L’AIMA non può esimersi, nel rispetto della sua missione di sostegno ai malati di Alzheimer e alle loro famiglie, dal denunciare pubblicamente che 26.000 uomini e 53.000 donne affette da Alzheimer o altre forme di Demenza nella nostra Regione non vedono riconosciuto il diritto alla cura e all’assistenza. Per una visita neurologica o geriatrica, richiesta per un accertamento diagnostico o per un piano terapeutico, i pazienti devono aspettare mesi, anche quando ci sono condizioni di urgenza, come l’esplosione di gravi sintomi psichiatrici, che rendono incontenibile il malato.
In questi casi, le famiglie non possono fare altro che ricorrere al pronto soccorso, che non è in grado di offrire risposte appropriate, o a costose visite private. Il sostegno alla domiciliarità, che la Regione ha dichiarato come obiettivo primario della politica per la non autosufficienza, non trova di fatto strumenti di attuazione. L’assistenza domiciliare, per scarsità di risorse, non copre che poche ore a settimana. Quando la malattia richiede una copertura assistenziale su tutto l’arco della giornata, l’unica soluzione che garantisce una decente qualità di vita alla famiglia è il ricorso alla badante, per la quale tuttavia i servizi non sono più in grado di contribuire alla spesa con l’assegno di cura, anche se previsto dalla normativa regionale. I Centri Diurni Alzheimer, che costituiscono una rete di servizi di eccellenza per i malati e le famiglie, costruita nel quadro del Progetto Sperimentale Alzheimer della Regione, non sono sempre pieni perchè le Asl e i Comuni cercano di risparmiare sulla parte della retta di loro spettanza. Le richieste di ricovero nelle strutture residenziali (RSA), alle quali le famiglie ricorrono come ultima opzione, dopo anni di impegno e sacrificio nell’assistenza del malato, restano inesaudite, anche quando sono limitate a ricoveri a tempo determinato, i cosiddetti ricoveri di sollievo.
Molte famiglie, in mancanza di soluzioni alternative, si accollano la retta complessiva del ricovero, con una spesa di circa 3.000 Euro al mese. I ricoveri nei Moduli Alzheimer delle strutture residenziali comportano una maggiore spesa che le Aziende Sanitarie cercano di ridurre, avviando iniziative che hanno come unico obiettivo il risparmio e non l’efficacia e l’appropriatezza dei ricoveri. I ricoveri nei reparti ospedalieri, causati da problemi acuti, come ad esempio una broncopolmonite, avvengono in condizioni che non sono compatibili con le condizioni del malato, che spesso viene dimesso con un aggravamento delle sue condizioni cognitive e funzionali. I presidi di riabilitazione non sono in grado di mettere in atto interventi di riabilitazione post – traumatica per i malati di Alzheimer, perche “non collaborativi”, per cui una frattura del femore implica quasi sempre una perdita definitiva della mobilità. Infine, il Medico di famiglia, figura centrale del nostro sistema sanitario, non è messo dalle Istituzioni nelle condizioni di svolgere il ruolo di “garante del diritto alla salute” previsto dall’ordinamento sanitario. Tutto questo non è determinato solo dalla scarsità di risorse, ma anche da una disattenzione della Regione al governo del sistema, per cui le Aziende Sanitarie e i Comuni, così come le Conferenze dei Sindaci e le Società della Salute, sono lasciate libere di prendere le decisioni che ritengono più opportune per contenere la spesa, rinunciando a riconoscere il diritto alla cura in una misura uniforme sul territorio regionale. L’AIMA chiede che la Regione non rinunci a svolgere la sua azione di governo, tanto più necessaria quanto più aumenta la criticità del sistema dei servizi. L’AIMA conferma la sua vicinanza a tutti coloro che vivono i problemi della malattia di Alzheimer, malati, famiglie, volontari, operatori, medici, e chiede di essere sostenuta nella richiesta di attenzione che rivolge fermamente alla Regione e agli Enti deputati all’erogazione dei servizi.