di Nicola Novelli MONTECATINI- E' stato l'unico civile a salire sulla Costa Concordia che stava affondando e l'ultimo dei primi soccorritori a scendere all'alba, quando sembrava che tutti i passeggeri fossero stati messi in salvo. Mario Pellegrini, il vicesindaco dell'Isola del Giglio, non immaginava, dopo cinque ore estenuanti di soccorso a centinaia di persone, che eravamo solo all'inizio del calvario della nave da crociera, un calvario che non è ancora finito. Pellegrini è comunque, da quella notte, un esempio di coraggio e generosità, un modello che ha raccolto la gratitudine di una intera regione.
Venerdì scorso era a Montecatini Terme, ospite del Golf Club, dove i Lions Club di Montecatini, Empoli e Mediovaldarno gli hanno consegnato una targa ricordo per celebrare il suo valore. E' stata l'occasione per Nove da Firenze per rivolgergli qualche domanda. 48 anni, sposato con due figli, tempra di un'altra epoca, imprenditore turistico e agricoltore del vino, Mario Pellegrini è il vicesindaco dell'Isola del Giglio, ironia della sorte con delega alla Protezione Civile.
Pellegrini, è vero nelle settimane successive al naufragio ha avuto difficoltà a prendere sonno? “Diciamo che ho fatto fatica a scaricare l'adrenalina accumulata in quella notte. La tensione durante il salvataggio è stata grandissima. Anche perché quando sono salito non immaginavo quello che avrei trovato in realtà. Avevo lasciato il Sindaco sul molo per migliorare il coordinamento dei soccorsi con il comando della nave. Ma sulla Concordia ho cercato per venti minuti qualcuno che avesse in mano la situazione.
Alla fine mi sono rassegnato alla realtà, ho riunito l'unico ufficiale rimasto, un medico e un commissario di bordo e abbiamo cominciato ad occuparti dei passeggeri superstiti”. Perché nei suoi racconti non parla dei soccorritori dell'elicottero della capitaneria? “Perché erano lontanissimi da noi, a prua, e a causa del buio e del rumore non era possibile comunicare con loro. Non riuscivamo a sentire nemmeno le voci dei miei concittadini che si erano messi alla guida dei battellini di soccorso.
Nella confusione si comunicava a gesti. Abbiamo operato indipendentemente gli uni dagli altri, loro con il verricello, noi con la biscaccina da cui abbiamo fatto scendere i passeggeri uno per volta, dopo averli raccolti e messi in fila indiana sulla fiancata di sinistra. Ma gli ultimi superstiti siamo dovuti andare a cercarli nei ponti sottostanti, che non erano più percorribili in orizzontale e molti abbiamo dovuto tirarli su con la forza delle braccia grazie a una corda che aveva trovato il commissario di bordo” Ha più incontrato i compagni di quella notte, gli altri tre salvatori per caso? “Sì ed è stata una grande emozione.
E' ovvio che resteremo legati per la vita da quello che abbiamo vissuto in quelle cinque ore. Non dimenticheremo mai gli occhi dei bambini terrorizzati che ci imploravano di salvarli. Ancora oggi ho difficoltà a rimettere in ordine tutti i fatti, le cose dette e le immagini nella memoria. Ma non ho scattato nemmeno una foto con il cellulare. L'intensità è stata tale che non riuscivo nemmeno a rispondere al telefono a mia moglie, che mi chiamava disperata per sapere come stavo”. Oggi davanti all'isola rimane il relitto e ci vorranno molti mesi per rimuoverlo.
Quanto pesa quella carcassa di mare sulla stagione turistica del Giglio? “Pesa, pesa. La Regione Toscana ci ha aiutato molto, riportando tanti giornalisti al Giglio per far vedere che l'isola è sempre lì, con la sua acqua cristallina, l'ambiente naturale, i panorami mozzafiato e la ricettività turistica di sempre. Ma la stagione estiva sembra ormai compromessa. Al 50% a causa della crisi economica, ma per la parte restante per colpa del naufragio e della diffidenza che ha generato. Basta guardare su Internet, su Google quello che esce fuori di immagini e video quando di digita Isola del Giglio”. Quando il pubblico del Golf Club Montecatini gli batte le mani e il sindaco di Monsummano Terme, Rinaldo Vanni gli consegna la targa ricordo, Pellegrini è felice.
Nei suoi occhi si legge ancora l'emozione del 13 gennaio, come se il tempo non fosse passato. Quella sera Mario non ha salvato soltanto centinaia di persone dalla morte, ma si è anche preso una rivincita con il passato. Quando aveva cinque anni il vicesindaco rimase orfano, perdendo la madre proprio in un incidente navale a largo di Porto Santo Stefano. Pellegrini si schernisce e dice il vero quando afferma di non aver mai pensato a sua madre mentre si trovava sulla Concordia incagliata. Ma noi siamo convinti che ogni volta che traeva in salvo un passeggero era come se riscattasse la memoria della madre morta in mare.
Come in una nemesi del destino, salvando centinaia di sconosciuti dal mare, il bambino che è in lui riportava in vita la mamma che tanto gli era mancata. Noi vogliamo immaginarlo così, gli occhi lucidi di una persona sincera, che non ci ha pensato due volte a mettere a repentaglio la propria vita per mettere al sicuro quella degli altri. Se del caso a forza di quelle braccia da ragazzone cresciuto su una delle più delle isole del Medirerraneo. Un esempio per tutti i toscani.