Oggi gli assessori Daniela Scaramuccia (diritto alla salute) e Salvatore Allocca (welfare e politiche per la casa) hanno presentato il nuovo Piano nel corso di una conferenza stampa, e illustrato gli obiettivi e le strategie che guideranno le politiche sanitarie e sociali dei prossimi quattro anni. Sottolineando, appunto, le due novità. Per la prima volta il Piano è sanitario e sociale insieme, con una forte integrazione che, accanto a capitoli strettamente sanitari – screening, lotta ai tumori, rete ospedaliera, rischio clinico, malattie croniche, ecc.
-, ne vede altri squisitamente sociali, come i diritti di cittadinanza, il diritto alla casa, il contrasto alla fragilità e alla disuguaglianza, in una logica di pensiero e di stesura univoca. E per la prima volta è stato costruito in modo partecipato. La redazione del PSSIR è stata preceduta da una “fase di ascolto”: una serie di incontri che, con la collaborazione di Anci, Uncem, Upi, Società della Salute, nei mesi passati hanno coinvolto cittadini, professionisti, operatori, amministratori.
Il Piano è stato formulato anche sulla base di quanto è emerso da questi incontri. “Voglio sottilineare che per questo Piano non si parte da zero, ma si fa tesoro dei Piani sanitari precedenti – osserva l’assessore Daniela Scaramuccia – In Toscana partiamo da una realtà molto buona. Ma la sfida comunque c’è. Per vincere le tante sfide che l’attuale situazione socioeconomica ci lancia sono necessarie scelte oculate, ma decise, che non consentano di disperdere energie e che siano capaci di segnare il passo al cambiamento di scenario fondamentale per la sostenibilità e lo sviluppo del sistema.
La scelta di integrare le politiche sanitarie e sociali, assunta in tempi meno difficili, rappresenta un valore e un’opportunità per il sistema. Il nostro obiettivo è costruire salute: non solo come semplice assenza di malattia, ma come stato di completo ben-essere, secondo le indicazioni dell’Oms. Prima di tutto dobbiamo avere la consapevolezza che scegliamo di vivere in salute o in malattia con le nostre scelte di vita quotidiana. Quindi anche il cittadino è chiamato a svolgere un ruolo di protagonista per il suo benessere”. “Uno degli elementi centrali del Piano – dice l’assessore Salvatore Allocca – è il rafforzamento del processo di integrazione, basato sul concetto di salute non soltanto come mancanza di malattia, ma anche come benessere psico-fisico e relazionale.
Un altro aspetto da evidenziare è la persona al centro del sistema. Per quanto riguarda il sociale, che ancor più della sanità soffre della diminuzione delle risorse, diviene necessaria e obbligata la costruzione di un nuovo modello, che abbia come obiettivo l’equità della distribuzione delle risorse e la capacità di intendere il sociale non solamente come prestazione di servizi, ma anche come capacità di mettere mano alla crisi sociale che ha determinato le tante solitudini che stanno attraversando la nostra società.
L’aver affrontato un piano quinquennale – sottolinea ancora Allocca – in una condizione di crisi e di instabilità, sia economica che legislativa, è una sfida difficile quanto necessaria, perché proprio in una condizione di incertezza è indispensabile dotarsi di una bussola per governare il processo”. I LEP, i Livelli Essenziali delle Prestazioni di assistenza sociale, rappresentano il quadro riassuntivo degli obiettivi dei servizi sociali sul territorio, con lo scopo di consolidare e ampliare la consistenza e la qualità delle risposte esistenti.
Con la loro definizione vengono stabiliti gli obiettivi di servizio, le linee di intervento e i possibili beneficiari. La loro individuazione e definizione, in assenza di un quadro di riferimento a livello nazionale, si configura come un percorso sperimentale da implementare e mettere a regime, sia sotto il profilo finanziario ed organizzativo che rispetto ad uno specifico intervento normativo che ne inquadri, almeno in termini generali, contenuti, linee di intervento, potenziali destinatari e dimensione territoriale di erogazione. L’immigrazione.
