Il sindaco Matteo Renzi ha annunciato lo stato di crisi alla Fondazione del Maggio, scatenando la replica dei sindacati e della politica. Un piano che prevede l'esubero di 50 dipendenti, votato da "un CdA squalificato, scarsamente autorevole e poco credibile sul piano gestionale e programmatico" questa la definizione data dal gruppo di Rifondazione in Provincia di Firenze del consiglio di Amministrazione del Maggio Musicale fiorentino. "L’avvio della procedura prevede di esuberare 50 lavoratori entro 120 giorni, mentre il risanamento annunciato due anni fa rivela solo l’incapacità di fare impresa da parte di questo Cda. Ancora pesante è il tributo sociale richiesto ai lavoratori che da tempo hanno già dato" Rifondazione Comunista denuncia così "la pericolosità dell’operazione ancora tutta giocata sulla pelle dei lavoratori e sulle attese di una città che è stanca di vedere dissipare il proprio patrimonio culturale, professionale e lavorativo".
Andrea Calò e Lorenzo Verdi hanno presentato in merito una domanda di attualità al presidente della Provincia di firenze andrea Barducci ed al presidente David Ermini: "Dopo anni di sbilanci in perdita - 8,2 milioni nel 2010, 3,2 milioni stimati nel 2011 - e un indebitamento che ha ormai superato i 27 milioni , il Teatro guidato dalla Sovrintendente Colombo – con un profilo di scarsa responsabilità sociale - che aveva ottenuto anche quote del proprio salario facendole rinunciare in parte dai lavoratori e non è riuscita a risanare un bel niente, anzi fa sprofondare in una crisi strutturale senza via di uscita uno più prestigiosi teatri lirici italiani. Le motivazioni adottate da il Sindaco di Firenze, la Sovrintendente e il CdA, dopo le pessime performance gestionali, sono la “… riduzione dei costi del personale e il pareggio dello sbilancio economico…” mentre la formula di rito dello stato di crisi aziendale assegna “….120 giorni di tempo per trovare delle soluzioni…”. Preoccupante è che a ricercare delle soluzioni per superare lo sfascio totale della Fondazione siano coloro che le hanno generate con spese folli e scarsamente motivate e con una inesistente capacità di fare impresa. In sostanza, il Cda ha votato l'apertura della procedura di mobilità per i lavoratori, con l'obiettivo di riportare il bilancio 2012 in "pareggio strutturale", risultato mai raggiunto nella storia della Fondazione.
Le altre misure destinate a centrare l'equilibrio di bilancio sono, secondo quanto reso noto dal Cda, la riduzione dei costi e l'aumento dei ricavi di due milioni. Dunque il percorso annunciato dalla Fondazione attraverso la formula dello stato di crisi decreta il totale fallimento politico e gestionale e soprattutto evidenzia come non sia stato possibile avviare alcun risanamento con l’attuale strategia sostenuta dalla Sovrintendente & Soci. A nostro avviso è pericolosissima l’operazione approvata dal Cda che vota di mettere in mobilità i lavoratori quando a 500 di essi aveva ottenuto di rinunciare a una quota del Tfr (2,2 milioni complessivi) per risanare il deficit. Gli scriventi Consiglieri Provinciali di Rifondazione Comunista nel denunciare la gestione fallimentare della fondazione e il mancato risanamento dello sbilancio economico, nell’evidenziare le pessime performance gestionali tenute dal Cda chiedono al Presidente della Provincia di Firenze e alla Giunta di riferire sulla situazione del Maggio Musicale, sull’annuncio dello stato di crisi e sulla volontà espressa di “esuberare” almeno 50 lavoratori nei prossimi 120 giorni quale misura necessaria per “salvare” il prestigioso Teatro Lirico. Altresì chiediamo di sapere dall’Amministrazione Provinciale l’elenco dettagliato delle spese sostenute dal Cda in materia di programmazione, personale e contrattualistica varia ivi compreso la verità su come si deve concretizzare un risanamento mai realizzato e annunciato da oltre due anni fa dal Sindaco di Firenze nonché presidente della Fondazione e quali saranno gli ulteriori sacrifici sociali che il Cda avrà intenzione di attivare.
Infine chiediamo di sapere l’esito dei pronunciamenti sindacali e lo stato delle relazioni alla luce di questo nuova e pesante scelta gestionale giocata ancora una volta sulla pelle dei lavoratori e sulle attese di una città che è stanca di vedere dissipare il proprio patrimonio culturale, professionale e lavorativo".