“Quando ricorrano gravi motivi o la gestione presenti una situazione di grave disavanzo…, la Regione risolve il contratto dichiarando la decadenza del direttore generale e provvede alla sua sostituzione”. E’ quanto affermato dall’assessore Gianni Salvadori nella comunicazione all’aula sul reintegro di Antonio Delvino nell’incarico di direttore generale dell’Asl 1, predisposto dal giudice del lavoro. Enrico Rossi ha ritenuto di agire nell'ambito dei propri doveri firmando l'ordine di licenziamento dell'appena reintegrato dirigente sostenendo di voler chiedere la riformulazione della sentenza perché "Delvino è stato trattato come un operaio subordinato qualsiasi".
Quando le giustificazioni della Regione affonderebbero nel buco di Bilancio dell'Azienda sanitaria. La replica delle opposizioni non si è fatta attendere ed ha sottolineato da parte del giudice l'intento di voler portare all'evidenza una situazione gestionale 'scorretta' nel modo e nel metodo, da qui l'accusa di una "condotta politica che rivela responsabilità gravi". “Una volta accertato il grave disavanzo la Regione aveva la possibilità di dichiarare decaduto nell’immediato Delvino, essendosi verificate le condizioni per il commissarimento”, ha proseguito Salvadori.
E l’assessore alla sanità, Daniela Scaramuccia, “come dalla stessa ampiamente testimoniato di fronte al giudice, aveva chiesto al direttore generale di rassegnare spontaneamente le dimissioni ritenendo ciò più rispettoso della sua persona e dell’incarico ricoperto”. Per cui, ha concluso Salvadori, non vi fu “alcun elemento di effettiva minaccia a cui Delvino sarebbe stato sottoposto” e in ogni caso, al di là del “vizio del consenso” su cui il giudice fonda la sua decisione di reintegro, quest’ultimo è impedito dall’essersi verificata una “situazione di grave disavanzo”, così come previsto dal decreto legislativo 502/92. La Giunta aggiunge inoltre che la situazione di deficit finanziario è prevista come causa di decadenza del contratto individuale di lavoro sottoscritto da Delvino.
E siccome il rapporto di lavoro del direttore generale si configura come “lavoro autonomo”, fondandosi su un elemento di fiduciarietà, “in caso di interruzione non può dar luogo alla reintegrazione nell’incarico stesso”. L’assessore Salvadori ha comunque ripercorso, nella comunicazione, i punti salienti della vicenda che riguarda l’Azienda sanitaria di Massa Carrara, sulla quale è tuttora in corso un’inchiesta penale e che è stata oggetto di indagine anche della commissione d’inchiesta consiliare presieduta da Jacopo Ferri (Pdl). Antonio Delvino aveva rassegnato le proprie dimissioni nell’ottobre 2010 “preso atto della gravità della situazione” emersa sull’azienda sanitaria “scoperta” per oltre 60 milioni (60.389.020 euro) nel bilancio 2009.
Alle dimissioni di Delvino seguiva la gestione commissariale disposta da Enrico Rossi e dopo le rettifiche fatte, il bilancio 2009 dell’Asl 1 presentava un disavanzo di 224milioni 820mila 884 euro. L’ex direttore generale ha però avanzato ricorso al giudice del lavoro sostenendo che le sue dimissioni “sarebbero state viziate” in quanto lo stesso Delvino “sarebbe stato coartato in tal senso”. Il ricorso, che chiedeva il reintegro in servizio, è stato accolto dal giudice che ha disposto l’immediato reintegro di Delvino nell’incarico di direttore generale della Asl 1.