S’inizia Sabato 15 Ottobre (ore 16), con un pomeriggio tutto Barocco: concerti di Händel, Vivaldi e Sammartini, dove i variopinti impasti timbrici sono animati da un’incontenibile forza ritmica. A presentare quest’accattivante florilegio è IL GIARDINO ARMONICO, ensemble italiano di strumenti d’epoca fra i più rinomati, con direttore e solista al flauto GIOVANNI ANTONINI; ma l’eccellenza delle interpretazioni verrà assicurata anche dalla presenza della grande e carismatica VIKTORIA MULLOVA, al violino solista o accanto ad alcuni strumentisti del Giardino Armonico nelle pagine che richiedono più parti concertanti.
Una presenza che non deve stupire, perché ormai da qualche anno la Mullova, celeberrima per il suo stile luminoso e penetrante, coltiva una particolare predilezione per il repertorio barocco, da lei oltretutto affrontato secondo la prassi d’epoca e dunque ricorrendo ad un violino con corde di budello come pure ai fraseggi del tempo. Proprio con il Giardino Armonico ed Antonini la Mullova ha stabilito una felice collaborazione, documentata anche da una registrazione pubblicata dalla nota rivista “Amadeus” e che porterà ad altre future e particolarmente attese realizzazioni.
Fondato nel 1985 e diretto da Giovanni Antonini, Il Giardino Armonico è oggi uno dei più richiesti ed apprezzati gruppi musicali di strumenti originali: padrone di un repertorio che guarda al Sei-Settecento ma in tutti i suoi aspetti, dal concerto all’opera, svolge un’intensissima attività nei teatri e nelle sale concertistiche di tutto il mondo, collaborando con solisti di fama come appunto la Mullova, Giuliano Carmignola, Christoph Prégardien e le sorelle Labèque. Ha realizzato diverse ed importanti incisioni discografiche, fra le quali anche un album interamente dedicato a Vivaldi con Cecilia Bartoli che ha vinto il Grammy Award 2000.
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Neppure un anno fa ha incantato il pubblico di Firenze, svelando quanto piacevole e divertente possa essere il mondo della musica per percussioni: a grande richiesta, torna ora EVELYN GLENNIE, in tutto il mondo chiamata la “first lady of solo percussion” perché suona xilofono, marimba, tamburi di legno, piatti e tam-tam sfoderando superbe doti tecniche e travolgente musicalità, sempre tali da rendere ogni suo concerto semplicemente unico.
L’appuntamento è per Domenica 16 Ottobre, al Saloncino della Pergola (ore 21). Per quello che si annuncia come un vero e proprio evento, la Glennie avrà al suo fianco il pianista Philip Smith, già impostosi con la vittoria nell’ambito del Leeds International Piano Competition e dal 1986 suo collaboratore stabile. Tagliato sulle formidabili doti di Evelyn Glennie, il programma raccoglie anche alcune delle centinaia di pagine scritte appositamente per lei: “Matre’s Dances”, fortemente influenzato da atmosfere jazz-rock degli anni Ottanta-Novanta ma anche da Keith Jarrett, dello neozelandese John Psathas; “Ilijas”, segnato da ritmi e melodie balcaniche, di Nebjosa Jovan Zivkovic; “Darkness to Light”, viaggio emotivo dalla malinconia alla gioia ideato dall’inglese Dave Heath; “Michi” e “Prism Rhapsody”, della celebrata virtuosa di marimba Keiko Abe; “Temazcal”, affidato a ritmi sudamericani ed alle sonorità delle maracas, scritto da Javier Alvarez; “Prim”, dell’islandese Askell Masson, dove la trama ritmica è data dalla sequenza aritmetica dei primi sedici numeri; ed inoltre, ma stavolta affidati al solo pianoforte, “I got plenty o’ nothing” e “Bess, you is my woman” – da Gershwin, ideati da Earl Wild, leggenda del pianoforte, amico di Ravel, che festeggerà i novant’anni con un recital alla Carnegie Hall proprio in questo autunno.
