“La pianificazione pubblica è preminente rispetto agli interessi privati, e dove le Regioni abbiano disciplinato le materie delegate dal Titolo V alla legislazione ‘concorrente’ a livello regionale, come è il caso della Toscana con la legge 1 del 2005 sul governo del territorio per quanto riguarda porti e aeroporti civili, il decreto Burlando per il rilascio di concessioni del demanio marittimo perde la sua ‘valenza precettiva’. In pratica non è applicabile prima che ci sia stato un accordo di pianificazione tra gli enti territoriali interessati nelle ipotesi previste dalla stessa legge regionale e quindi dal PIT, in primo luogo per la loro localizzazione.”. E’ questo, secondo l’assessore regionale al governo del territorio Anna Marson il significato di fondamentale rilevanza della sentenza emessa nei giorni scorsi dal Consiglio di stato, dopo che la società Porto d’Elba aveva presentato ricorso contro la sentenza del Tar toscano che le aveva negato, dando ragione al Comune di Portoferraio, il rilascio di una concessione demaniale marittima per la realizzazione e gestione di un approdo turistico nell’area portuale. “Questa sentenza, da cui non potranno prescindere le decisioni in merito a eventuali controversie future sulla materia – prosegue Marson – è una affermazione di democrazia sostanziale: in Toscana è stato infatti affermato il principio che il pubblico, cui è demandata la tutela degli interessi collettivi, viene prima di qualsiasi pur legittimo intervento privato che persegue fini di interesse privato.
E va dato merito al comune di Portoferraio di aver impostato con chiarezza la propria linea di difesa e di averla perseguita con convinzione e determinazione”. “E’ la prima sentenza in Italia – continua Marson – che afferma in maniera chiara che l’accordo di pianificazione tra gli enti territoriali interessati è prioritario anche rispetto all’elaborazione del piano regolatore portuale che ne è conseguente. Solo a questo punto, dopo questa fase ‘pubblica’, entrano in campo i progetti dei privati che devono essere valutati in base agli strumenti urbanistici degli enti interessati.
Il diritto-dovere dell’ente competente di disciplinare complessivamente il territorio in una prospettiva di riproduzione del patrimonio collettivo viene riconosciuto come preminente rispetto a esigenze di soggetti privati interessati a trasformazioni urbanistiche”.