Compagni di banco, ma stranieri. I bambini nati in Italia da genitori immigrati non sono cittadini di questo Paese. Perché? Alla domanda cercheranno di rispondere, lunedì prossimo in Palazzo Vecchio, l’assessore all’educazione e alla legalità Rosa Maria Di Giorgi, Roberto Pistonina, Segretario Generale Cisl, gli onorevoli Fabio Granata (FLI) e Livia Turco (PD), don Giovanni Momigli, direttore dell’ufficio pastorale sociale della diocesi di Firenze in una tavola rotonda moderata da Paolo Ermini, direttore del Corriere Fiorentino. L’iniziativa, dal titolo ‘E' permesso essere italiani? Il riconoscimento della cittadinanza per nascita’, è stata presentata questa mattina dall’assessore Di Giorgi insieme a Susanna Agostini, presidente della commissione pace e diritti umani, Carla Bonora (segretaria confederale e responsabile politiche dell'immigrazione per la CGIL) e Cristina Prioreschi (segreteria CISL-Firenze con delega alla politiche dell’immigrazione). La tavola rotonda, che si svolgerà nel Salone dei Duecento, avrà inizio alla 9.30 con i saluti del sindaco Matteo Renzi e prevede le testimonianze di Nima Sharmahd, ricercatrice dell’università di Firenze e la studentessa Diana Kapo. Il Laboratorio Teatrale “La stanza dell’attore” presso il Liceo Classico Michelangiolo, tenuto da Giovanni Micoli, parteciperà con i suoi giovani attori: i ragazzi interpreteranno brevi monologhi o dialoghi da loro stessi scritti; si va da un dialogo, in stile ‘Signor G.’ di Giorgio Gaber, tra una giovane cittadina italiana ed una ragazza nata in Italia ma priva della relativa cittadinanza al monologo di un’adolescente di origine marocchina che vorrebbe correggere l’errore di lingua italiana all’interno della frase con cui viene insultata da un tizio, passando per il breve monologo di chi non capisce perché pur essendo nata nel nostro Paese ed avendo tutti i difetti tipici degli italiani - non paga il biglietto del tram, non rispetta la fila alla posta, gesticola quando parla, usa più il clacson che la frizione quando guida e quant’altro - non possa essere cittadina italiana. «Nel nostro Paese – ha ricordato l’assessore Di Giorgi - il dibattito si è aperto grazie all’intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione dell’incontro dedicato ai “Nuovi Cittadini Italiani” che si è svolto al Quirinale il 15 novembre dello scorso anno.
In Italia riconoscere a chi è cresciuto nel nostro Paese una cittadinanza a pieno titolo significa immettere energia nuova nelle nostre comunità e rivitalizzare le risorse positive già presenti. In un momento in cui si fa un gran parlare di diritti e responsabilità, quella sulla cittadinanza può diventare una scelta che favorisce e cementa la coesione sociale». «Nelle nostre scuole – ha spiegato l’assessore all’educazione – i bambini immigrati rappresentano, in media, il 18% degli iscritti.
Sono quindi tanti bambini nati qui che parlano il fiorentina e tifano Fiorentina: che non siano italiani è assurdo. Questa è una battaglia di civiltà alla quale il Comune di Firenze deve partecipare, naturalmente senza creare difficoltà e con i necessari aggiustamenti: non vogliamo certo un’Italia dove si viene a partorire per garantire la cittadinanza al proprio figlio». «E’ poi necessario – secondo Rosa Maria Di Giorgi – che questa scelta sia accompagnata da un grande lavoro culturale.
Bisogna far capire a molti che una visione di questo tipo non implica, a differenza di quanto ne pensa la Lega, una invasione dunque né di immigrati e neppure di stranieri ma una oggettiva, naturale modifica che può dare solidità al vivere delle nostre città. Questo infatti significa aumentare la responsabilità e l' appartenenza di persone che sono nate e cresciute nel nostro Paese. Significa favorire la loro partecipazione e investire sul futuro». «Nel mezzo all’acceso dibattito nazionale sullo ius soli – ha sottolineato Susanna Agostini – dalla nostra città arriva un’iniziativa che vuol portare un contributo positivo.
Firenze vuol porsi come un’ideale ‘capofila’ in un’Italia in grado di guardarsi al suo interno per progettare il futuro, ponendo al centro il tema dei diritti. Gli immigrati sono stati e restano fondamentali: il nostro Paese, per tanti lavori e più particolarmente per la cura delle persone e la sussidiarietà del welfare, è stato costretto a fare ricorso a braccia e cervelli di cui si andava assottigliando l’offerta nazionale. Oggi, dopo aver chiesto e ottenuto molto, l’Italia ha il dovere di consolidare l'idea di comunità a partire dalla fotografia dell'esistente.
Una realtà ineludibile le donne e uomini anche di seconda e terza generazione di origina straniera che compongono la società attuale. Mantenere la popolazione coesa e solidale a garanzia di sviluppo economico e crescita sociale, grazie all' apporto delle generazioni di immigrati nati nei suoi confini». «Si tratta, come si vede, di un tema fondamentale – ha concluso la presidente Agostini - per questo lunedì, nel Salone dei Duecento, saranno presenti i componenti della commissione pace e diritti umani»