Italiani per lingua, nascita, abitudini, residenza, extracomunitari per lo Stato. Il paradosso degli immigrati di seconda generazione, nati nel nostro paese da genitori stranieri, è stato il tema al centro della tavola rotonda ‘E' permesso essere italiani? Il riconoscimento della cittadinanza per nascita’, che si è svolta questa mattina a Palazzo Vecchio. L’iniziativa è stata organizzata dall’assessorato all’educazione con Cgil, Cisl, e Uil. Moderati da Paolo Ermini, direttore del Corriere Fiorentino, sono intervenuti l’assessore all’educazione e alla legalità Rosa Maria Di Giorgi, Roberto Pistonina, segretario generale Cisl, gli onorevoli Fabio Granata (FLI) e Livia Turco (PD), don Giovanni Momigli, direttore dell’ufficio pastorale sociale della diocesi di Firenze.
Nima Sharmahd, ricercatrice dell’università di Firenze, e la studentessa Diana Kapo hanno portato le loro testimonianze. «E’ tema che va affrontato con urgenza – ha sottolineato l’assessore Di Giorgi – il mondo sta cambiando e abbiamo la sensazione di essere molto indietro. Il dato positivo è che partiti e movimenti si stanno muovendo, in Parlamento sono stati presentati appositi disegni di legge. E Firenze ospita questa iniziativa non a caso: il nostro popolo è tradizionalmente accogliente e questa città è diventata così bella e importante perché è sempre stata un luogo di intrecci e di scambi». «Siamo per uno ius solis ‘temperato’ – ha aggiunto Rosa Maria Di Giorgi – per raggiungere questo obiettivo bisogna individuare le modalità sulle quali far concordare le varie forze politiche.
Un cammino comune, dunque, per prevedere di concedere la cittadinanza italiana dopo un certo periodo che si vive in Italia, ad esempio dopo aver concluso il ciclo di studi». Il Laboratorio Teatrale “La stanza dell’attore” presso il Liceo Classico Michelangiolo, tenuto da Giovanni Micoli, ha partecipato con i suoi giovani attori: i ragazzi hanno interpretato brevi monologhi o dialoghi da loro stessi scritti; si è andati da un dialogo, in stile ‘Signor G.’ di Giorgio Gaber, tra una giovane cittadina italiana ed una ragazza nata in Italia ma priva della relativa cittadinanza al monologo di un’adolescente di origine marocchina che vorrebbe correggere l’errore di lingua italiana all’interno della frase con cui viene insultata da un tizio, passando per il breve monologo di chi non capisce perché pur essendo nata nel nostro Paese ed avendo tutti i difetti tipici degli italiani - non paga il biglietto del tram, non rispetta la fila alla posta, gesticola quando parla, usa più il clacson che la frizione quando guida e quant’altro - non possa essere cittadina italiana.
Nel Salone dei Duecento erano presenti anche i componenti della commissione pace e diritti umani, presieduta da Susanna Agostini.