La Satyagraha di Philip Glass: la storia di Gandhi via satellite

Dal Metropolit​an Opera di New York, martedì 22 novembre

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 novembre 2011 14:15
La Satyagraha di Philip Glass: la storia di Gandhi via satellite

Dopo il successo di critica e di pubblico di Anna Bolena, Don Giovanni e Siegfried, Nexo Digital è lieta di annunciare la trasmissione via satellite nei cinema (elenco on line) della Satyagraha del Metropolitan di New York, un’opera in tre atti su musiche di Philip Glass diretta dal brasiliano Dante Anzolini con Richard Croft nei panni di Gandhi. Lo statunitense Philip Glass, uno dei più grandi compositori contemporanei oltre che autore di colonne sonore che hanno segnato la storia del cinema (da Truman Show a The Hours), ha lavorato alla Satyagraha tra il 1978 e il 1979 ispirandosi alla vita del Mahatma Gandhi.

Il libretto è stato composto dalla francese Costance DeJong a partire dal poema religioso indiano Bhagavadgita, che il compositore americano ha inteso come testo di commento all’azione e ha scelto di mantenere nell’originale sanscrito per evidenziarne la sacralità e salvaguardarne il ritmo. Sfondo del percorso immaginifico dell'opera è il periodo che il giovane Gandhi trascorse in Sudafrica dal 1893 al 1913, dove diede vita ai fondamenti della sua etica non violenta e della disobbedienza civile (in sanscrito Satyagraha, la forza della verità).

Personaggi simbolo di questo impegno e testimoni spirituali delle vicende sono lo scrittore Lev Tolstoj, il poeta Rabindranath Tagore e l'attivista Martin Luther King, che danno i nomi ai tre atti e insieme rappresentano il passato, il presente e il futuro della Satyagraha.Lo stesso Philip Glass, in un articolo pubblicato dall’Huffington Post, ha spiegato come proprio la Satyagraha abbia ispirato anche le recenti proteste di Occupy Wall Street. “Per dirla in modo semplice, Gandhi ha cambiato il mondo del suo tempo e anche il nostro.

Ora, per la prima volta da quasi tre generazioni, i cittadini americani sono scesi per la strada ad occupare Wall Street (...). Nel rispondere alla frustrazione e alla tristezza generale che sentiamo, questi movimenti hanno preso ancora una volta come principi di base l’attivismo e la non-violenza. Dovremmo essere orgogliosi del fatto che le garanzie fondamentali di libertà di parola e di raduno sono al centro della nostra Costituzione e della Carta dei Diritti. (…) Così, quando si tratta di “Occupy Main Street”, non dobbiamo dimenticare che questi sono gli americani, noi stessi che esercitiamo i nostri diritti e doveri di cittadini.

Ed esercitandoli, li salvaguardiamo per tutti”. Philip Glass: nato a Baltimora nel 1937, Glass si avvicina al mondo della musica sin da giovanissimo. Dopo essersi dedicato allo studio delle tastiere, negli anni Sessanta si apre alla composizione e comincia a lavorare con Ravi Shankar esibendosi con il suo gruppo nelle Gallerie d’arte di New York. A seguire fonda il Philip Glass Ensemble. Conferma dunque la sua attenzione per le sonoritàminimaliste collaborando tra gli altri con Brian Eno e David Bowie e raggiungendo l’apice del successo negli anni Novanta.

Glass firma inoltre numerose e celebri colonne sonore, tra cui Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio; Mishima: A Life in Four Chapters di Paul Schrader, Kundundi Martin Scorsese; The Truman Show di Peter Weir; The hours di Stephen Daldry; The illusionist di Neil Burger; Diario di uno scandalo di Richard Eyre, Sogni e Delitti di Woody Allen.

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