In questo ambito si punta a potenziare la rappresentanza dei cittadini stranieri, la promozione della loro partecipazione alla vita pubblica locale e la diffusione di positive relazioni con le istituzioni territoriali. Attraverso il riconoscimento della titolarità piena dei diritti politici (diritto di voto alle amministrative), la promozione dell’associazionismo straniero (Consigli e le Consulte degli Stranieri), il coinvolgimento delle “seconde generazioni”, con attenzione particolare alla diffusione della conoscenza del servizio civile regionale.
Inoltre, rafforzamento delle reti dei punti informativi a sostegno dei cittadini stranieri nelle procedure di rilascio e rinnovo dei titoli di soggiorno (in collaborazione con ANCI), creazione di una rete territoriale di servizi di tutela e prevenzione e contrasto degli episodi di discriminazione, operanti nell’ambito degli enti locali e degli organismi del terzo settore, in raccordo con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR). Lotta alle discriminazioni. La Regione ha emanato due leggi in proposito, la 16 del 2009 sulla “Cittadinanza di genere” e la 63 del 2004 contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.
La Regione intende sviluppare l’Osservatorio permanente sui fenomeni omo e transfobici, atti di bullismo, violenza, prevaricazione e odio attraverso il censimento e monitoraggio dei casi di discriminazione in Toscana e lo studio del fenomeno, la realizzazione e la verifica periodica dello stato di attuazione delle politiche sancite nella legge 63. Lavoro che servirà come base conoscitiva per l’avvio di azioni concrete di contrasto. Saranno promosse ulteriori azioni specifiche contro l’omofobia, per il rispetto delle differenze e il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle persone omosessuali e transessuali.
Verrà rafforzato un percorso, in collaborazione con la Direzione Scolastica Toscana, con lo scopo di supportare la scuola per il miglioramento degli apprendimenti che concorrono a sostenere il diritto alla cittadinanza attiva e consapevole. La Regione proseguirà il supporto alla Rete RE.A.DY, Rete nazionale per lo sviluppo di azioni positive e la diffusione di buone prassi, di cui è tra i soci fondatori. Il diritto alla casa, intesa sia come alloggio in quanto tale ma anche come strumento di salvaguardia della coesione sociale.
L’alloggio sociale deve essere adeguato, salubre, sicuro, adeguato alle esigenze del nucleo familiare ed il canone di locazione deve essere correlato alla capacità economica del nucleo familiare, alla sua composizione e alle caratteristiche dell’alloggio. A questi bisogni la Regione intende dare priorità, attivando nuove linee di azione e potenziando quelle già esistenti. Un’attività complessiva diretta a rimuovere gli ostacoli che impediscono a parte dei residenti di avere un alloggio adeguato sotto il profilo della dignità umana, della salute e della sicurezza, e per costruire una società toscana più equa e solidale e con minori diseguaglianze. L’obiettivo è arrivare a una normativa che ufficializzi il ruolo e le competenze delle “Agenzie Sociali per la Casa” e costituire un sistema regionale omogeneo e diffuso su tutto il territorio. Le agenzie dovranno lavorare in rete in stretta sinergia con gli uffici della Casa e del Sociale dei Comuni, operare a favore sia della popolazione italiana che straniera, svolgere azioni di mediazione per il superamento delle barriere culturali e linguistiche, nonché di assistenza legale/amministrativa per le attività da queste svolte, ma soprattutto di ricerca attiva degli alloggi sfitti presenti sul mercato con attività di calmierazione dei prezzi degli affitti anche con l’attivazione di propri appositi fondi atti a fornire garanzie di base a favore dei proprietari. La normativa definirà i requisiti di base, costitutivi e di funzionamento, per potersi definire agenzia e poter usufruire di eventuali finanziamenti regionali.
Sarà costituito un elenco ufficiale. Altri obiettivi. L’aumento dell’offerta di alloggi di edilizia sociale destinati alle fasce più deboli della popolazione: alloggi ERP e alloggi con altro titolo di godimento. Diversificare l’offerta di accesso all’alloggio sociale sia per dare risposte a soggetti sociali emergenti (nuclei uni-personali, famiglie monoreddito e/o con lavoro precario, giovani, immigrati, anziani, giovani coppie, convivenze, ecc.), sia sperimentando modalità innovative di coinvolgimento dell’utenza in processi e stili di vita non convenzionali (cohousing, condomini solidali, autocostruzione, autorecupero), sia attraverso alloggi temporanei per fronteggiare le emergenze.
