«Il danno arrecato alla collettività da 30 anni di ritardi per una struttura di fondamentale importanza come una Rsa, soprattutto per una città con gravi mancanze di strutture socio-sanitarie come Scandicci, è enorme e l’inaugurazione non può certamente azzerare gli errori che sono stati commessi». È quanto sostiene Gian Luca Lazzeri, consigliere regionale della Lega Nord Toscana nonché membro della IV° commissione Sanità. «Testimonianze evidenti di questi errori – continua – stanno, oltre che nel numero ridotto dei posti letto che sono passati da 60 a 36, anche in quello delle varianti portate, ben cinque.
Nel 2004 viene approvata una variante per 368.000 euro; nel 2006 una seconda per risolvere alcune incongruenze in merito alle barriere architettoniche e alla normativa antincendio; altre due varianti nel 2008 e nel 2010 ed un ultimo intervento nel febbraio 2011». Sui posti letto, per Lazzeri «è da notare che la necessità dei 60 posti era stata individuata nel 1980. Oggi il Comune di Scandicci ha 174 anziani con quote sanitarie in Rsa fuori dal territorio di residenza. Il progetto iniziale – prosegue l’esponente leghista –, che prevedeva una piazza coperta, uno spazio pubblico attrezzato e diversi servizi tra cui bar, ristorante e cappellina, riabilitazione con due piscine e due palestre, cinque ambulatori per adulti e sei per bambini, il centro sociale e quello diurno, la residenza con 60 posti letto, è stato completamente stravolto.
Nella struttura inaugurata il 19 maggio scorso assistiamo, infatti, alla scomparsa della piazza coperta, la riabilitazione con palestra è ridimensionata e la Rsa può ospitare solo 36 posti. Tutti gli spazi comuni, compresa la cucina e lo spazio esterno, sono stati cancellati. La struttura non è stata dotata nemmeno di un piccolo giardino e la vita di questi cittadini è, così, limitata alla sala da pranzo ed alla loro camera, senza nemmeno la possibilità di prendere un’ora d’aria. Le perplessità che emergono a tutti, vedendo la struttura di Via Vivaldi – chiosa Lazzeri –, riguardano anche le uscite di sicurezza: una sola uscita di emergenza deve servire un primo piano con ambulatori ed un secondo piano con la Rsa.
E se ci fosse un incendio nella saletta di fronte alla scala di emergenza cosa succederebbe? L’ andare, inoltre, a realizzare una scala di emergenza a chiocciola in una struttura sanitaria che ospita persone con gravi e molteplici patologie, dal momento che sono state dichiarate non autosufficienti, non mi sembra la soluzione migliore che poteva essere realizzata. Ad un danno sociale ed economico per la collettività – prosegue – si aggiunge, poi, il fatto rilevante nella sua gravità di una struttura aperta al pubblico senza agibilità e senza certificazione antincendio.
Su tutto questo credo sia opportuna una seria riflessione anche del Consiglio Regionale; presenterò, in tal senso, un’interrogazione per avere chiarimenti sulla vicenda che va ad aggiungersi a quella già protocollata dal gruppo Lega Nord Toscana qualche giorno fa per capire i motivi della mancata apertura della struttura. Centinaia di cittadini hanno frequentato per oltre quattro mesi una struttura che non era in regola con la legge su documenti importanti come l’agibilità e l’antincendio; credo che le amministrazioni tutte dovrebbero essere le prime a dare il buon esempio per quanto riguarda l’osservanza delle norme perché altrimenti, poi – conclude Lazzeri –, diventa difficile chiederne il rispetto ai privati».