“Ho sempre seguito una linea che si riassume in tre parole: vinca il migliore. E questo vale anche per la rimozione e lo smantellamento della Costa Concordia: che si realizzi il progetto più solido e con le migliori garanzie ambientali. Tuttavia è legittimo, come ha riconosciuto il prefetto Gabrielli, chiedere che la Toscana, che è intervenuta nel modo migliore durante i soccorsi e nella fase successiva, possa godere delle ricadute economiche di questa complessa operazione”.
Così si esprime il presidente Enrico Rossi, dopo aver incontrato la sera di lunedì a Roma il capo della Protezione civile, i rappresentanti della Costa e della ditta Micoperi, a cui sarà affidato il lavoro. “Penso che come base del recupero possa essere individuata Piombino invece di Civitavecchia”, ha proseguito. “Poi c’è tutta la partita del lavoro di carpenteria, in cui possono essere coinvolti i Nuovi Cantieri Apuani. Infine è logico che la nave venga trasportata al porto di Livorno, il più vicino.
Ritengo sia possibile contemperare le esigenze della bonifica della nave con quelle dei Cantieri Azimut. L’operazione è complessa e di grande impatto mediatico, credo che la sua accettabilità sociale sia tanto più forte quanto più si coinvolge il territorio, anche con con una importante ricaduta economica e di lavoro.” Il presidente Rossi ha anche ringraziato la ditta Micoperi, che ha deciso di devolvere gli eventuali utili all’Isola del Giglio: “Una scelta che dimostra sensibilità e lungimiranza”. Secondo il presidente il progetto che i tecnici della Protezione civile hanno valutato come il migliore tra quelli proposti è solido, in grado di tutelare efficacemente l’ambiente e garantito anche in termini di tempistica: la nave potrebbe essere rimossa già all’inizio del prossimo anno.
“Noi ci fidiamo – ha proseguito – ma chiediamo che la Toscana non sia penalizzata. Abbiamo costituito un comitato istituzionale, composto dal sindaco del Giglio, dai sindaci e dalle autorità portuali di Livorno, Piombino e Carrara e dalla Provincia di Grosseto. Ci riuniremo al più presto per concordare che cosa possiamo proporre all’impresa. I miei viaggi a Roma hanno dato risultati interessanti, abbiamo ottenuto una apertura sulla legittimità della nostra richiesta da parte del prefetto Gabrielli e segnali positivi da parte della ditta”. “Al di là delle responsabilità del comandante Schettino – ha concluso il presidente Rossi – c’è un problema oggettivo di controllo delle rotte. Tuttavia il naufragio non ha certo giovato al buon nome dell’Italia.
Se l’operazione di rimozione sarà ben fatta potremo rimediare. Se ci sarà lavoro e un po’ di sviluppo per la Toscana avremo fatto il nostro dovere”. “La Concordia deve restare in Toscana”: l’invito arriva da Cna Nautica che rafforza la posizione del Governatore della Regione Toscana, Enrico Rossi intervenuto al termine dell’ufficializzazione dell’assegnazione dei lavori per la rimozione della Costa Concordia al team Titan-Micoperi.
Per Andrea Giannecchini, toscano, viareggino, Referente Cna Nautica Nazionale, anche la sola ipotesi di trasportare il relitto della Concordia lontano dalla Toscana - Genova, Civitavecchia, Palermo le altre mete in lizza insieme a Livorno – “è una beffa. Esiste una normativa internazionale in merito. Deve essere rispettata”. La Concorda, questa la sostanza, potrebbe essere una grande opportunità per il tessuto artigiano e delle piccole imprese non solo livornesi ma di tutta la Toscana – vedi i Cantieri Apuani ma sono molte le realtà con potenzialità e competenze che potrebbero essere coinvolte - già pesantemente vessate dalla crisi internazionale.
“La rimozione del relitto con tutte le operazioni connesse può diventare una straordinaria occasione di rilancio per le nostre imprese e per l’economia locale – spiega Giannecchini – non ha davvero senso pensare, anche solo ipotizzare, che il relitto sia rimorchiato per centinaia di miglia marine su e giù per l’Italia con rischi imprevedibili per la sicurezza e per l’ambiente. Livorno è dotata di un grande bacino di carenaggio, tra i più grandi del mediterraneo attualmente non utilizzato, capace di accogliere la carcassa della nave da crociera.
Potrebbe davvero essere l’occasione per Livorno di rimettere in moto un’economia da sempre importante per la città e per la Toscana: quella delle riparazioni navali internazionali”. Secondo il Referente Nazionale di Cna occupare altri bacini, eventualmente di Palermo o Genova, avrebbe un costomaggiore: “Significherebbe infatti tenere occupato per jl tempo minimo dlele perizie necessari per queste imbarcazioni precludendo altre opportunità. Per il bacino di Livorno – spiega ancora – è un treno da non perdere”.
Giannecchini lancia anche una proposta molto interessante: “parte dell’Iva generata dalle lavorazioni connesse allo smantellamento ad un fondo speciale per il ripristino delle aree marine ed ambientali danneggiate”. Cna chiede di “non restare a guardare”, di usare tutti gli strumenti per “evitare lo scippo della Costa Concordia” e lancia l’idea di un dibattito pubblico. In ballo ci sono 200 milioni di euro di lavori per lo smaltimento che potrebbe rimettere in moto una parte dell’economia legata alla cantieristica emetalmeccanica che si stima essere intorno ai 50 – 60 milioni di euro l’anno.
Un braccio di ferro che secondo Cna può essere evitato con “intelligenza e buonsenso” e con il contributo di tutti gli attori del territorio regionale: “Il mondo del lavoro toscano – conclude Giannecchini – deve essere coinvolto. E’ la Toscana, il suo arcipelago più prezioso ad avere subito i danni di questa triste tragedia. Confrontiamoci. Non possiamo sopportare anche la beffa”.