Innalzare gli standards qualitativi sia edilizi che urbani dell’edilizia residenziale sociale, sia dal punto di vista del comfort abitativo che della sostenibilità ambientale. I giovani toscani. Obiettivi su questo versante: accrescere il benessere fisico, mentale e sociale, coinvolgerli nella definizione delle politiche di salute, promuovere la partecipazione alla programmazione e gestione delle iniziative ed individuare forme di consultazione che garantiscano la loro rappresentanza in momenti formali ed informali.
Promuovere la valorizzazione della conoscenza e stimolare l’autonomia e la partecipazione attiva dei giovani anche con il Servizio Civile Regionale. Promozione e rafforzamento delle reti sociali: il sociale d’iniziativa. Accompagnare i servizi istituzionali e il terzo settore al rafforzamento delle capacità d’ascolto delle nuove vulnerabilità sociali e allo sviluppo di nuove competenze per la gestione di processi inclusivi e partecipativi con i nuovi soggetti vulnerabili nel campo sociale e socio-sanitario introducendo pertanto un nuovo percorso. Percorsi d’integrazione, educazione e comunicazione interculturale, attraverso la Promozione di un’azione di carattere sociale in raccordo con le politiche dell’istruzione per promuovere percorsi di insegnamento della lingua italiana alla popolazione straniera adulta con attenzione ai processi tesi a facilitare l’inserimento dei minori in ambito scolastico.
Lo scopo è facilitare l’accesso a una cittadinanza attiva e a una piena fruizione dei servizi territoriali. Altre azioni previste in campo sociale riguardano la tutela di bambini e adolescenti, il sostegno alla fragilità delle persone e delle famiglie, quello alle famiglie multiproblematiche, lo sviluppo della rete dei servizi diretti al superamento dei conflitti familiari, il sistema integrato di servizi per le famiglie, il contrasto alle povertà e al disagio abitativo, alla violenza di genere, alla tratta, il sostegno ai detenuti Di seguito, per punti, una breve sintesi del contesto sociale toscano. Le difficoltà economiche delle famiglie L’avvento della crisi economica ha aggravato il processo di erosione della base sociale del welfare, la famiglia, indebolendone la tradizionale funzione redistributiva del reddito.
Sono emerse nuove forme di povertà prima sconosciute. Le famiglie con bambini e ragazzi non più in grado di soddisfare i bisogni primari oppure in stato di bisogno a causa di eventi straordinari passano da 9.770 nel 2007 a 10.776 del 2009. Oltre 3 famiglie toscane residenti su 4 hanno una casa in proprietà. Il 14,4% paga un mutuo e circa il 6,8% è in arretrato con il pagamento delle bollette. Sempre meno lavoro Il tributo maggiore lo hanno pagato soprattutto i lavoratori più giovani: il calo occupazionale rispetto al primo semestre 2010 del 18% per la fascia 15-34 anni. Sempre più anziani… Nel 2008, la speranza di vita alla nascita ha raggiunto 79,6 anni per gli uomini e 84,8 anni per le donne.
L’indice di vecchiaia (numero di anziani oltre i 64 anni per 100 giovani di età inferiore ai 14 anni) è 184, il valore più alto dopo Liguria e Friuli Venezia Giulia. Gli ultra74enni sono quasi il 12% del totale della popolazione. Nei prossimi dieci anni il numero degli over65 residenti in Toscana passerà dagli attuali 867.000 a circa 962.000. … e sempre più non autosufficienti Come conseguenza diretta, nei prossimi dieci anni aumenteranno in modo rilevante i bisogni socio-sanitari ed il numero delle persone non autosufficienti.
A questo si assocerà una considerevole diminuzione dei residenti 45-64enni ed un conseguente aumento del rapporto grandi anziani/adulti. Famiglie fragili La famiglia toscana sta profondamente mutando: quelle composte da 1 o 2 persone sono quasi 6 su 10 (quasi 3 su 10 sono persone sole). Nel futuro aumenteranno sempre più le persone sole e le coppie senza figli. La solidarietà sociale Il Terzo Settore è una realtà radicata e organizzata, in grado di sostenere le famiglie nelle situazioni di disagio e di costituire, in rapporto con i servizi pubblici, una fondamentale rete di protezione sociale.
