La chirurgia continua a far passi da gigante e di questi costanti, formidabili progressi ha dato prova il 113° congresso nazionale della Società italiana di Chirurgia (SIC) conclusosi oggi a Firenze. “Un bilancio confortante e non solo per l’alta partecipazione (2500 gli iscritti), ma soprattutto per il contributo scientifico”, dice il presidente del congresso, professor Francesco Tonelli, direttore del reparto chirurgia dell’apparto digerente all’Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi/Firenze. Le nuove tecnologie, la robotica, le nuove procedure hanno in effetti contribuito a dare una svolta a molti settori della chirurgia.
Si sono per esempio create le condizioni per interventi minimamente invasivi: piccole incisioni ombelicali di appena 2-3 centimetri per tagliare parte dell’intestino, o di 3-4 centimetri attraverso l’ascella per intervenire sulla tiroide. Anche per il cancro del retto, patologia sempre più diffusa, la radio-chemio terapia pre-chirurgica consente varie soluzioni fino a poco tempo fa impensabili. Spiega Tonelli: “Si va dall’asportazione del retto nei casi peggiori, alla semplice cura della cicatrice nei casi che abbia risposto favorevolmente alla terapia”. Il dibattito scientifico, al quale il congresso ha dato un importante contributo, verte adesso su come e quando utilizzare queste tecniche e procedure, su quali vantaggi o quali svantaggi possono indurre. Nel caso del cancro del retto, ad esempio, con la radio-chemio terapia si può perfino evitare la chirurgia, per limitarsi alla sola osservazione.
In proposito, ricorda il professore, ci aspettiamo significati risultati da alcuni studi clinici controllati in corso, che permetteranno alla chirurgia di capire come offrire le risposte più adeguate. Il programma del congresso ha comunque toccato tutte le materie più importanti sul tappeto: la chirurgia toracica e dell’esofago, la terapia chirurgica del diabete, la diverticolite, le varie novità nel trapianto del fegato, le innovative procedure della Fast Track Surgery, che con sensibili risparmi consentono un miglior trattamento pre-operatorio del paziente e un più rapido recupero dopo l’intervento. E ancora: la chirurgia senza sangue, la chirurgia telematica, quella del pancreas, dell’intestino, degli aneurismi dell’aorta e delle tante altre patologie che richiedono l’intervento del bisturi. “Uno dei problemi maggiori”, aggiunge Tonelli, “resta comunque quello della formazione del chirurgo.
Per farne uno esperto occorrono decenni e questo aspetto decisivo non è tenuto in alcun conto dalla società che parla del chirurgo solo quando sbaglia. Non si tiene conto neppure dell’incredibile progresso di questa disciplina non solo per lo sviluppo tecnologico, ma anche per la dedizione e l’impegno giornaliero al limite del sacrificio. Tra l’altro, l’attuale scarsa attrattiva della chirurgia per i giovani comporta il problema del ricambio generazionale. Per completare gli organici si prospetta infatti la necessità di importare chirurghi dai paesi sottosviluppati.
E per la patria della chirurgia moderna è un evidente e clamoroso paradosso”.