Firenze, 11 novembre 2011– Gli anni ’70 e il terrorismo in Toscana. La strage di Empoli, la sparatoria di Querceta, l’omicidio di Fausto Dionisi a Firenze. Silvestro Picchi, quarant’anni in polizia, agente dell’antiterrorismo negli anni di piombo, ha vissuto tutti questi episodi in prima persona. E decide di raccontarli in un libro dove i protagonisti sono finalmente le vittime, non i carnefici. Intitolato Quasi per caso. La mia vita in Polizia e gli anni di piombo (Sarnus, pp.
80, euro 10), il diario uscirà il 15 novembre, introdotto da un testo dell’ex procuratore nazionale antimafia Piero Luigi Vigna: “In queste pagine non vi è spazio per la fantasia: Picchi s’imbatté nei più gravi episodi criminali della Toscana, in uno dei quali per il puro intervento del caso non perse la vita”. Entrato in polizia nel 1971, Picchi è scelto nel 1974 per far parte del Nucleo Anti Terrorismo della Questura di Firenze. Il suo lavoro lo porta subito a contatto ravvicinato con organizzazioni eversive e bande armate, terroristi rossi e neri.
È il 24 gennaio 1975 quando alle 20.45 Mario Tuti uccide a Empoli il brigadiere Leonardo Falco e l’appuntato Giovanni Ceravolo, ferendo gravemente Arturo Rocca. Simpatizzante della destra extraparlamentare e fondatore del Fronte Armato Rivoluzionario, il Tuti era già noto alle forze dell’ordine come straordinario “collezionista” di armi da fuoco. Il libro riporta per la prima volta la testimonianza della figlia di Falco, Anna, una testimonianza piena di amarezza e interrogativi: perché il padre, quel giorno fuori servizio, fu all’improvviso mandato a partecipare all’arresto di Tuti? Perché le Istituzioni furono poi così poco vicine alla famiglia, perfino dissuasa dal costituirsi parte civile? Rafforzano i dubbi le rivelazioni dello stesso Picchi la cui squadra, appartenente al Nucleo specializzato diretto da Giuseppe Ioele, aveva preparato quel blitz ma all’ultima ora fu inaspettatamente inviata altrove. L’autore ricostruisce questo e altri episodi con lucidità e attenzione al tesissimo contesto storico politico dell’epoca, in un racconto appassionante che segue la sua carriera anche negli anni successivi, quando opera nella DIGOS fiorentina.
Al centro, anziché gli autori delle tante stragi, finalmente gli uomini che con lui e come lui lottarono per prevenirle, e soprattutto i familiari delle vittime. Oggi i carnefici tornano alla ribalta su giornali e TV ma i veri eroi, afferma Picchi, “furono coloro che caddero adempiendo il loro dovere, coloro che cercarono di fermare quella serie di omicidi, e non i vari Battisti, Vallanzasca o altri”. Per questo l’ispettore Picchi, ormai prossimo alla pensione, è sempre rimasto vicino ai parenti delle vittime.
“Vorrei che anche i giovani – aggiunge Vigna – leggessero queste pagine”. Antonio Pagliai