Firenze– Soffrite di emorroidi sanguinolente e volete sbarazzarvene alla svelta? Non siete i soli e il desiderio è più che legittimo. Attenzione però alle troppo promettenti prestazioni dell’ormai celebre ‘suturatrice circolare’. I risultati scientifici di questa macchinetta chirurgica, inquietante già dal nome, sono lusinghieri, almeno per quanto riguarda dolore post-operatorio, degenza ospedaliera (di solito un giorno) e ripresa lavorativa assai veloce quando confrontati con la rimozione chirurgica. Ma se non mancano i motivi perché figuri nelle linee guida di molte Società specialistiche, ciò che della suturatrice circolare delude sono il formidabile e documentato tasso di recidive a un anno dall’intervento (fino al 25%), nonché alcune complicanze gravi se non proprio invalidanti.
Al punto che alcuni pazienti-vittime hanno dato vita a un’associazione. L’argomento è stato peraltro oggetto di una specifica relazione che il professor Aldo Infantino, presidente della Società Italiana di Chirurgia Colo-Rettale (SICCR) ha presentato stamani a Firenze al congresso nazionale della Società Italiana di Chirurgia. Titolo: Le Emorroidi: complicanze e recidive dopo mucoprolassectomia con suturatrice circolare. “Queste spiacevoli conseguenze”, ha detto il professore, “risultano anche quando il metodo è stato ben applicato: dolore cronico post-operatorio a volte per ritenzione delle graffe della suturatrice, forse per l’intrappolamento di mini strutture nervose che si ipertrofizzano; emorragie per evitare le quali occorre suturare ulteriormente la ferita interna; restringimento del retto con stimolo frequente; difficoltà a defecare; ascessi della parete del retto o perirettali; fistole retto-vaginali; fino alla necessità di deviare le feci con un ano artificiale”. C’è bisogno di altro? Sono complicanze rare, ha ricordato Infantino, ma l’impatto sulla qualità di vita del paziente è fra i più tremendi.
Dunque che razza di strumento è mai questa suturatrice circolare dalle prestazioni tanto controverse? Sostanzialmente è una ‘taglia e cuci’ prodotta anche in Cina e commercializzata in Italia. Viene usata nei casi più gravi al posto del bisturi: asporta mucosa, sottomucosa e parete muscolare del retto, riducendone così il tessuto fino a trascinare in alto le emorroidi prolassate, ossia quelle di volume tale da restar fuori dall’ano. Il metodo, ben noto agli specialisti, è stato inventato da Antonio Longo, un chirurgo palermitano, ora dipendente della casa di cura St.
Elizabeth di Vienna, ma operativo privatamente anche in molte cliniche in Italia. La base teorica è che questa grave forma di emorroidi sia dovuta proprio al prolasso. Altri danno invece la colpa a un iper-afflusso ematico. C’è che la macchinetta è di sicuro perfettibile. Infantino ha infatti annunciato l’arrivo di una nuova generazione di suturatrici variamente modificate: “Migliore capacità di emostasi, aumento di volume del contenitore per rimuovere più tessuto, testina mobile, ecc.
In teoria”, ha spiegato, “dovrebbero offrire prestazioni più sofisticate e sicure. Sono in corso vari test e uno studio prospettico e multicentrico lo sta conducendo anche la SICCR, per ora su un centinaio di pazienti”. Infine alcuni dati epidemiologici altrui, ricordati dal professore in assenza di statistiche italiane: ogni anno il 20% della popolazione anglosassone va dal medico per episodi di sanguinamento dall’ano; 6 su 1000 si rivolgono invece a uno specialista.
L’incidenza del fenomeno oscilla dal 4,4% al 36%, a seconda di chi diagnostica, medico o colonproctologo. La causa è spesso la cattiva alimentazione povera di fibre, oltre ad alcool e fumo. Ciò che risulta in Italia è invece un nettissimo aumento degli interventi chirurgici sulle emorroidi (il 35% del totale). Eccessivo, ha detto Infantino, soprattutto se confrontato con la popolazione USA in cui si ritiene accettabile il 10%. Restano pertanto dubbi sulla corretta indicazione e sul costo non irrisorio per il Servizio Sanitario in tempi in cui le Regioni affogano nei debiti.
Da qui l’appello che la SICCR intende rivolgere ai media. Attenzione agli articoli ‘sensazionalistici’.