Gli anni ’70 e il terrorismo in Toscana

Nel libro di Silvestro Picchi quarant’anni in polizia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 dicembre 2011 22:12
Gli anni ’70 e il terrorismo in Toscana

La strage di Empoli, la sparatoria di Querceta, l’omicidio di Fausto Dionisi a Firenze. Un agente dell’antiterrorismo ha vissuto in prima persona questi episodi degli anni di piombo. E li racconta in un libro intitolato Quasi per caso. La mia vita in Polizia e gli anni di piombo (Sarnus, pp. 80, euro 10). Introdotto da un testo dell’ex procuratore nazionale antimafia Piero Luigi Vigna, il volume è la testimonianza di una stagione che gli stessi protagonisti fanno ancora fatica a comprendere. Due gli interrogativi che Silvestro Picchi continua a porsi: come sia stato possibile e quanto sia stata centrale la Toscana.

Lo stordimento che colpisce un professionista della sicurezza dopo la strage di Empoli è emblematico. Il 24 gennaio 1975, alle 20.45, Mario Tuti uccide a Empoli il brigadiere Leonardo Falco e l’appuntato Giovanni Ceravolo, ferendo gravemente Arturo Rocca. Simpatizzante della destra extraparlamentare, ma pur sempre un geometra comunale, Tuti si rivela essere il capo di un'organizzazione successivamente nota come Fronte Armato Rivoluzionario. Quello che le forze dell’ordine considerano al massimo un eccentrico “collezionista” di armi da fuoco si trasforma in uno spietato killer pronto a tutto.

Il libro è pieno di amarezza e interrogativi: perché tre agenti non specializzati, uno dei quali addirittura fuori servizio, vengono inviati ad arrestare Tuti? Perché inaspettatamente non è stato destinato a fare un blitz il Nucleo Anti Terrorismo diretto da Giuseppe Ioele? Le rivelazioni di Picchi rafforzano i dubbi che le Istituzioni siano state letteralmente spiazzate da una mutazione “antropologica” del paese, manifestatasi a partire dalla stagione del '68 e che ha trovato per anni lo Stato impreparato a gestrire il tesissimo contesto politico persino sul piano dell'ordine pubblico. Entrato in polizia nel 1971, Silvestro Picchi dal 1974 fa parte del Nucleo Anti Terrorismo della Questura di Firenze.

La sua è un'esperienza di contrasto a organizzazioni eversive e bande armate. L’autore ricostruisce con lucidità e attenzione numerosi episodi, in un racconto appassionante che segue la sua carriera nella DIGOS fiorentina. E il lettore toscano riscopre di quanti eventi criminosi sia stata teatro la nostra regione, per mano di terroristi rossi e neri. E' tra Arezzo ed Empoli che prende l'avvio la lugubre epopea del FAR di Tuti, ed è in Versilia uno dei primi scenari di morte dei Nuclei Armati Proletari, fondati da fuoriusciti di Lotta Continua che poi si uniranno alle Brigate Rosse.

Sono ancora ex militanti di LC a organizzare a Scandicci l'evento fondativo della nuova formazione di Prima Linea, nel 1977. Tra i presenti Sergio D'Elia, allora studente di Scienze Politiche a Firenze. Oggi i carnefici tornano alla ribalta su giornali e TV, ma Picchi afferma: “I veri eroi furono coloro che caddero adempiendo il loro dovere, coloro che cercarono di fermare quella serie di omicidi”. Per questo l’ispettore Picchi, ormai prossimo alla pensione, ha deciso di devolvere il ricavato del libero all'Associazione Memoria, fondata a Firenze dalla vedova di Fausto Dionisi per raccogliere e sostenere i parenti delle vittime. N.

Nov.

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