I dati ricavati dal Conto annuale della Ragioneria dello Stato per 2009 e 2010 «Ogni 72,86 toscani ce n’è uno che lavora direttamente per il sistema sanitario regionale, ovvero tra Asl, Estav, Ispo, Fondazione Monasterio e Aziende ospedaliero-universitarie. In Emilia-Romagna il rapporto è di 1/76,85, e in Lombardia addirittura di 1/110. E’ un dato che la dice lunga su quanto conti, nella governance regionale della sanità toscana, il controllo del consenso politico ottenuto tramite l’uso del settore come volano economico-occupazionale».
Lo afferma il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale Stefano Mugnai (Pdl) che conta su dati relativi al 2010 provenienti direttamente dalla giunta regionale, quelli che la Toscana invia annualmente alla Ragioneria dello Stato per l’elaborazione del Conto annuale. «A fronte di una popolazione di 3.749.813 individui, in Toscana nel 2010 i dipendenti del sistema sanitario regionale erano 51.460, di cui 9.935 dirigenti. La densità è presto calcolata: 1 dipendente ogni 72,86 persone.
Dipendente diretto, si intende, perché – spiega Mugnai – calcolare l’enorme indotto è praticamente impossibile. Per di più, è chiaro che escludendo dal dato sulla popolazione gli under 18 e gli over 65, così da considerare unicamente i toscani in età lavorativa, il rapporto diviene ancor più incisivo».Il rapporto dipendenti Sst/popolazione del 2010 conferma e amplifica quello del 2009, quando già era di un dipendente ogni 73,33 individui: «Chi controlla la sanità – sottolinea Mugnai – controlla una porzione rilevantissima della Toscana.
La sinistra che storicamente da sempre amministra la nostra Regione ne è ben consapevole, come testimonia l’acuirsi della densità di dipendenti della sanità pubblica rispetto alla popolazione». La controprova sono i dati equivalenti in arrivo da altre Regioni italiane, comprese quelle che vanno normalmente sotto il nome di ‘regioni rosse’. Stando al 2009, infatti, se il rapporto toscano dipendenti sanità/popolazione era di 1/73,33, quello dell’Umbria era di 1/84,37. 1/76,85 è il dato dell’Emilia Romagna, mentre nelle Marche si è addirittura a 1/83,64.
Un giro nel resto della penisola conferma poi come la Toscana presenti un dato altamente significativo: è infatti di 1/83,95 il rapporto in Veneto, di 1/77,52 in Piemonte e addirittura di 1/110,28 in Lombardia. «Ciò dimostra quanto sosteniamo da tempo, ovvero che il modello sanitario toscano mette al centro l’apparato, piuttosto che l’erogazione di servizi sanitari ai cittadini, con lo scopo di controllare, alimentare e consolidare il consenso politico. Ma adesso è tempo di invertire la rotta, e di impiegare ogni singolo centesimo delle risorse a diposizione per la sanità investendolo sui servizi e sull’assistenza, non sulla creazione di poltrone e strapuntini da elargire di qui e di là.
Basta con una sanità toscana usata come ammortizzatore sociale o come volano economico di singoli territori».