che in passato ha lavorato per le grandi firme – da Ungaro a Valentino – l’Inthema da almeno tre anni sta passando fasi non facili da gestire. Sparite le grandi commesse per le firme mondiali, dal febbraio dell’anno scorso è iniziata la cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione. Ma i lavoratori, per ora, hanno ricevuto lo stipendio per quattro mesi e poi è stato il black out. In questo momento ci sono 80 dipendenti, una sessantina sono gli operai e i magazzinieri interessati dalla cassa integrazione a rotazione, gli altri sono gli amministrativi, per il momento non coinvolti nella cassa integrazione.
Il fatto che l’azienda abbia aperto due sedi in Tunisia, negli ultimi otto anni, che danno lavoro a quattrocento persone, non fa dormire sonni tranquilli. I lavoratori chiedono con forza l’avvio di un tavolo regionale per la risoluzione della crisi, chiamando l’azienda a manifestare le sue intenzioni. Noi invitiamo la giunta a rispondere a una nostra interrogazione urgente sull’argomento, con particolare attenzione proprio alle iniziative da prendere per chiamare al tavolo regionale i sindacati, il Comune di Subbiano, la Provincia d’Arezzo".