Talento poliedrico, di recente dedita anche alla musica per il cinema e la televisione, autrice di un’autobiografia che è diventata un vero best seller, ospite di trasmissioni della BBC e del celebre David Letterman Show, nominata Ufficiale dell’Impero Britannico per i suoi contributi alla musica, Evelyn Glennie ha tracciato una formidabile carriera artistica, dove tutto si è svolto all’insegna della ‘prima volta’: con lei per la prima volta un’orchestra è apparsa al fianco di una solista di percussioni, per la prima volta rassegne concertistiche internazionali hanno ospitato uno spettacolo di percussioni, per la prima volta teatri ed associazioni concertistiche hanno ospitato esecuzioni assolute di brani espressamente scritti per la sue doti musicali uniche.
Unica percussionista della storia ad aver saputo creare in un campo musicale fuori dal comune una carriera internazionale a tempo pieno, la Glennie è anche impegnata in una acclamatissima attività discografica.
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Dopo più di dieci anni di assenza dai cartelloni degli Amici della Musica, Lunedì 17 Ottobre (Teatro della Pergola, ore 21), torna il KRONOS QUARTET: quattro archi riuniti nella formazione cameristica principe, ma che in oltre trent’anni di attività (il Kronos nasce nel 1973) si sono imposti all’attenzione internazionale per le loro visioni interpretative cariche di innovazioni e non prive di coraggio, sempre animate da un’instancabile curiosità, dalla volontà di rifuggire la routine nel repertorio più classico, dal desiderio non meno evidente di esplorare ogni orizzonte musicale.
Di qui la natura spiccatamente eclettica del Kronos, attivo al fianco dei maggiori e più diversi compositori di oggi (come il ‘padre del minimalismo’ Terry Riley o Philipp Glass) nonché destinatario di numerosissime partiture: può affrontare le maggiori pagine di Bartok, Sostakovic, Webern, la musica dei contemporanei Gubaidulina, Pärt, Schnittke, senza allo stesso tempo disdegnare il jazz di Thelenious Monk, la chitarra rock di Jimi Hendrix, il sassofono di John Zorn. Il Quartetto Kronos, fra l’altro vincitore anche di un Grammy, ha così dato vita ad un linguaggio espressivo particolarmente dinamico ed energico, scardinando tutte le convenzioni che vogliono il quartetto d’archi rigidamente votato al repertorio puramente cameristico e rivitalizzando la forma stessa del concerto, concepito all’insegna del cross over, arricchito anche da suggestivi giochi di luci e da intriganti effetti sonori.
Una volontà di sperimentazione mai sopita e sempre al passo coi tempi, riversata negli accalamatissimi concerti tenuti in tutto il mondo come nelle oltre quaranta registrazioni realizzate, e che ha portato il Kronos a diventare ovunque una sorta di ambasciatore della musica contemporanea, di tramite fra le sonorità e le esperienze più diverse presso un pubblico sempre più numeroso. Non pone differenze di generi e provenienze, secondo una miscela tipicamente ‘alla Kronos’, neppure l’atteso concerto fiorentino: adattamenti e arrangiamenti, per lo più nati da commissioni esplicite, che avvicinano culture musicali lontane perché riguardano pagine contemporanee degli americani John Zorn e Steve Reich (il Triple Quartet, che prevede l’esecuzione simultanea di tre quartetti, uno che suona dal vivo e gli altri due preregistrati; è dedicato proprio al Kronos) e degli autori indiani Rahul Dev Burman (noto compositore di musica per film) e Ram Narayan (considerato un maestro indiscusso di sarangi, tipico strumento ad arco dalla forma trapezioidale), del sassofonista etiope Getatchew Mèkurya, ma anche un brano della popolarissima formazione isalndese Sigur Ros.
Il cuore del programma è nel nome di Mahler: con l’originale Mahler-Bilder (2005) di Hubert Stuppner, ossia frammenti sinfonici e non solo ricomposti a formare una sorta di ritratto biografico del compositore, e l’arrangiamento del Lied “Die zwei baluen Augen”, che canta il mesto distacco di un giramondo da una dolce fanciulla dagli occhi azzurri, tratto dai “Lieder eines fahrenden Gesellen”.