Con una mozione che verrà sottoposta al Consiglio provinciale di Firenze, i consiglieri del Pd chiedono "un serio piano di investimenti da parte dello Stato nello strategico settore dell'edilizia scolastica, il completamento dell'anagrafe dell'edilizia scolastica e l'esclusione del settore dal Patto di stabilità". Nonostante la crisi, la Provincia di Firenze anche quest’anno ha investito risorse ingenti soprattutto se commisurate alle diminuite disponibilità derivanti dai tagli governativi.
575.000 euro sono stati spesi per interventi funzionali all’avvio del corrente anno scolastico. I 6,5 milioni di euro previsti per il triennio 2012/13/14 sul capitolo dell’edilizia scolastica "costituiscono poi la prova evidente dell’estrema attenzione dell’ente su questo tema delicato". Due cifre sono indice della gravità della situazione anche nel nostro territorio. 98 sono i milioni calcolati dalla Provincia come necessari per la messa a norma complessiva degli edifici scolastici di propria competenza, per l’adeguamento alle norme antisismiche, per la messa in sicurezza in relazione agli elementi strutturali e non strutturali, norme antincendio, barriere architettoniche, interventi miranti al risparmio energetico.
29 sono i milioni nella disponibilità della Provincia che, a partire dal 2013, non potranno essere impegnati per le perverse limitazioni derivanti dal Patto di Stabilità, se questo non venisse prima modificato. Di seguito il testo del documento presentato da Leonardo Brunetti, Sara Biagiotti, Federigo Capecchi e Giuseppe Carovani, insieme a Stefano Fusi, Piero Giunti, Silvia Melani e Stefano Prosperi. "1. La scuola pubblica è servizio essenziale per la vita della comunità nazionale, è elemento costitutivo della nostra Repubblica, e il suo valore è solennemente affermato nella Costituzione; 2.
La scuola pubblica non può vivere senza interventi strutturali volti ad assicurare la sicurezza degli edifici e il loro adeguamento alle crescenti e più moderne esigenze didattiche; 3. La politica dell’edilizia scolastica è ormai ridotta ai minimi termini, senza certezze, con soldi che si stanziano e poi scompaiono, con uno Stato che ha voluto centralizzare gli interventi e poi ha fallito gli obiettivi declamati. Quando nel 1996, con il primo Governo Prodi, fu approvata la legge n. 23 era sembrato che, finalmente, una svolta ci fosse stata.
Nel quadro di una disciplina fatta di programmazioni regionali e interventi attuativi di comuni e province, nel primo triennio 1996-1998 furono stanziati 810 milioni di euro, nel secondo 1999-2001 720 milioni. Nel periodo 2002-2005 solo 462, ed è da qui che è partita la cattiva politica dell’edilizia scolastica, con la messa al bando della legge 23 e la nascita dei cosiddetti “programmi-stralcio” a gestione centralizzata. Solo nel 2007, con il secondo Governo Prodi, ci fu il rifinanziamento della legge 23 e la programmazione di investimenti per complessivi 900 milioni di euro con compartecipazione di Stato, Regioni ed enti locali.
Negli anni più recenti, siamo tornati alla logica dei programmi-stralcio, utilizzando non risorse aggiuntive ma i fondi FAS per le aree sottoutilizzate: 224 milioni per le scuole dell’Abruzzo, 358 milioni per finanziare interventi individuati direttamente dai ministri dell’istruzione e delle infrastrutture; non si sa invece che fine abbiano fatto i restanti 426 milioni. Non si ha notizia nemmeno dei dati dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica, prevista dalla legge 23 e mai portata a termine.
Tutto ciò, mentre l’Ordine dei Geologi (ottobre 2010) denuncia che 28 mila scuole italiane sono a rischio sismico e Legambiente (marzo 2011, rapporto “Ecosistema scuola”) ricorda che il 36% degli edifici ha bisogno di interventi di manutenzione urgenti, meno del 50% degli edifici possiede il certificato di collaudo statico, il 9% è a rischio idrogeologico, solo nel 35,4% dei casi è presente la certificazione di prevenzione incendi; 4. Questa è la situazione italiana, ma anche la Toscana, pur avendo fatto grandi passi in avanti per migliorare gli edifici e la qualità generale della scuola pubblica (di cui è testimonianza la graduatoria delle grandi città stilata, per le scuole fino alla scuola secondaria di primo grado, dal citato rapporto di Legambiente), soffre del caos nel quale si trova la politica dell’edilizia scolastica praticata dal Governo; 5.