Oltre 5.100 soggetti iscritti ai registri regionali (gennaio 2011), tra organizzazioni di volontariato (2.930), associazioni di promozione sociale (1.684) e cooperative sociali (552). Quasi due associazioni di volontariato su tre possono essere definite di welfare (970 attive in ambito sociale, 1026 sanitario e 216 socio-sanitario). Gli stranieri ‘toscani’: un problema? No, una risorsa Il trend in aumento dei tassi di natalità, registrato da alcuni anni, deriva prevalentemente dalle nascite di bambini da madri straniere (Al 1/1/2011 su un totale di quasi 33 mila nuovi nati, quelli venuti alla luce da donne straniere sono quasi 6000, il 18%.
Le stime del dossier Caritas spostano questa percentuale al 24%.). Nel 2009 il tasso toscano (8,7 per 1000 abitanti) resta inferiore più basso a quello nazionale (9,5). Da noi come nel resto della penisola il saldo naturale è negativo. Malgrado ciò la popolazione toscana continua a crescere, grazie al saldo migratorio positivo. I lavoratori stranieri risentono meno della crisi Dal 2003, dopo la regolarizzazione avvenuta in applicazione di normative nazionali, la crescita è esponenziale.
Secondo l’Istat, al 1 gennaio 2011, gli stranieri residenti, quindi iscritti nelle anagrafi comunali, sono oltre 364 mila, il 9,7% della popolazione totale. Le stime del dossier Caritas Migrantes 2011 individuano 396 mila stranieri regolarmente presenti in Toscana, il 10,6% della popolazione (la media italiana si attesta al 7,5%). La loro presenza sul territorio è molto disomogenea, essendo più consistente in alcuni territori (Prato, Empoli, Firenze, Siena e Arezzo). Secondo la rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, nel 2010 l’occupazione regionale si è ridotta dell’1%, bruciando 16.000 posti di lavoro.
L’occupazione straniera (+13%) sembrerebbe invece assai meno esposta di quella italiana agli effetti della crisi. Cala la protezione nei confronti dei minori Aumentano le separazioni e si disgrega la rete familiare a protezione dei minori. Le famiglie con figli minori che ricorrono ad attività di mediazione familiare sono passate nel triennio 2007-2009, da 697 a 710. Le situazioni multi-problematiche che vivono i nuclei familiari hanno incrementato il ricorso a forme di sostegno alle responsabilità familiari: nello stesso triennio i minori in affidamento part-time sono passati dai 175 del 2007 ai 223 del 2009.
Significativa anche la crescita di bambini e ragazzi che frequentano le strutture semiresidenziali, in controtendenza con quanto accadeva negli anni precedenti in cui la maggioranza dei minori veniva accolta nelle strutture residenziali: dai 740 del 2007 si è passati ai 1.204 del 2009; piuttosto elevata rimane l’incidenza dei minori stranieri sul totale delle presenze che nel 2009 è pari al 31,3%. Lavoro e donna: un connubio difficile I tassi di occupazione femminile variano molto in base al ruolo in famiglia: per le donne tra 25 e 44 anni si passa dall’81% delle single al 74,8% delle coppie senza figli, al 52,9% delle coppie con figli.
Quasi una donna su cinque quando nasce un figlio lascia o perde il lavoro. Situazione in peggioramento soprattutto per le single. Il carico di lavoro familiare per le donne occupate è molto elevato e poco distribuito all’interno della coppia. Il 71% del lavoro familiare della coppia senza figli è infatti a carico della donna nel caso in cui la donna lavori. Ancora troppe donne vittime di violenza Aumenta ancora il numero di donne toscane che decide di rivolgersi ai Centri Antiviolenza.
Analoga tendenza per le denunce di abusi, anche se resta troppo elevato il numero di episodi non segnalato alle autorità. Se ad assistere alla violenza ci sono anche i figli la percentuale di donne che sporge denuncia sale al 31,8% (contro il 24,8% delle donne senza figli, o i cui figli non assistono alla violenza). Le donne che si sono rivolte alle 23 strutture sparse sul territorio nel periodo 1 luglio 2010-30 giugno 2011 sono state 1.882, 121 in più rispetto alla rilevazione precedente. Due su tre sono di nazionalità italiana