Firenze, 8 Agosto 2011- Tempo di mare, tempo di vacanze. Tra le mete anche il litorale toscano, circa 300 chilometri di costa di cui oltre l’80% è costituito da spiagge. Finissime, bianche o dorate, sempre scintillanti, queste distese di materiali granulari sono un ambiente splendido e pure estremamente delicato. La maggioranza delle nostre spiagge attuali fa parte di un sistema sviluppatosi negli ultimi 14mila anni -dalla fine dell’ultima glaciazione- e stabilizzatosi negli ultimi 3-4mila anni con una serie di cordoni dunali, ampi bacini retrodunali palustri (oggi artificialmente quasi tutti prosciugati) e, lato mare, con fondali bassi non di rado sede di estese praterie di Posidonia.
Veri gioielli naturali, le aree costiere toscane sono dunque un paradiso per il turismo balneare. Per conservarlo occorre naturalmente senso civico e una buona dose di prudenza. Già, perché come avverte la Presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana Maria Teresa Fagioli, “la sabbia è particolarmente mobile e la forza degli elementi è in grado di spostarne grandi masse in tempi brevissimi: una mareggiata di poche ore non di rado movimenta milioni di metri cubi di sabbia, ed altrettanto può fare un forte vento nel giro di pochi giorni.
Da qui la formazione di buche e rilievi sul fondale micidiali per il bagnante poco accorto”. L’equilibrio precario di questi ambienti deve poter suggerire al turista alcune regole di comportamento. Per riconoscere una buca, ad esempio, con mare calmo, dove l’acqua apparirà più chiara è segno che lì il fondale è basso; se ci sono frangenti il punto in cui questi si interrompono indica un canale di uscita della risacca (leggasi buche). Un altro elemento indicativo della presenza di buche è una forte corrente nell’acqua bassa vicino a riva.
L’intervallarsi di buche e secche è tipico della nostra linea litoranea, e non tenerne conto è pericoloso. Chi venisse a trovarsi in prossimità di una buca deve sapere che la corrente spinge verso il largo dove normalmente non si tocca. Se ci si sente trascinare al largo non si tenti di resistere, ma bisogna cercare di spostarsi lateralmente verso la zona dove il frangente è più forte. Molto spesso i bagnanti sono attratti da quell’unico punto in cui il mare appare più calmo ignorando che proprio in quel punto l’onda sembra ridursi per la maggiore profondità del fondale.
Vivere la spiaggia, soprattutto una spiaggia libera, non è una questione di libertà di fruizione, quanto una questione culturale. Il frequentatore, tanto meglio se abituale, deve dare l’esempio adeguando i propri comportamenti alle peculiarità di un ambiente che da ospitale può cambiare improvvisamente aspetto. Oggi giorno, come ricorda ancora Fagioli, “l’evoluzione economica e sociale ha trasformato le antiche coste basse, malariche, aree improduttive e malsane, in un grande parco divertimenti estivo.
La presenza – prosegue - di estesi latifondi agrari nelle aree prosciugate, qualche servitù militare e più recentemente l‘istituzione di varie aree a parco ha in gran parte protetto questi ambienti dalla speculazione edilizio-balneare, e a tutt’oggi oltre due terzi degli arenili toscani sono spiaggia libera dove cioè, a patto di accettare di camminare per qualche centinaio di metri o al più per qualche chilometro, chiunque può godersi gratis la bellezza dei luoghi ed il refrigerio di un bagno in mare.” Bellezza, divertimento, libertà, ma anche ponderatezza, rispetto, prudenza, e (per chi non vuole proprio rispettare l’ambiente e l’altrui tranquillità) sanzioni, sono dunque gli elementi che devono improntare la fruizione dell’ambiente marino lungo le coste toscane.
L’ospite, stanziale o estivo che sia, deve tenerne conto pena il degrado dell’ambiente stesso e l’esporsi a pericoli facilmente evitabili; evitabili sì ma non ignorabili, perché ignorarli è il miglior sistema per restarne vittima.