La Provincia di Firenze anche quest’anno ha investito risorse ingenti soprattutto se commisurate alle diminuite disponibilità derivanti dai tagli governativi. 575.000 euro sono stati spesi per interventi funzionali all’avvio del corrente anno scolastico. I 6,5 milioni di euro previsti per il triennio 2012/13/14 sul capitolo dell’edilizia scolastica costituiscono poi la prova evidente dell’estrema attenzione dell’ente su questo delicato tema. Due cifre sono indice della gravità della situazione anche nel nostro territorio.
98 sono i milioni calcolati dalla Provincia come necessari per la messa a norma complessiva degli edifici scolastici di propria competenza, per l’adeguamento alle norme antisismiche, per la messa in sicurezza in relazione agli elementi strutturali e non strutturali, norme antincendio, barriere architettoniche, interventi miranti al risparmio energetico. 29 sono i milioni nella disponibilità della Provincia che, a partire dal 2013, non potranno essere impegnati per le perverse limitazioni derivanti dal Patto di Stabilità, se questo non venisse prima modificato.
6. Il patrimonio di edilizia scolastica della nostra provincia, pur ingente (102 edifici), non risulta più sufficiente, dopo il recente innalzamento dell'obbligo, a soddisfare le esigenze di tutti i cittadini residenti che si iscrivono alla scuola superiore; ciò rendendo necessario tornare a progettare e costruire nuovi edifici scolastici secondo criteri moderni sulla base di un grande piano di rilancio del settore da operarsi nella Regione Toscana. 7. Le funzioni inerenti l’edilizia scolastica sono tra quelle fondamentali degli enti locali, e devono essere adeguatamente finanziate, in relazione all’effettivo fabbisogno, sulla base dei principi della legge n.
42/2009, senza che ciò si tramuti, paradossalmente, nel disimpegno dello Stato dal dovere di provvedere in modo adeguato; 8. È necessario che gli investimenti sulle scuole siano esclusi dal patto di stabilità, in modo da consentire agli enti locali di impiegare rapidamente le risorse disponibili, comprese quelle derivanti da finanziamenti statali e regionali, e di intervenire con la necessaria urgenza su strutture e servizi essenziali per i cittadini; 9. È tempo di costituire una commissione parlamentare d’inchiesta sul finanziamento e la realizzazione dei piani d’intervento per l’edilizia scolastica e sulle modalità di funzionamento dell’anagrafe dell’edilizia scolastica, che accerti le responsabilità degli organi competenti dello Stato nel mancato utilizzo delle risorse stanziate; 10.
Anche la scuola pubblica deve essere considerata un bene comune della collettività, perché è luogo irrinunciabile della crescita dei giovani, dimensione quotidiana della cittadinanza per bambini, giovani e adulti, spazio dove migliaia di lavoratori, insegnanti, operatori riversano la propria professionalità al servizio della comunità. Il nostro Paese non può sollevarsi dalla crisi economica e morale che lo affligge senza investire sul suo futuro. La scuola è uno dei motori fondamentali dello sviluppo civile e della coesione sociale di un Paese moderno; non può essere abbandonata a sé stessa.
È in gioco la vita e il futuro dei giovani; è in gioco la qualità della nostra democrazia; Chiedono dunque al Governo: "1. Il rifinanziamento della Legge 23/96, con un piano straordinario di investimenti per la messa in sicurezza delle scuole italiane; 2. Il completamento dell’anagrafe dell’edilizia scolastica: la raccolta e l’aggiornamento delle informazioni sulla sicurezza delle scuole è condizione necessaria per interventi adeguati e risolutivi; 3. L’esclusione delle spese per l’edilizia scolastica dal patto di stabilità: la revisione del patto di stabilità è condizione necessaria per permettere agli enti locali di intervenire sulle scuole, curarne la manutenzione, costruirne di nuove; la richiesta è di trattare gli investimenti sulle scuole alla stessa stregua di quelli sulla sanità e sugli ospedali; 4.
L’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sul finanziamento e la realizzazione dei piani di intervento per l’edilizia scolastica"